Da Asiu a Rimateria: porte aperte per i privati
PIOMBINO 29 febbraio 2016 – Considerazioni, chiarimenti, valutazioni. Si è svolto nella sede degli impianti Asiu di Ischia di Crociano un forum tra il consigliere di Asiu e presidente di Rimateria Valerio Caramassi e la redazione di Stile libero. All’incontro sono intervenuti, oltre a Caramassi, i rappresentanti della nostra testata: Paolo Benesperi, Fiorenzo Bucci, Luigi Faggiani, Niccolò Pini e Massimo Zucconi.
In oltre due ore di dibattito sono stati messi a fuoco tutti i principali problemi riguardanti l’attività di Asiu e quindi di Rimateria nel prossimo futuro.
L’abbandono dei rifiuti urbani
Nell’incontro Valerio Caramassi ha riconfermato la volontà di un totale e sollecito abbandono dell’attività dell’Asiu nel settore dei rifiuti urbani, passati di recente al gestore unico dell’Ato Sud, Sei Toscana. In questa fase vengono gestiti solo i rapporti tra l’Asiu e l’azienda subentrante, definiti per ora in regime di affitto. Sei Toscana, in particolare, al momento del subentro ha già versato all’Asiu 1,8 milioni a cui si aggiungono 500mila euro al mese per l’utilizzo degli impianti e dei siti per il trattamento dei rifiuti che il nuovo gestore conferisce poi nelle discariche grossetane di Cannicci e degli impianti delle Strillaie. Sei Toscana ha anche rilevato gran parte del personale dell’Asiu a cui oggi restano circa 40 dipendenti. Quindi tutto ciò di cui si è parlato nel forum riguarda i rifiuti dai processi produttivi e il loro trattamento.
Con questo obbiettivo è previsto che l’Asiu venga inglobata dalla nuova società per azioni Rimateria (si indica la fine del 2016) che appunto si occuperà essenzialmente di riciclo e di smaltimento in sicurezza dei rifiuti industriali.
Variante 4
Su sollecitazione della redazione Valerio Caramassi ha fatto il punto sulle due principali attività nelle quali è attualmente impegnata l’Asiu. Per la variante 4, ovvero “La quarta variante alle opere di chiusura della discarica di Ischia di Crociano”, l’Asiu ha in corso una richiesta di VIA (Valutazione di impatto ambientale) e di AIA (Autorizzazione integrata ambientale) alla Regione Toscana su un progetto che prevede la sopraelevazione di sei metri della quota di colmo per un ulteriore volume di 160mila metri cubi nella attuale discarica Asiu in concessione demaniale. Per questa discarica, nella quale residuano ancora circa 80mila metri cubi, l’Asiu aveva previsto una chiusura in tempi brevi accantonando la somma di 9 milioni di euro per i lavori cosiddetti “post-mortem”. Questa uscita, che gravava nel deficit di bilancio dell’Asiu, è stata al momento rinviata. La discarica infatti resterà attiva prevedendo anche due distinte zone, entrambe utili ad ospitare 70mila metri cubi di materiali: un modulo per l’amianto ed un modulo per i rifiuti pericolosi che andranno in discarica debitamente “inertizzati”, cioè stabili e non reattivi. Le aree interessate dal progetto non saranno solo quelle relative alla discarica Asiu ma anche la zona oggi definita “Sutura” e qualche tempo fa conosciuta come “cono rovescio”, una vasta depressione del terreno che andrà, allo scopo, opportunamente adattata, e che si trova al confine tra la discarica attuale dell’Asiu e la ex discarica Lucchini la cui concessione demaniale è passata di recente alla stessa Asiu. Quindi una vasta azione di riempimento e di parziale risanamento rispetto all’amianto e ai materiali pericolosi copiosamente presenti nella zona. Per un totale complessivo di circa 400mila metri cubi di discarica da utilizzare. Non fa parte del progetto l’ex area Lucchini, oggi in carico all’Asiu che paga, per questa zona, un canone annuo al demanio di 120mila euro. L’intenzione originaria al momento della presa in carico di queste superfici da parte dell’Asiu era quella di garantirsi ulteriori spazi a discarica. Al momento restano ancora circa 200mila metri cubi di materiali da conferire. Oggi l’Asiu sta esaminando con attenzione le caratteristiche di questa discarica anch’essa oggetto del Piano di riqualificazione paesaggistica in omogeneità con la retrostante parte soggetta ai lavori previsti con la Variante 4.
I costi previsti per la variante 4 sono indicati in circa 4 milioni di euro. Ad essi l’Asiu ha aggiunto, nelle sue richieste, altri 9 milioni assolutamente indispensabili per la risistemazioni degli impianti della discarica, da tempo non soggetti a manutenzioni in seguito alla crisi economica dell’azienda e per le opere di capping (post chiusura).
I tempi indicati per la realizzazione della variante 4 sono scanditi nel seguente modo: entro l’estate la definizione delle autorizzazioni da parte della Regione, a seguire i lavori di riempimento per completare la Sutura entro metà del 2018.
Secondo l’Asiu avute le autorizzazioni si potranno già prevedere i primi incassi dai rifiuti speciali provenienti dal mercato. D’altra parte sarebbe paradossale che per l’armonizzazione morfologica e la riqualificazione paesaggistica e ambientale venissero usati materiali vergini e/o riciclabili.
Piano di riqualificazione paesaggistica
Il piano di riqualificazione paesaggistica è un’altra delle attività immediate dell’Asiu. Riguarda un “rimodellamento” delle aree a discarica, in parole povere una serie di lavori per migliorare l’estetica della zona attraverso piantumazioni e percorsi a scopo didattico. Non esiste ancora un progetto esecutivo ma la spesa che si prevede di sostenere tocca i due-tre milioni di euro e al momento interessa le aree della discarica Asiu ormai esaurite.
Area LI53
Si tratta di un’area in cui sono stati ammassati per anni i rifiuti industriali. Sono circa 16 ettari dove si trovano residui della lavorazione siderurgica di diverso genere, stoccati in modo incontrollato come si indica nell’accordo di programma per la riqualificazione di Piombino firmato nell’aprile 2014.
Il nome deriva dalle indicazioni dei siti di interesse nazionale (SIN) individuati dal governo ai fini delle bonifiche. Tutta l’area è in concessione demaniale alla Lucchini che, nel recente passato, ha accolto una richiesta dell’Asiu per bonificare la zona a proprie spese. Presumibilmente un intervento “a carattere sociale” dell’azienda di fronte alle latitanze del soggetto colpevole che di fatto sarebbe stato obbligato a rimediare.
Nel passaggio delle zone demaniali da Lucchini a Aferpi, l’area LI53 non è entrata nelle aree concesse agli algerini al punto che, al momento, l’industria non disporrebbe più neanche di una propria discarica di servizio alle proprie produzioni.
D’altra parte l’Asiu, a fronte della propria disponibilità a bonificare, è stata di recente sollecitata dal ministero dell’ambiente perché intervenga dato che è in possesso di un decreto ministeriale del maggio 2014 che la obbliga a ciò. Cosa poco possibile dal momento che il management attuale dell’azienda non dispone delle risorse necessarie (occorrerebbero almeno 12 milioni di euro per bonificare l’area dai cumuli sul terreno). In una situazione del genere l’Asiu ha chiesto di recente di poter usufruire almeno di una parte dei 50 milioni erogati dal governo per le bonifiche ed attualmente nella disponibilità di Invitalia. La risposta non pare essere al momento positiva. Altre sollecitazioni sono in corso da parte dell’azienda per ottenere finanziamenti da impiegare nella LI53.
I programmi dell’Asiu per quest’area sarebbero quelli di distinguere i circa 300mila metri cubi di materiali stoccati, trattare e conferire i pericolosi e immettere nel riciclo (misto cementato da offrire sul mercato) le quote possibili, offrendo per giunta una nuova discarica all’industria utile per 12–15 anni.
Per quanto riguarda comunque l’ investimento in alcuni impianti funzionali alle opere di bonifica (inertizzazioni, soil washing ecc.), genericamente indicati in un’area contigua alla LI53, il management dell’Asiu si è riservato una valutazione in relazioni agli sviluppi e alle esigenze del mercato non tralasciando comunque di monitorare e affrontare preventivamente le occasioni che si possono offrire.
Situazione economica e prospettive dell’azienda
Uno dei temi su cui la redazione di Stile libero ha insistito di più durante il forum è stato quello relativo alla situazione economica dell’Asiu.
Valerio Caramassi ha indicato debiti in bilancio per 20 milioni e 800mila euro nel 2014, di cui circa un milione relativo ad un acconto sulla bonifica di Città futura). A fronte di crediti di circa 4 milioni di euro e senza considerare i 9 milioni previsti per il “post mortem” della discarica che per il momento sono stati differiti in futuro.
È evidente che questo fardello pesa notevolmente sul futuro imprenditoriale del nuovo management dell’Asiu, non fosse altro perché i debiti, pur diluiti, vanno onorati (quelli a breve scadenza ammontano a circa sette milioni di euro).
Se appare giusto il rilievo che debiti e somme per investimenti non sono ragionieristicamente sommabili (anzi, gli investimenti permetteranno di aggredire il debito), è vero che a breve l’Asiu dovrà far fronte ai debiti più immediati e ad una quindici di milioni per gli investimenti nella variante 4 e nel piano di riqualificazione paesaggistica.
Come si intende procedere in una situazione del genere?
Ad di là di singole indicazioni particolari, l’idea di Caramassi è quella di progredire attraverso il mercato. Ovvero, fare ciò che dettano le leggi. Egli ha fatto presente un suo calcolo molto prudenziale per il quale i ricavi complessivi (riciclo e smaltimento) dal trattamento dei rifiuti dovrebbero ammontare prevedibilmente 10 milioni per tutta l’operazione di riqualificazione. Peraltro in una situazione nella quale la “materia prima” da trattare abbonda, prescindendo anche da un futuro con la presenza o meno di Aferpi. Quindi il solo concetto di prossimità legato alle economie di scala offre, per Caramassi, condizioni favorevoli allo sviluppo di Rimateria nel comprensorio dove l’attività dell’azienda può non necessariamente esaurirsi.
L’attuale management dell’Asiu, pur nella necessità di un controllo pubblico, non disdegna l’apporto del privato e delle sue competenze specifiche nella pratica attività aziendale. Nessun mistero riguardo alla ricerca di soci privati per Rimateria con “la presenza pubblica che può essere limitata anche al 10–15 per cento”. E con la ferma intenzione – leggi alla mano – che nessun ente possa intraprendere un’opera pubblica senza usare il 40 per cento dei materiali riciclati che l’Asiu può offrire (vedi lavori al porto).
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Qui di seguito potete leggere il testo integrale sbobinato dalla registrazione del forum.
STILE LIBERO
L’avvio della procedura di impatto ambientale è relativa, secondo quel che Asiu ha indicato, alla Variante 4 della discarica. Chiediamo di spiegare in cosa consista questa Variante 4 e che rapporto ci sia tra questa quarta variante e il progetto che viene chiamato piano di recupero paesaggistico.
CARAMASSI
Si tratta di un piano di riqualificazione paesaggistica e ambientale che riguarda una rimodellamento delle aree a discarica. Quelle attualmente autorizzate sono tre. Non c’è solo la discarica dell’Asiu a Ischia di Crociano, ce ne sono tre più una che poi dirò: una è la discarica dell’Asiu, una è la discarica della Lucchini che sta di fronte, ce n’è poi un’altra di lato, terminata dalla Lucchini, e infine ci sono altri sedici ettari che l’accordo di programma dell’aprile 2014 chiama cumuli stoccati in modo incontrollato. Il piano di riqualificazione è uno studio finalizzato a rendere meno impattante il paesaggio di queste discariche. La Variante 4, sottoposta invece a valutazione di impatto ambientale, è caratterizzata dal rialzo dell’attuale discarica e dal riempimento della Sutura, che il mio predecessore chiamava cono rovescio, tra la nostra discarica e quella della Lucchini. Ottenendo così 400mila metri cubi di disponibilità. Dentro la Sutura dovrebbero essere realizzati un modulo per l’amianto ed un modulo per i rifiuti pericolosi inertizzati così come prevedono (e prevedevano) legge e piano regionale.
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STILE LIBERO
La Variante 4 comprende anche l’area dell’ex discarica Lucchini attualmente in concessione Asiu?
CARAMASSI
No, nel progetto esecutivo, da non scambiarsi con le strategie di Rimateria che sono tutt’ altra cosa, l’ex discarica Lucchini non è prevista nella variante. Prima di mettere mano su questa discarica voglio verificare cosa essa contenga effettivamente.
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STILE LIBERO
Quindi, per ricapitolare, con la Variante 4 si ottengono 400mila nuovi metri cubi per lo stoccaggio che comprendono un modulo di 70mila per l’amianto e un modulo di 70mila per i rifiuti pericolosi inertizzati. Quindi il piano di riqualificazione è molto più ampio e riguarda la discarica Asiu e le aree a discarica esaurita.
CARAMASSI
Esattamente.
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STILE LIBERO
Tutte le aree in discussione sono in concessione demaniale. Questo significa che la discarica Lucchini, compreso il cono rovescio, è passata da Lucchini ad Asiu attraverso un trasferimento della concessione demaniale.
CARAMASSI
Attraverso addirittura una gara che il demanio ha bandito e alla quale Asiu ha partecipato come unico concorrente.
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STILE LIBERO
Per un costo della concessione?
CARAMASSI
La concessione vale 120mila euro. Si paga un canone annuo come avviene anche per le aree in concessione della piattaforma Tap.
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STILE LIBERO
Nell’area della ex discarica Lucchini, passata ad Asiu, l’azienda si prende in carico anche tutte le responsabilità proprie della Lucchini?
CARAMASSI
No, questo non è ancora avvenuto. Si deve considerare che la Lucchini è detentrice dell’Aia della discarica e prima di passare al controllo effettivo di questa area dobbiamo vedere a che punto è.
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STILE LIBERO
Sulla discarica Lucchini ancora in concessione Lucchini cosa intendete fare?
CARAMASSI
Su quest’area, quando potremo acquisirla, abbiamo intenzione di realizzare un bambuseto con produzione di biomasse.
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STILE LIBERO
La discarica ex Lucchini in concessione a Asiu è esaurita?
CARAMASSI
Credo che ci siano ancora un paio di centinaio di migliaia di metri cubi disponibili.
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STILE LIBERO
Quindi se in questa area ci sono circa 200mila metri cubi utilizzabili in futuro Asiu la potrebbe usare come discarica. Attualmente però la destinazione, secondo l’Aia in possesso di Lucchini si riferisce a rifiuti speciali non pericolosi di derivazione industriale. Quindi teoricamente l’Asiu, dovrebbe effettuare su questa discarica la stessa operazione che sta effettuando con la Variante 4.
CARAMASSI
Assolutamente sì. L’obbiettivo è quello di rendere quest’area uniforme e riqualificarla paesaggisticamente. Ripeto, però, prima di metterci mano vogliamo verificare ciò che deve essere verificato.
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STILE LIBERO
Quale è stata la logica dell’acquisizione della discarica Lucchini che peraltro priva lo stabilimento di una discarica autorizzata?
CARAMASSI
La discarica l’ha rilevata Asiu e non Aferpi, come Aferpi non ha rilevato la LI53, con il preciso intento di fare dei volumi.
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STILE LIBERO
Attualmente, quindi, lo stabilimento, così come lo ha rilevato Aferpi, è privo di una discarica autorizzata.
CARAMASSI
Sì, mi risulta così.
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STILE LIBERO
Economicamente per Asiu avere questa disponibilità rappresenta un vantaggio pur a fronte di un onere non piccolo.
CARAMASSI
È vero. L’intenzione di chi ha ipotizzato questa operazione era quella di avere un volume per rifiuti speciali (anche se debbo precisare che in discarica, da anni, possono andare solo rifiuti speciali, dato che un rifiuto urbano trattato è un rifiuto speciale. Si puntava chiaramente a ricavare un vantaggio da questi volumi.
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STILE LIBERO
In ogni caso un’azienda pubblica si prende l’onere, in questo caso, di ripristinare discariche che rispondono ad interessi aziendali privati.
CARAMASSI
Un’impresa pubblica o privata dovrebbe avere l’obbligo di stare sul mercato con un’offerta di servizi economicamente vantaggiosi. Credo sia opportuna un’altra considerazione e cioè questa: Aferpi, che non ha preso nessuna delle due discariche, si ripropone di produrre acciaio. Inizialmente due milioni di tonnellate con due forni, uno dei quali non si sa che fine abbia fatto e l’altro rimasto in piedi ad oggi.
Quindi diciamo circa un milione di tonnellate da forno elettrico. Nonostante che un forno elettrico sia un impianto di riciclaggio a tutti gli effetti, come tutti gli impianti di riciclaggio produce a sua volta rifiuti. Da ciclo integrale un chilo di acciaio genera mezzo chilo di rifiuti, da forno elettrico, con le nuove tecnologie circa 200–250mila tonnellate all’anno. Per avere idea di cosa questo significhi si pensi che i rifiuti urbani prodotti (differenziati più indifferenziati) dalla città di Piombino arrivano appena a 20mila tonnellate all’anno.
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STILE LIBERO
L’investimento per la Variante?
CARAMASSI
L’investimento per la Variante 4 è di 4 milioni, quattro milioni e mezzo soprattutto per i lavori che riguardano la Sutura.
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STILE LIBERO
Qui vediamo scritto 13 milioni.
CARAMASSI
Sì, in quei 13 sono compresi i lavori di risistemazione degli impianti malmessi per i rifiuti urbani e il capping (la chiusura).
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STILE LIBERO
Il piano di riqualificazione costerà molto di più?
CARAMASSI
Vedremo. Per ora siamo solo al piano, non al progetto. Non credo comunque che costerà molto di più. Verosimilmente saremo sui 2–3 milioni. Si tratta solo di piantumazioni e percorsi didattici.
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STILE LIBERO
Quindi 12–13 milioni di euro per la Variante 4 più 2–3 per il piano di riqualificazione?
CARAMASSI
Verosimilmente.
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STILE LIBERO
Nei finanziamenti per la Variante 4 e il piano di riqualificazione sono comprese anche le spese per i nuovi impianti per trattare i rifiuti pericolosi?
CARAMASSI
No. Sono compresi solo il risanamento impiantistico della discarica Asiu e gli interventi per l’autorizzazione dei nuovi investimenti (capping compreso).
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STILE LIBERO
Quindi occorreranno finanziamenti anche per la parte impiantistica relativa alla gestione dei nuovi conferimenti dei rifiuti pericolosi che andranno trattati?
CARAMASSI
Sia per il soil washing, ovvero il lavaggio del suolo, e l’inertizzazione dei rifiuti pericolosi valuteremo un po’ più in là nel tempo se e quanto essi avranno mercato. Se le bonifiche partiranno e i criteri di bonifica saranno tali da non giustificare un impianto di soil washing è evidente che non lo faremo. Per una attività per la quale sicuramente ci sarà una domanda ci organizzeremo da subito senza attese delle bonifiche. Tutto dipenderà dal tipo di bonifiche che si effettueranno e dai conseguenti servizi che saranno richiesti. Devo comunque sottolineare che i rifiuti pericolosi, anche solo quelli nella zona LI53 saturerebbero il nostro modulo. Il resto dei materiali sarà adoperabile nell’area impiantistica per produrre non più conglomix ma misto cemento.
Nel caso in cui Aferpi proceda solo a bonifiche superficiali del terreno gli algerini potranno benissimo adoperare, a prezzi di mercato, il misto cimentato.
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STILE LIBERO
Ciò implica che ci si debba predisporre per un investimento verso gli impianti che produrranno misto cementato?
CARAMASSI
È evidente. Io ho fatto un calcolo prudenziale, molto prudenziale. Da questo investimento complessivo dovrebbero derivare non meno di 10 milioni senza ovviamente poter valutare cosa sarà il mercato, per esempio, tra un anno.
D’altra parte ho preso l’azienda in una situazione conosciuta che ha chiuso il 2014 a 20 milioni e 800mila di debiti (salvo l’acconto del Comune su Città futura), 800mila euro di sbilancio sul 2014. I tre quarti del deficit di Asiu deriva da tariffe ferme da 5 anni. Rosignano che, per esempio, è una realtà comparabile con la nostra per popolazione servita e per la presenza di una discarica, ha una tariffa che, per la parte mobile, è di 240 euro; Piombino invece è fermo a 132.
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STILE LIBERO
Perché, quindi, le tariffe non sono state rapportate ai costi come peraltro esige la legge?
CARAMASSI
Verosimilmente credo sia stata tenuta in conto una situazione sociale per la quale l’inasprimento delle tariffe poteva rappresentare un elemento da derogare. Potremmo aggiungere che Asiu fosse anche inefficiente nel fornire i propri servizi e quindi che avesse un costo fuori dalla media provinciale o regionale. Invece non è così. Il costo dei servizi di Asiu, basato sulla popolazione servita, era di 6,8 milioni quando la media si fermava a 8 milioni. È anche vero che, nel deficit, ha inciso per circa un quarto la Tap con la piattaforma per il semplice motivo che l’investimento è stato pagato con la cassa e la struttura non è stata messa in moto.
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STILE LIBERO
Nel vostro conteggio quanto incide il fatto che la discarica sia in esaurimento con ridotti conferimenti dei rifiuti provenienti da fuori?
CARAMASSI
Se Asiu e la Lucchini avesse portato i propri rifiuti nella discarica di Asiu invece che mandarli a Verona, in Germania o a Livorno la discarica di Asiu sarebbe morta in sei mesi. Quindi se è vero che Asiu ha preso rifiuti speciali da fuori – e dal mio punto di vista in questo non c’è nulla di riprovevole –, è vero anche che se il principio di prossimità venisse tradotto in principio di autarchia da tempo la discarica sarebbe inutilizzabile.
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STILE LIBERO
Sì ma l’Asiu ha preso anche rifiuti che venivano da molto lontano.
CARAMASSI
È vero ma tutto questo però sta nella legge come pure sta nella legge il fatto che la Lucchini, in possesso del 25 per cento della Tap, si servisse di imprese diverse dall’Asiu.
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STILE LIBERO
E perché è accaduto? Forse l’Asiu era fuori mercato e quindi la Lucchini preferiva andare altrove risparmiando sui costi.
CARAMASSI
Non lo so, potrebbe anche darsi.
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STILE LIBERO
Non ci sarebbe motivo, altrimenti, per cui la Lucchini si rivolgesse altrove.
CARAMASSI
Per alcuni aspetti sì per altri no. Per l’amianto friabile, ad esempio, non hai alternative. Lo porti in Germania o a Torino, o a Barricalla, nel Comune di Torino. Così come i rifiuti pericolosi che rimangono giuridicamente tali anche dopo averli inertizzati bisogna che tu li trasferisca a nord. Non c’è altro da fare. Più curioso è il fatto che degli stessi materiali, che sono stati riciclati non molto lontano da qui, a Piombino non se ne sia adoperato un etto. Nel 1995, nel contesto del piano regionale elaborato da Agenzia Regionale Recupero Risorse, è nata la Tap che non era solo la piattaforma ma anche l’impianto per inertizzare i rifiuti pericolosi. Da una esperienza diretta nel bacino della Ruhr potemmo rilevare che anche da noi c’erano tutte le condizioni per mettere in piedi una società che potesse mettere sul mercato un insieme di servizi in rapporto alla qualità ed alla quantità della domanda. E allora non c’era solo la Lucchini, c’era la Magona e si consideri che l’amianto non era e non è presente solo negli impianti industriale ma anche negli edifici pubblici, nelle scuole e in tutte le case costruite fino al 1990. La Tap aveva questa funzione, nel tempo sono accaduti fatti per cui non ha mai funzionato. La Tap è stata identificata solo con la produzione di conglomix ma non era così in origine. La Tap aveva un oggetto sociale preciso: riciclo, intertizzazione, smaltimento in sicurezza.
Oggi vogliamo riprovarci: Rimateria, che è l’altro nome di Tap, dovrebbe fare, in condizioni certamente diverse, le stesse attività originariamente previste per la Tap.
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STILE LIBERO
Ok, veniamo ai tempi per gli investimenti.
CARAMASSI
Se entro l’estate arriveranno le autorizzazioni della Variante 4, Via e Aia, possiamo immediatamente mettere mano al rialzo e contemporaneamente iniziare le opere di impermeabilizzazioni nella Sutura.
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STILE LIBERO
Quindi quando pensate di iniziare a spendere?
CARAMASSI
Appena inizieremo le impermeabilizzazioni della Sutura.
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STILE LIBERO
Quindi se entro l’estate ci saranno le autorizzazioni, inizierete a spendere a settembre?
CARAMASSI
Diciamo inizio 2017. Prima non credo che saremo pronti.
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STILE LIBERO
Quindi inizierete a spendere a gennaio 2017 e continuerete fino a?
CARAMASSI
Verosimilmente fino a metà 2018, considerato però che contemporaneamente fattureremo anche. Nel frattempo dovremo fare anche altri progetti.
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STILE LIBERO
I materiali per il conferimento (Sutura e discarica rialzata) da dove verranno?
CARAMASSI
Dal mercato.
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STILE LIBERO
Cosa c’è da dire sull’area denominata LI 53?
CARAMASSI
Appena arrivato in azienda ho trovato un decreto del ministero dell’ambiente che ho ricontrattato e che imponeva ad Asiu di intervenire sulla LI53 dal momento che la stessa Asiu aveva assunto l’onere di bonifica della zona come soggetto interessato. Un’area nella quale si trovano sopra il terreno 300 mila tonnellate di materiali di cui 60mila di rifiuti industriali cosiddetti Paf che vanno inertizzati e smaltiti. In questo caso è certo che siamo in presenza di un interesse pubblico, per cui io ho chiesto finanziamenti.
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STILE LIBERO
I costi dovrebbero essere sopportati da chi ha fatto il danno, nel caso da Lucchini.
CARAMASSI
Sì, l’impresa però è fallita. Io penso che Asiu avrebbe pari diritti di altri a chiedere finanziamenti all’interno dei 50 milioni stanziati dal ministero dell’ambiente. In ogni caso ho fatto domanda anche per gli altri 30 più 22 (Regione più Invitalia). Dopodiché qui sorgerà la discarica a servizio delle attività produttive.
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STILE LIBERO
A metà del 2018, secondo le stime, termineranno i lavori della Sutura. Quando queste opere cominceranno a rendere?
CARAMASSI
Alla fine dell’estate appena avremo le autorizzazioni perché potremo trattare i rifiuti speciali che vanno in discarica.
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STILE LIBERO
Per i rifiuti speciali ci sono 400mila metri cubi da riempire meno 140 dei due moduli (amianto e pericolosi). Da dove li riceverete?
CARAMASSI
Dal mercato.
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STILE LIBERO
I 70 più 70 dei due moduli (amianto e rifiuti pericolosi) li potrete ricevere solo quando i lavori saranno finiti.
CARAMASSI
Per questi due moduli dovremo attendere un anno.
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STILE LIBERO
Adesso, quindi, c’è un debito da pagare di 30 milioni di euro, meno nove del posticipo della fine discarica. Quindi si parte da meno 21 milioni su cui dobbiamo caricare i 12–13 per i lavori della Variante 4 che si dovranno spendere da ora al 2018. Totale 33–34 milioni.
CARAMASSI
Attenzione state sommando i debiti con gli importi degli investimenti. Sono cose diverse. Anzi, gli investimenti sono funzionali a ripagare i debiti. I debiti sono a breve, media e lunga scadenza. Per esempio i debiti a breve scadenza non sono più di sette milioni.
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STILE LIBERO
Benissimo, allora facciamo 7 più 12–13 milioni; soldi che occorreranno a breve. Come fa l’Asiu a reggere finanziariamente?
CARAMASSI
L’Asiu regge finanziariamente perché intanto andrà al recupero crediti di 4,2 milioni. Alla cassa gioveranno gli introiti di Sei Toscana già incassati per 1,8 milioni in seguito alla presentazione del piano industriale che ha permesso il subentro del gestore unico e che, non sottovaluterei, è stato apprezzato dalle banche.
Oggi stiamo utilizzando gli 80mila metri cubi di discarica che sono residui. Poi Sei Toscana ci ha versato 500mila euro al mese per l’utilizzo degli impianti per il trattamento degli urbani e ce ne verserà circa 250mila al mese per tutto il 2016.
La nostra impostazione tende ad evitare ogni tipo di interesse e di attività per i rifiuti urbani entro l’estate, al massimo all’inizio 2017. Quindi prima possibile. Però per questa utilizzazione (impianti ed anche suolo) Sei deve ovviamente pagarci.
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STILE LIBERO
Comunque nell’immediato la valvola principale per i ricavi deriva da questi 80 mila metri cubi residui.
CARAMASSI
Per il momento, sì. Entro l’estate poi ci sarà il rialzo della discarica e entro il 2017 la Sutura. Nel frattempo abbiamo in corso un progetto che è quello del ricavo di 1,5 milioni di metri cubi e del riutilizzo dei 600mila metri cubi della LI53, di cui 50–60 Paf ed il resto adoperabile in piattaforma. E a cose fatte questa sarà l’area di utilizzo per materiali non riciclabili a servizio di tutte le attività produttive, di servizi e commerciali.
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STILE LIBERO
Nella sostanza però ci troviamo di fronte ad un’area di rifiuti che li non dovevano stare e proprio lì si propone di realizzare una discarica.
CARAMASSI
Sì e, ripeto, per un totale di un milione e mezzo di metri cubi.
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STILE LIBERO
Il risanamento di cui alla Variante 4 non può essere quindi dipendente dalle bonifiche dell’industria.
CARAMASSI
Non è detto. Non è detto che la demolizione del calcestruzzo di Aferpi non possa partire davvero tra un mese o tra qualche mese. Il calcestruzzo in Aferpi è stimato in circa 2/2,5 milioni di tonnellate. Se non lo danno a noi per riciclare lo dovranno buttare in discarica.
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STILE LIBERO
Ma quale discarica se non ne hanno più una?
CARAMASSI
Ah, non lo so. Posso solo dichiarare tranquillamente che finora non ho incontrato Aferpi.
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STILE LIBERO
Una cosa però è certa: non si può far dipendere un piano da Aferpi. Quella di Aferpi al momento è solo un’ipotesi.
CARAMASSI
Infatti, non facciamo dipendere il piano da Aferpi. Siamo convinti di salvarci anche nella malaugurata ipotesi che Aferpi saltasse del tutto. Siamo chiari: se parte un bando per opere pubbliche che non preveda, come dice la legge, almeno il 40 per cento di impiego di materiali riciclati, noi ci metteremo di traverso e non esiteremo a ricorrere al Tar.
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STILE LIBERO
Perché una cosa del genere non è stata fatta finora?
CARAMASSI
Non lo so. Io so che sto dirigendo un’impresa e credo che se il mercato viene distorto da pratiche non conformi alla legge io ricorrerò, perché è la legge che pone questo vincolo per i soggetti pubblici e privati. Per esempio, ho incontrato Luciano Guerrieri e l’ho invitato a fornirmi le specifiche dei materiali necessari a riempire le aree oggetto dei progetti dell’Autorità portuale e gli ho detto che noi gli forniremo i materiali adatti a riempire ciò che deve riempire e a pavimentare ciò che deve essere pavimentato almeno per quelle quantità previste dalla legge. Se non sarà così io ho una responsabilità e ad essa dovrò rispondere.
Questo premesso, se è vero che non possiamo fare piani industriali basati sulle ipotesi, non possiamo d’altra parte prescindere da considerazioni su cosa si muove. Non sappiamo cosa accadrà ma sappiamo che qualsiasi industria di qualsiasi genere che lavora, produce rifiuti e sono tutti rifiuti speciali. Dopodiché il piano regionale incrocia il principio di prossimità con il principio delle economie di scala. I nostri rifiuti ospedalieri si mandano a Forlì a bruciare. E i pur pochi ma pericolosi rifiuti nucleari dello stesso ospedale? Dovremo farci una discarichetta per i rifiuti nucleari? Non avrebbe senso. Considerando il principio delle economie di scala e della prossimità, piano regionale alla mano, qui siamo di fronte all’imperativo di riciclare e di creare moduli per i rifiuti pericolosi e per l’amianto che già nel 1999 il piano regionale prevedeva. Quindi è allora che non si è rispettata la legge; noi ci proponiamo di rispettare la legge.
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STILE LIBERO
Quanti sono i dipendenti di Rimateria?
CARAMASSI
Zero. Quelli rimasti a Asiu, dopo l’arrivo di Sei Toscana, sono quaranta.
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STILE LIBERO
E quando avviene la fusione tra Rimateria e Asiu?
CARAMASSI
Attualmente stiamo facendo la perizia di valutazione di Asiu; è un problema dal punto di vista burocratico, tecnico e finanziario. L’obbiettivo è quello di avere la perizia alla fine di marzo-inizio aprile. D’altra parte c’è bisogno della chiusura finanziaria del 2015; cosa non facile, siamo infatti ai primi mesi del 2016. La perizia mi permetterà, avute poi le autorizzazione, di mettere in liquidazione Asiu, procedere alla confluenza in Rimateria, di vendere le quote attraverso le procedure di legge.
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STILE LIBERO
Quindi significa che Asiu sparisce. Quando viene inglobata da Rimateria?
CARAMASSI
Io mi sono dato un obbiettivo (che sta esplicitamente nel mio mandato): entro il 2016.
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STILE LIBERO
È questo quindi il motivo per cui è stato modificato lo statuto di Asiu?
CARAMASSI
No, è stato un semplice disguido. Volevamo presentare domanda per i bandi Invitalia, Regione Toscana ecc.. Siccome il detentore di tutto ciò che esiste è l’Asiu la quale però non ha lo statuto di Rimateria, abbiamo pensato di modificare lo statuto per permettere a Asiu di partecipare ai bandi. È risultato, però, che Asiu non poteva partecipare ai bandi per il suo stato finanziario. Allora abbiamo dovuto tornare indietro e presentare le domande come Rimateria.
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STILE LIBERO
L’assemblea dell’Asiu ha già approvato la modifica dello statuto?
CARAMASSI
L’assemblea dell’Asiu ha approvato la proposta e l’ha mandata ai consigli comunali e poi si è di nuovo riunita e l’ha approvata.
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STILE LIBERO
Siccome gli azionisti sono anche coloro i quali dovrebbero decidere sui bandi e sui criteri con cui si fanno le opere pubbliche che impegni essi hanno preso sulla questione dell’impiego dei materiali di riciclo ed in particolare sul misto cementato come alternativa agli inerti di cava?
CARAMASSI
Hanno detto di sì. Sono d’accordo.