Lucchini: le idee del commissario e del ministero

· Inserito in Vicenda Lucchini

PIOMBINO 22 novem­bre 2013 — È sta­to approva­to dal Min­is­tero del­lo Svilup­po Eco­nom­i­co il decre­to (per leg­gere clic­ca qui) con il quale viene autor­iz­za­ta l’ese­cuzione del Pro­gram­ma di ces­sione di com­p­lessi azien­dali di Luc­chi­ni S.p.A. in Ammin­is­trazione Stra­or­di­nar­ia pre­sen­ta­to dal Com­mis­sario Stra­or­di­nario, Piero Nar­di (per leg­gere clic­ca qui). Il pro­gram­ma ha la dura­ta di un anno a par­tire dal 6 novem­bre 2013.
La sua let­tura è molto inter­es­sante per­ché con­tribuisce a portare un po’ di chiarez­za là dove invece tra ester­nazioni, muta­men­to delle ester­nazioni, inter­pre­tazioni varie si rischia una situ­azione nel­la quale non si riesce a dis­cutere a par­tire da dati di fat­to inconfutabili. Per questo di segui­to sono ripor­tati alcu­ni stral­ci sig­ni­fica­tivi del Pro­gram­ma, in rispos­ta a domande che tut­ti si fan­no, sul­la base dei quali ognuno può far­si, doc­u­men­tata­mente, le pro­prie opin­ioni (le par­ti in cor­si­vo sono trat­te tes­tual­mente dal Pro­gram­ma)

Quali le cause del fal­li­men­to?
Il Pro­gram­ma risponde molto chiara­mente indi­vid­uan­do tre cause fon­da­men­tali:
la strut­tura pro­dut­ti­va non com­pet­i­ti­va,
la situ­azione con­giun­tu­rale,
le scelte soci­etarie intem­pes­tive.
Nat­u­ral­mente i ritar­di nei rime­di alle dis­ec­onomie strut­turali e il ritar­do nel­la dichiarazione di insol­ven­za han­no con­tribuito a creare la situ­azione pre­sente, ma il Pro­gram­ma si dif­fonde sui due pri­mi motivi fon­da­men­tali per­ché è da essi che dis­cen­dono poi molte delle attuali com­pat­i­bil­ità per il proces­so di ven­di­ta:
Le caren­ze impiantis­tiche del ciclo inte­grale di Piom­bi­no
Il sis­tema pro­dut­ti­vo di Piom­bi­no non rap­p­re­sen­ta un ciclo pro­dut­ti­vo inte­grale strut­tura­to in maniera com­ple­ta ed adegua­ta, con con­seguen­ti inef­fi­cIen­ze e impat­ti neg­a­tivi sul­la mar­gin­al­ità.
I lim­i­ti dell’attuale asset­to sono rap­p­re­sen­tati da:
• strut­tura por­tuale non adegua­ta
• dimen­sioni del­la cok­e­ria non suf­fi­ci­en­ti
• dimen­sione dei parchi car­bonili insuf­fi­ci­en­ti per gestire un’ampia gam­ma di car­boni
• assen­za di impianti fon­da­men­tali (es.: Sin­ter Plant)
Qualo­ra si volesse con­frontare con pro­dut­tori da ciclo inte­grale, Piom­bi­no risul­terebbe non com­pet­i­ti­va, in quan­to il gap strut­turale nelle com­po­nen­ti del proces­so di Luc­chi­ni gen­era delle inef­fi­cien­ze sti­mate tra i 50 e 115 euro/tonnellata.

LAVORAZIONE 1

La strut­tura por­tuale di Piom­bi­no, a causa del­la scarsa pro­fon­dità dei fon­dali, non con­sente l’arrivo di navi di gran­di dimen­sioni (Cape­size), ma solo di medie (Pana­max). Questo ha un impat­to sul cos­to dei noli con un peso sig­ni­fica­ti­vo sui semi­prodot­ti.
Il mag­gior cos­to delle materie prime (cir­ca 5%) dipende (i) sia dal ridot­to potere con­trat­tuale a sua vol­ta deter­mi­na­to dai bassi volu­mi trat­tati (ii) che dall’impossibilità di accedere ad alcu­ni mer­cati, che han­no costi gen­eral­mente infe­ri­ori ma sono più lon­tani e quin­di servi­ti da navi Cape­size.
L’impianto di pro­duzione del coke è insuf­fi­ciente per i fab­bisog­ni interni. Questo costringe a com­prare il coke dall’esterno a prezzi non favorevoli. La inadeguatez­za delle cok­erie rispet­to al fab­bisog­no deri­va dal­la deci­sione di chiusura di alcune bat­terie fat­ta in pas­sato per ques­tioni ambi­en­tali. In data 19.05.2006 è sta­ta dismes­sa una cok­e­ria da 27 forni. La capac­ità pro­dut­ti­va è attual­mente di cir­ca 387.000 ton, a fronte di un fab­bisog­no di coke met­al­lur­gi­co pari a cir­ca 970 mila ton­nel­late per pro­durre 2,4 mil­ioni di ton­nel­late di ghisa. La pro­duzione cor­rente di ghisa è pari a cir­ca la metà del­la capac­ità, svilup­pan­do un fab­bisog­no di coke di cir­ca 100 mila ton­nel­late annue da reperire sul mer­ca­to. In base alle stime azien­dali, il prez­zo di mer­ca­to è supe­ri­ore ai costi interni per cir­ca 26 euro/ton. Inoltre l’insufficiente ampiez­za dei car­bonili e delle rel­a­tive attrez­za­ture non con­sentono di preparare il mix di car­boni più eco­nom­i­co.
Analo­ga situ­azione ha inter­es­sato l’impianto per la pro­duzione dell’agglomerato, chiu­so, anch’esso per ragioni ambi­en­tali, nel 1992. La man­can­za di un Sin­ter Plant obbli­ga la soci­età all’acquisto di pel­lets di fer­ro con le quali la pro­duzione ha un cos­to sig­ni­fica­ti­va­mente più alto (29 euro/ton) rispet­to all’utilizzo di min­er­ali.
La situ­azione con­giun­tu­rale e il quadro di mer­ca­to
La crisi finanziaria dell’ottobre 2008 si è abbat­tuta con vio­len­za sui mer­cati di sboc­co delle pro­duzioni siderur­giche, con imme­diati rif­lessi sul­la doman­da di acciaio del 2009.…
….La crisi del­la doman­da fa emerg­ere in tut­ta la sua evi­den­za la non com­pet­i­tiv­ità di Piom­bi­no, infat­ti:
o la dimin­uzione dei prezzi fa emerg­ere le debolezze strut­turali del ciclo inte­grale di Piom­bi­no, nascoste dal­la eccezionale con­giun­tu­ra del 2004/2008;
o la dimin­uzione dei volu­mi, tenu­to con­to degli ele­vati costi fis­si del ciclo inte­grale, e del­la rigid­ità per adeguar­si alla doman­da, gen­era costi più ele­vati rispet­to al forno elet­tri­co;
o le dif­feren­ze di trend tra il cos­to delle materie prime rispet­to al rot­tame pro­ducono ulte­ri­ori effet­ti neg­a­tivi.
La con­tem­po­ranea pres­sione di tut­ti questi ele­men­ti di crit­ic­ità por­tano allo sta­to d’insolvenza dell’azienda già dal 2009.

La ven­di­ta è l’u­ni­ca soluzione ma cosa e a chi vendere?
È tale la situ­azione che l’u­ni­ca prospet­ti­va prat­i­ca­bile è la ven­di­ta e per questo sono state richi­este delle man­i­fes­tazione di inter­esse che han­no dato il seguente risul­ta­to:
- due man­i­fes­tazioni di inter­esse sono rel­a­tive al com­p­lesso azien­dale Piombino/Lecco, ma non preve­dono la con­ti­nu­ità dell’attuale ciclo pro­dut­ti­vo a cal­do di Piom­bi­no (cok­e­ria, alto­forno, acciaieria); una proviene da un rag­grup­pa­men­to di pri­mari pro­dut­tori siderur­gi­ci ital­iani e l’altra da una hold­ing di inves­ti­men­to inter­nazionale con attiv­ità indus­tri­ali in varie par­ti del mon­do, com­pre­so l’Italia;
- una man­i­fes­tazione di inter­esse da parte di un pri­mario impiantista siderur­gi­co che, in sub­or­dine alle pos­si­bil­ità di finanzi­a­men­to pre­viste dal Piano Europeo del­la Siderur­gia, inten­derebbe ricer­care altri sogget­ti indus­tri­ali siderur­gi­ci per pro­porre l’avvio del­la ricon­ver­sione dell’attività di Piom­bi­no medi­ante inves­ti­men­ti nel­la nuo­va tec­nolo­gia COREX;
- una man­i­fes­tazione di inter­esse per il com­p­lesso Piombino/Lecco/Condove da parte di un pri­mario grup­po siderur­gi­co ital­iano che val­u­ta la prospet­ti­va del­la sos­ti­tuzione dell’altoforno con un forno elet­tri­co all’interno del capan­none acciaieria e ipo­tiz­za una inte­grazione indus­tri­ale e soci­etaria con tut­to o parte del suo grup­po;
- una man­i­fes­tazione di inter­esse di un oper­a­tore ital­iano si pro­pone di affittare la cok­e­ria di Piom­bi­no e la rel­a­ti­va logis­ti­ca;

- infine due man­i­fes­tazioni di inter­esse proven­gono da medi­a­tori ital­iani che, in pro­prio e per con­to di part­ner inter­nazion­ali, si can­di­dano rispet­ti­va­mente (i) per gli sta­bil­i­men­ti di Piom­bi­no, Lec­co e Con­dove (ii) per tut­ti o parte dei com­p­lessi azien­dali facen­ti capo a Luc­chi­ni.
Ques­ta pri­ma ver­i­fi­ca ha con­sen­ti­to di indi­vid­uare i seguen­ti quat­tro ogget­ti di pos­si­bile ces­sione sul mer­ca­to:
1. Piombino/Lecco, con o sen­za prospet­ti­va del­la sos­ti­tuzione dell’altoforno con un forno elet­tri­co;
….…
4. Vertek/Piombino e parzial­mente Vertek/Condove.
La pre­sen­za di un inter­esse per la cok­e­ria di Piom­bi­no potrebbe far intravvedere una pos­si­bil­ità di man­ten­er­la in
fun­zione, rin­vian­done la chiusura pre­vista in alcune ipote­si che ver­ran­no anal­iz­zate suc­ces­si­va­mente.….., val­u­tan­do quan­to nec­es­sario per le impo­sizioni AIA da un lato, e l’impatto occu­pazionale dall’altro.

STABILIMENTO 2

Su quali ipote­si di ces­sione e di quan­ti esuberi si dis­cuterà?
La pro­ce­du­ra di evi­den­za pub­bli­ca per il com­p­lesso di Piombino/Lecco sol­le­citerà la pre­sen­tazione di pro­poste di acquis­to corre­date dal rel­a­ti­vo piano indus­tri­ale sec­on­do le quat­tro ipote­si seguen­ti:

1. ciclo inte­grale (AFO)
2. ricon­ver­sione in acciaieria elet­tri­ca (EAF)
3. piattafor­ma di lam­i­nazione (LAM)
4. ces­sione di sin­goli rami d’azienda.

STABILIMENTO 3
La com­p­lessità del quar­to sce­nario e delle modal­ità per la sua real­iz­zazione non con­sentono una sti­ma dei val­ori
real­iz­z­abili.
Queste le con­clu­sioni cui arri­va l’anal­isi dei tre sce­nari svilup­pati:

RISULTATI
Lo sce­nario più cred­i­bile in ter­mi­ni di sta­bil­ità e sosteni­bil­ità del busi­ness nel lun­go peri­o­do è quel­lo EAF.
Tale ipote­si porterebbe a regime esuberi diret­ti di cir­ca 1000 unità, più una con­sis­tente parte degli occu­pati nelle ditte appal­ta­tri­ci.
Nel­la fase di costruzione del forno elet­tri­co (18 mesi nel caso di allo­cazione nell’acciaieria che si rad­doppiereb­bero nel caso green field (col­lo­cazione in Col­ma­ta ndr), comunque ipote­si ritenu­ta non per­cor­ri­bile per l’entità dell’investimento) si potrebbe avere un ulte­ri­ore dimin­uzione di occu­pazione di 400 unità.
Per atten­uare l’impatto occu­pazionale nel peri­o­do tran­si­to­rio è pos­si­bile appro­fondire il tema del­la pro­duzione di coke, che potrebbe man­tenere un’occupazione di 200 addet­ti, diret­ti ed indi­ret­ti nel ciclo coke. Inoltre cir­ca 100 unità potreb­bero essere imp­ie­gate in attiv­ità di sman­tel­la­men­to di AFO e ACC. Il CS avvierà il lavoro per l’ottenimento di per­me­s­si, licen­ze e autor­iz­zazioni per la costruzione del forno elet­tri­co e inizierà le attiv­ità di sman­tel­la­men­to per la pre­dis­po­sizione del sito.
In ogni caso per il per­son­ale in esubero, per le soci­età in AS, al fine di garan­tire sosteg­no al red­di­to, si può fare ricor­so alla CIG fino ad un mas­si­mo di tre anni (rin­novi annu­ali in pre­sen­za di una con­tin­u­azione del­la ges­tione indus­tri­ale.

Cosa suc­ced­erà men­tre andrà avan­ti la pro­ce­du­ra di ven­di­ta?
La situ­azione cor­rente di Luc­chi­ni evi­den­zia chiara­mente che le risorse finanziarie disponi­bili con­sentono solo un breve peri­o­do di con­ti­nu­ità pro­dut­ti­va, dopo il quale diven­ta nec­es­sario pro­cedere con la fer­ma­ta del­la pro­duzione. In par­ti­co­lare, questo riguar­da gli impianti di Tri­este, sia la cok­e­ria che l’altoforno, e gli impianti di Piom­bi­no per alto­forno e acciaieria.

L’attività di pro­duzione di coke met­al­lur­gi­co potrà avere con­ti­nu­ità a Piom­bi­no, qualo­ra si ries­cano a definire accor­di com­mer­ciali per la sua ven­di­ta o per il suben­tro (affit­to) di terzi nel­la ges­tione. L’attività di lam­i­nazione può avere con­ti­nu­ità fino all’esaurimento delle gia­cen­ze di semi­prodot­ti risul­tan­ti alla data di fer­ma­ta impianti. In relazione ai piani azien­dali, si prevede la fer­ma­ta degli impianti di Tri­este, alla fine del mese di set­tem­bre 2013, men­tre alto­forno e acciaieria di Piom­bi­no a metà del mese di dicem­bre 2013. La fer­ma­ta del­la pro­duzione a dicem­bre riduce da novem­bre l’assorbimento di cas­sa per l’acquisto di materie prime, in quan­to si uti­liz­zano le materie prime in gia­cen­za fino al loro esauri­men­to. La situ­azione di cas­sa di otto­bre e novem­bre è molto crit­i­ca, con rischi di “rot­tura”, con lieve miglio­ra­men­to da dicem­bre.

 

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