Un cocktail di rifiuti pericolosi, porti turistici e .…
PIOMBINO 1 marzo 2016 — La realizzazione a Ischia di Crociano nel Comune di Piombino di un polo (progetto RIMateria) per il trattamento, il recupero, il riciclo e lo smaltimento dei rifiuti speciali e speciali pericolosi prevede in tempi brevi lo smaltimento di 260.000 metri cubi di rifiuti non pericolosi, di 70mila metri cubi di rifiuti pericolosi contenenti amianto e di 70.000 metri cubi di rifiuti pericolosi stabili non reattivi. Complessivamente, secondo le stesse parole di RIMateria, «…è in programma una bonifica (sull’area denominata LI53 dove insistono circa 900.000 metri cubi di materiali solo in parte riciclabili) e una riqualificazione ambientale e paesaggistica delle discariche esistenti (Asiu e Lucchini) con ottimizzazione e utilizzo degli spazi esistenti. In termini di volumi complessivi (comprensivi quindi di quelli rivenienti dalla riqualificazione ambientale e dalla LI53), si tratta di circa 1,6 milioni di metri cubi da mettere a servizio di tutte le attività produttive della Val di Cornia per circa 12 anni. Gli asset impiantistici previsti attengono ovviamente al trattamento delle terre di bonifica (soil washing), alla inertizzazione di rifiuti pericolosi (impianto di inertizzazione), al ripotenziamento dell’impianto di produzione di misto cementato (Piattaforma ex Tap), allo stoccaggio (con utilizzo dei capannoni oggi dedicati all’impiantistica dedicata agli urbani) e allo smaltimento in condizioni di sicurezza di ciò che non è riciclabile…».
Non si può non porre il problema del rapporto tra queste previsioni e altre previsioni di insediamenti industriali e turistici esistenti o programmate o auspicate nel Comune di Piombino dato che sia le vocazioni economiche sia le compatibilità territoriali non sono invenzioni puramente teoriche. In realtà si pone lo stesso problema anche per i Comuni confinanti ed in particolare per quelli della Val di Cornia impegnati, si fa per dire, a rilanciare la pianificazione sovracomunale. Rimanendo nel solo Comune di Piombino si vede bene dalla cartina seguente di cosa stiamo parlando e delle contraddizioni stridenti che si pensa di depositare in un territorio così limitato:
Alcune di queste previsioni sono già inserite negli strumenti urbanistici, altre sono programmate, altre sono ideate o immaginate ed altre già superate dai fatti ma in ogni caso bastano poche righe a loro qualificazione per capire che sono la somma di pezzi in contraddizione tra sé dove si trova di tutto ed il contrario di tutto (porti turistici e centri commerciali con marche di alto livello da un lato, rifiuti pericolosi e demolizione navi dall’altro):
1. Centro RIMateria rifiuti industriali loc. Ischia di Crociano
Progettazione bonifiche, effettuazione bonifiche, bonifiche da amianto, riciclo di scorie e inerti, inertizzazione rifiuti pericolosi, soil washing (lavaggio terre di bonifica)
2. Outlet loc. Tor del sale
Centro commerciale di marchi di qualità della moda, costruito su una piattaforma di legno e secondo criteri di bioarchitettura, recupero a verde dell’area sottostante, centro museale esterno e di percorsi didattici sull’ambiente
3. Punto d’ormeggio Terre rosse
Area per servizi alla nautica,
Area cantiere nautico e servizi,
Area direzionale/servizi/ commerciale
4. Polo della cantieristica della Chiusa
Approdo turistico: numero complessivo di posti barca fino a 750,
Distretto della Cantieristica: area a terra riservate a cantieristica e manutenzione,
Darsena pescherecci: dimensionata per ospitare l’intera flotta stanziale oltre a quella stagionale per un numero complessivo di 50 imbarcazioni di lunghezza fino a 25 metri
5. Polo nazionale di demolizione navale controllata
Iniziativa messa a punto da Saipem, Fratelli Neri e San Giorgio del Porto, punto di riferimento per tutto il Mediterraneo
6. Parco eolico Bocca di Cornia
Sei pale del diametro di 120 metri, per un’altezza totale di 180 metri, alla foce del Cornia, allineate lungo una fascia al confine tra il perimetro industriale della Lucchini e la zona umida del Quagliodromo, a circa 400 metri dal mare
7. Progetto di General Electric
Polo di assemblaggio di moduli industriali, piattaforma logistica di riferimento per le turbine del settore gas
8. Progetto Piombino Agroindustria loc. Portovecchio
Complesso di triturazione di semi oleosi (3 milioni di tonnellate) e di un complesso di raffinazione e trattamento di oli vegetali
9. Progetto porto e logistica
2 banchine per l’agroindustria, con 2 gru di scarico e 1 di carico con capacità di 1000 tonnellate/ora per gru, e 1 banchina per la siderurgia
10. Progetto siderurgico
Due forni elettrici istallati nell’area vicino ai laminatoi, due parchi rottame, tre colate continue, nuovo treno rotaie
11. Area ecologicamente attrezzata loc. Colmata
Comparto riservato alle attività di maggiore impatto ambientale (riciclo e recupero materiali),
Comparto destinato ad accogliere le PMI generalmente intese, nelle varie specializzazioni merceologiche,
Comparto destinato ad accogliere prioritariamente le attività della filiera agro-alimentare, oltre ad attività commerciali e a servizi
12. Porto turistico di Poggio Batteria
700–800 imbarcazioni di dimensioni medio grandi della lunghezza minima di 10 metri
13. Diga foranea
Attracco navi da crociera.
L’impressione che si ha è quella della più completa rinuncia, e non da ora, da parte del Comune di Piombino, al di là di enunciazioni che sommano sogni a visioni, a svolgere una funzione di programmazione del territorio e a fare le scelte conseguenti. Se si allargasse la visione ad altri Comuni il quadro peggiorerebbe, si pensi al polo regionale delle attività estrattive che il Comune di Campiglia non ha messo minimamente in discussione continuando peraltro anch’esso a parlare di turismo, di parchi naturalistici e di beni culturali.
Il nuovo assessore all’urbanistica del Comune di Piombino, appena insediato poche settimane fa, ebbe a dichiarare di «..voler affrontare sin da subito alcune questioni cruciali per il territorio, di breve e di più lungo periodo: lavorare in maniera coordinata con gli altri Comuni attraverso l’Ufficio di Piano per mettere mano al nuovo Piano strutturale d’area, avviare le necessarie varianti anticipatorie per il piano Aferpi e riprendere a lavorare sull’atto di indirizzo, affinandolo e approfondendolo, con l’obiettivo di presentarlo per i primi di febbraio…».
«…Per fare questo dovremo provare a chiarire che cosa si intende per diversificazione – aggiunse – Noi crediamo che questa rappresenti un nuovo modello di sviluppo incentrato sulla sostenibilità ambientale e sull’innovazione…».
Niente da dire, salvo tradurre la teoria in scelte assolutamente chiare ed evidenti.
Ed il tutto senza coinvolgere i cittadini, i Comuni limitrofi, le forze politiche di opposizione, categorie di lavoratori e settori vari che formano il tessuto economico che ci circonda per elaborare idee nuove dal basso per far nascere nuova e stabile occupazione per tutti, iniziative che possono far tornare anche tutti i giovani laureati che abbandonano il nostro territorio: la Val di Cornia. Ricordo quando a fronte di scelte importanti si svolgevano assemblee nei quartieri, dibattiti pubblici.…Oggi i politici si affidano al “capitale”. Ma il “capitale” punta al profitto sfrutta uomini ed ambiente non crea occupazione stabile, distrugge risorse. In un momento di crisi la politica deve saper riscoprire un ruolo di guida nell’elaborazione comunitaria di un progetto territoriale e non regalare le nostre ricchezze a interessi privati vari spesso in contraddizione evidente tra loro!