Un protocollo non previsto e per di più inutile
PIOMBINO 2 agosto 2013 — È spuntato fuori in piena estate, ne ha parlato a lungo la stampa locale e infine verrà firmato martedì 6 agosto il protocollo d’intesa “sugli interventi di infrastrutturazione, riqualificazione ambientale e reindustrializzazione dell’area portuale di Piombino” (per leggere clicca qui). Per l’occasione sarà a Piombino il ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato e con lui il governatore Enrico Rossi ed il presidente della Provincia Giorgio Kutufà.
Che nella Val di Cornia, in un tale momento di crisi, ci sia attesa e ci si aggrappi a tutto si può capire, che però le speranze possano essere affidate a questo protocollo di intesa è cosa più difficile da comprendere. E l’affermazione non nasce da altro se non dalla lettura degli otto articoli che compongono il provvedimento.
Il tentativo di risollevare le sorti di un comprensorio, che attraversa uno dei momenti più bui della sua storia recente, passa attraverso investimenti necessari e importanti che tra l’altro sono stati più volte annunciati e spesso addirittura sbandierati. Roba pesante che coinvolge il porto e le aree industriali. E non ci vuole un genio per capire che la realizzazione di programmi spesso ambiziosi richiede risorse importanti, finanziamenti ingenti che al di là dei proclami purtroppo nelle carte che contano non si intravedono.
Già il decreto sull’area di crisi complessa rimandava, per i finanziamenti, a passaggi successivi (accordo di programma quadro, delibere del Cipe per la strada 398) i cui termini, indicati perentoriamente, sono già scaduti senza che niente di concreto sia accaduto se non i continui annunci di “ultime limature” e prossime sottoscrizioni.
Il testo del protocollo di intesa alla firma martedì ha più o meno le stesse caratteristiche e per quel che riguarda i contenuti meno che più.
All’articolo uno le parti firmatarie (Ministeri dello sviluppo economico, delle finanze, delle infrastrutture e dell’ambiente, Regione, Provincia, Comune e Autorità portuale) ribadiscono di essere “impegnati a garantire la realizzazione degli interventi ecc. ecc.” E per dar conto della loro buona volontà annunciano, al comma successivo, che il “Ministero delle infrastrutture assume l’impegno programmatico a presentare per la prima seduta utile del Cipe la proposta di finanziamento di un importo di 10 milioni di euro, a valere su risorse proprie, per gli interventi infrastrutturali nell’area del porto”.
Ci sia consentito di esultare ma con molta moderazione. Perché questi dieci milioncini fanno parte di un impegno “programmatico”, cioè affatto immediato, e sono inseriti in una proposta al Cipe che di sollecitazioni del genere ne riceve parecchie al punto, che con le casse oggi vuote, non di rado il Comitato rimanda quando addirittura a malincuore non rigetta. Insomma questo “impegno” del ministero suona così: “Ci piacerebbe darveli, vediamo se possiamo”.
Il successivo comma dell’articolo uno è decisamente sconfortante. Esso recita: “Le parti si impegnano a promuovere la sottoscrizione dell’accordo di programma quadro previsto dall’articolo 1, comma sei, del decreto legge 43/2013. Sì, si sta parlando proprio del provvedimento, dettato da necessità e urgenza, che definisce la zona di Piombino come area di crisi complessa e nel quale esplicitamente si indica in trenta giorni dall’entrata in vigore del decreto, il termine per sottoscrivere l’accordo di programma quadro. Altro che “impegno” a firmare! L’accordo di programma quadro, che elenca gli interventi e le risorse per effettuarli, doveva essere firmato dal 27 maggio scorso. Invece si è assistito a continui rinvii tanto che è diventato un tormentatone veder scritto sulla stampa “venerdì prossimo… venerdì prossimo”. Sempre “venerdì” che evidentemente deve essere il giorno concordato per la firma, forse una delle poche scelte su cui si è trovata convergenza.
Anche agli articoli due e tre si fa riferimento a quattrini che comunque sono qualcosa di assai diverso rispetto ai 110 milioni di euro riferiti nelle cronache e persino ai 41 citati nel decreto legge su cui il Governo pose la fiducia. All’ articolo due si dice che 21,6 milioni di euro (ndr: si noti 21,6 milioni non altro), già erogati al Comune di Piombino da anni e mai spesi, confluiranno nelle casse del Commissario straordinario Rossi e serviranno per gli interventi oggetto del protocollo di intesa.
All’articolo tre si ritorna all’Accordo di programma quadro, in attesa di firma dal 27 maggio, per indicare che le risorse finanziarie che in esso saranno individuate entreranno nella contabilità speciale del Commissario. Una cosa scontata.
Affermato, all’articolo 4, che il Commissario straordinario Rossi si avvarrà dell’Autorità portuale per attività operative sul porto, il protocollo affronta all’articolo 5, il problema della bretella Montegemoli-Gagno, indicata nel decreto all’articolo 5, interamente riformulato al Senato in sede di conversione. Secondo questa norma il Cipe entro 60 giorni dalla conversione del decreto (cioè entro il 23 agosto 2013) dovrà deliberare il progetto definitivo di questa bretella da Montegemoli al Gagno, indicata come lotto 7 e sottoposta al finanziamento della Sat, la società autostrada tirrenica, “in conformità ed in coerenza con il piano economico finanziario dell’intera opera autostrada da Cecina a Civitavecchia”. Si tratta dei 50 milioni di cui tante volte si è parlato e che dovrebbero consentire la realizzazione dei 2,5 chilometri della 398 da Montegemoli al Gagno.
Finora tuttavia il Cipe non ha adottato delibere che riguardino il progetto definitivo della bretella. Che lo faccia nei prossimi 20 giorni a cavallo di ferragosto è cosa che lascia perplessi.
Nel secondo comma dell’articolo 5 si parla infine del tratto della strada di penetrazione al porto che va dal Gagno a Poggio Batteria e in esso si fa riferimento ad un precedente protocollo d’intesa (per leggere clicca qui) che venne firmato a dicembre del 2010 e che trattava dello stesso dello stesso argomento. Ebbene nel protocollo alla firma martedì si conferma “l’impegno programmatico assunto nel 2010 che individua – si scrive — la copertura finanziaria ai fini dell’inoltro al Cipe nel termine più breve possibile”.
In verità nel protocollo del 2010 si diceva che “La Sat si impegna ad inserire nel piano finanziario relativo al completamento dell’Autostrada A12, che verrà predisposto in occasione della progettazione definitiva del completamento stesso, la progettazione e la realizzazione del collegamento stradale per il porto di Piombino” e nelle opere veniva inserito anche il tratto Gagno e Poggio Batteria.
All’articolo 2 si puntualizzava poi che la Sat avrebbe realizzato il collegamento per il porto ed erogato il relativo contributo finanziario dopo l’approvazione da parte del Cipe del progetto definitivo dell’A12 e del relativo piano economico finanziario. Cosa che ancora non è avvenuta.
Quindi risulta improprio il riferimento all’accordo del 2010 che non individuò coperture finanziarie per il tratto Gagno-Poggio Batteria il cui progetto definitivo è tra l’altro giunto in ritardo, e dopo notevoli sollecitazioni, rispetto ai 12 mesi previsti.
Risibile e pleonastico poi all’articolo 8 l’impegno del Ministero dello sviluppo economico a definire un Progetto di riconversione e riqualificazione industriale ai sensi dell’articolo 27 del decreto legge 83 del 2012. Essendo Piombino area di crisi non può che essere fatto così, lo impone la legge e dunque niente di nuovo sotto il sole.
Conclusione: si tratta dell’ennesimo protocollo sul modello di quelli ai quali in questi ultimi anni ci hanno abituato. Tutti finiti nel nulla. Produzione di protocolli a mezzo di protocolli e niente più, salvo gli annunci di risultati strabilianti stucchevolmente ripetuti.
(Foto di Pino Bertelli)