Il Cipe decide solo sulle navi. Quante ne verranno?
PIOMBINO, 2 agosto 2014 — Il Cipe ha deliberato sulla Pedemontana lombarda, sulla Milano-Serravalle, sul sistema idrico Basento-Bradano, sulla Variante di Cannitello, ma non ha speso una sola parola per l’autostrada Tirrenica. Eppure c’era da decidere sui 270 milioni che, dall’inverno scorso, la Sat ha chiesto al governo per concludere i lavori dell’autostrada Tirrenica. Un’infrastruttura che allo Stato non doveva costare un euro ma che invece, se si vuol vedere ultimata (e molti proprio non hanno questo desiderio), si devono oggi sborsare un bel po’ di milioni.
La motivazione della mancata discussione sulla Tirrenica pare sia legata al rinvio (27–28 agosto) quando in un riunione del Consiglio dei ministri dovrebbe essere approvato sia un decreto legge e sia un ddl delega sui provvedimenti urgenti dello “Sblocca Italia” nel quale la concessione del finanziamento dovrebbe essere contemplata secondo le rassicurazioni del sottosegretario Nencini e dello stesso Renzi.
Non è la prima volta che il Cipe resta latitante su progetti che riguardano la Toscana e la bassa livornese in particolare.
È emblematico il caso della bretella per il porto da Montegemoli al Gagno, finita regolarmente e più volte nel dimenticatoio.
Una prima indicazione, contenuta nell’accordo di programma, conseguente al riconoscimento di Piombino come area di crisi complessa, prevedeva la delibera sui 50 milioni della tratta entro il 25 agosto 2013, ultima data dopo una serie di altre scadenze andate disattese. Non se ne è mai fatto di nulla.
Il successivo accordo di programma del 24 aprile 2014 fissa ancora una scadenza per la decisione sul progetto definitivo dallo svincolo della Geodetica al Gagno. Il Cipe, questa volta, si sarebbe dovuto pronunciare “entro il mese di luglio 2014” che, come risultata da una veloce consultazione del calendario, ormai è passato. E che il Comitato rimedi deliberando in ritardo nel mese di agosto non è neanche sperabile. Quindi “more solito” o anzi “di male in peggio”.
Eppure il collegamento per il porto è considerato essenziale per ogni progetto che riguardi il futuro dello scalo marittimo.
Nella riunione del primo agosto il Cipe qualcosa per Piombino ha comunque fatto. Il Comitato ha infatti deciso uno stanziamento di ulteriori venti milioni di euro per lo “smantellamento, la manutenzione, il restauro e la trasformazioni di navi”.
L’iniziativa del Cipe è legata all’accordo di programma del 24 aprile 2014 nel quale si indica che il naviglio in questione è quello di provenienza dalla Marina militare. Un impegno ribadito di recente non solo dalla ministra Pinotti ma, a Genova, anche da Matteo Renzi nel giorno dell’arrivo in Liguria della Concordia. Apprezzate buone volontà che si scontrano tuttavia con le solite scadenze. Lo stesso accordo di aprile prevede infatti che entro tre mesi, ormai superati, venisse definito “un programma di dismissioni delle navi” che al momento ancora non esiste.
Quindi di fatto si conosce lo stanziamento (venti milioni) ma è ancora vago il numero delle unità della marina militare che verranno inviate a Piombino per la demolizione. Renzi ha parlato di “alcune”, giorni fa sulla stampa locale il commissario Guerrieri ha riferito di 38 che una dichiarazione al Tirreno del sindaco Giuliani ha oggi fatto scendere a 34.
Di fatto si può dire solo che l’elenco delle unità della marina avviate alla “Rtd” (Ridotta tabella di disponibilità), ovvero il procedimento che precede la dismissione del naviglio, è ancora oggi quello che trapelò in occasione del disegno di legge presentato dall’ammiraglio Giampaolo di Paola, ministro della difesa del Governo Monti e alla successiva audizione in commissione difesa del Senato, nel marzo dello scorso anno, del capo di stato maggiore della Marina Luigi Binelli Mantelli.
Nel programma di dismissione, che nella versione Di Paola doveva giungere fino al 2016, figurano tra le altre 7 fregate, 6/8 corvette, 4 navi da addestramento, 4 rimorchiatori d’altura, 3 sminatori e 2 trasportatori costieri. In particolare nel prossimo 2015 è previsto il ritiro della fregata Aliseo, del pattugliatore Aviere, della corvetta Sfinge, del cacciamine Milazzo (ha lo scafo in vetroresina) e di quattro dragamine in legno degli anni Cinquanta: Murena, Astice, Mitilo e Porpora da tempo in Rtd.
Si tenga infine presente che la dismissione di una nave dalla marina militare non comporta necessariamente il suo smantellamento; esiste infatti la possibilità di una vendita (è accaduto per esempio per due fregate Lupo al Perù e per due fregate Maestrale alle Filippine) o addirittura, per ragioni di convenienza economica, dell’ assegnazione gratuita a terzi perché la demolizione avrebbe un costo ingiustificato. Ed anche in questo caso ci sono esempi che si possono riferire.
La verità è che gli organi statali non ci prendono in considerazione per la scarsa stima nei confronti di Enrico Rossi che viene visto come un demagogo in scadenza attento solo a sistemare i componenti del proprio cerchio magico.