Dai rubinetti Asa l’acqua tra le più care d’Italia
LIVORNO 15 maggio 2015 - Almeno fossimo gratificati da un servizio impeccabile! No, trattamento non eccellente e bollette salate. Non sono discorsi sono fatti documentati: nella provincia di Livorno il servizio idrico integrato, gestito dall’Asa, costa il 55 per cento in più rispetto alla media nazionale. Il dato emerge dall’indagine che, prendendo a riferimento il 2014, ha condotto l’osservatorio prezzi e tariffe che Cittadinanzattiva.
Il campione usato per condurre la ricerca riguarda una famiglia di tre persone con un consumo annuo calcolato in 192 metri cubi. A calcoli fatti, ne è derivata una spesa media in Italia, relativamente al 2014, di 355 euro, comprensivi dei servizi di distribuzione, di depurazione e fognature, della quota fissa presente in bolletta e perfino del dieci per cento dell’Iva sulle fatture che gli utenti ricevono a casa.
Da quel che si è potuto constatare in questo caso però la media nazionale assomiglia fortemente ai famosi polli di Trilussa, poco equamente distribuiti tra chi ha fame. Infatti le oscillazioni sono fortissime. Si pensi solo che la provincia più virtuosa, ovvero quella in cui il servizio idrico costa meno, è Isernia dove si registra una spesa annua di 120 euro. Nella amata area livornese invece si arriva a 552 euro. Come dire ben oltre quattro volte di più che a Isernia e 197 euro in eccesso rispetto alla media nazionale.
Ci sono auspicabili prospettive perché nella provincia di Livorno si giunga ad un riallineamento almeno con il costo medio nazionale?
La risposta non è certo positiva se solo si prende in considerazione l’unico parametro disponibile ovvero l’andamento degli ultimi anni. Cittadinanzattiva ci dice infatti che dal 2013 al 2014 i costi sono cresciuti del 5,9 per cento. E va anche peggio se ci si riferisce ad un lasso di tempo più lungo: dal 2007 al 2014 l’incremento ha raggiunto addirittura il 58,3 per cento.
Si potrà dire che il regolamento livornese del servizio prevede agevolazioni tariffarie per gli utenti più disagiati (sono comunque più o meno presenti in quasi tutti gli ambiti) ma essi incidono in maniera non determinante sulla media delle somme da pagare.
Peraltro la pesante situazione livornese si inserisce perfettamente nel contesto toscano caratterizzato, pressoché ovunque, da balzelli altissimi, i maggiori di tutta la Penisola. Si pensi solo che è proprio il capoluogo regionale a vestire la maglia nera della provincia dove il servizio idrico integrato costa di più tra tutti gli ambiti italiani (563 euro/anno).
E se c’è qualcuno che insidia il record di Firenze, queste poco virtuose aree le trovi tutte nella regione che vede ai primi cinque posti della classifica nazionale altrettanti capoluoghi toscani (nell’ordine Pistoia, Prato, Grosseto e Siena). Tutte le altre province toscane restano comunque assai lontane dai limiti degli ambiti più virtuosi. A Pisa, per esempio, il sevizio costa 536 euro all’anno, molto poco meno che a Livorno.
L’unica consolazione livornese, che scaturisce dalla ricerca di Cittadinanzattiva riguarda il parametro della dispersione dell’acqua potabile durante la distribuzione nella rete degli acquedotti, un flagello eliminabile solo con interventi costosissimi per i quali non esistono fondi sufficienti.
Il capoluogo provinciale nel quale risulta perso, nel 2013, il 24 per cento dell’acqua immessa nelle tubazioni, batte la regione toscana che ha una media del 36 per cento. In effetti in provincia di Livorno qualcosa al riguardo è stato realizzato se è vero che nel 2007 la dispersione si calcolava nel 35 per cento.