Aiuti alle imprese, solo speranze o possibilità reali?
PIOMBINO 4 maggio 2014 — Parole molto impegnative quelle pronunciate dal Presidente Rossi: «…L’obiettivo è di far tornare Piombino a produrre acciaio (per coerenza avrebbe dovuto dire ghisa e acciaio ndr) nell’arco di due-tre anni…Non rinunciamo alla possibilità che a Piombino riprenda la produzione di acciaio. Un quadro di certezze l’abbiamo dato, ora si tratta di trovare uninvestitore che si muova in questo quadro sfruttando le opportunità offerte dall’Accordo di programma.….».
Dato che di dichiarazioni riguardanti possibilità di sviluppo e di risanamento, in questi ultimi dieci anni, ne sono state pronunciate tante di simili, smentite tutte dalla realtà, sia da rappresentanti istituzionali nazionali che regionali e locali ogni volta che si è firmato un accordo di programma o un protocollo di intesa, un modo per capire se si tratta di speranze e intenzioni o di possibilità reali è quello di esaminare che cosa in esso si prevede davvero in materia di incentivi alle imprese.
E dunque vediamo.
1. Un aiuto agli investimenti previsto riguarda quello che viene chiamato il Progetto di riconversione, efficientamento energetico e miglioramento ambientale, anche con riduzione complessiva dei gas climalterabili, del ciclo produttivo dello stabilimento Lucchini di Piombino. Quanto questa ipotesi sia una pura ipotesi e non una certezza è dimostrato dalle stesse parole che vengono usate nell’accordo: «.…Ministero e Regione valutano la possibilità di incentivare, sulla base delle disposizioni agevolative utilizzabili..» ed ancora «.…qualora il programma non sia presentato entro il termine di sei mesi dalla data di stipula del contratto di cessione di tutto o parte del complesso industriale…» le risorse sono riprogrammate e comunque «.…la concessione delle agevolazioni…non costituisce condizione del contratto di vendita di tutto o parte del complesso industriale ex Lucchini in amministrazione straordinaria.…».
Sono molti i fattori che determinano l’incertezza:
il fatto che l’investimento sia proposto da un soggetto privato,
il fatto che si tratta di investimenti nella siderurgia,
il fatto che debbono essere rispettate le norme sugli aiuti di stato per finalità ambientale.
Non sono citate le norme sugli aiuti di stato su ricerca e sviluppo ma ci sono anche quelle. Gli aiuti a finalità regionale per questo proprio non ci sono.
Del resto anche la somma prevista dalla Regione Toscana (30milioni di euro) è allo stato dei fatti una proposta che deve essere ancora contrattata con l’Unione Europea nell’ambito dell’accordo ancora da stipulare relativo al Programma Operativo Regionale Crescita e Occupazione Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014–2020.
2. Il Ministero dello sviluppo economico stanzia 20milioni di euro come dotazione programmata per il finanziamento di progetti di investimento per i quali viene riesumata una vecchia legge del 1989 dedicata proprio alla siderurgia. Da vedere poi se e come queste agevolazioni potranno esser utilizzate anche per gli oneri di messa in sicurezza ambientale del terreno sostenuti dal privato non responsabile della contaminazione.
La Regione Toscana sostiene, nel quadro della diversificazione della specializzazione produttiva dell’area di crisi, interventi a supporto di investimenti a favore di imprese, con particolare riferimento alle PMI, mediante diversi strumenti di incentivazione. Pare di capire che tale disposizione si intersechi con quella, ancora da contrattare con Ministero ed Unione Europea perché la zona di Piombino fino a 50.000 abitanti (i confini geografici non sono dati) sia inserita nella carta degli aiuti a finalità regionale 2014–2020 al Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica, al fine della notifica alla Commissione Europea. Questo permetterebbe
a) alle PMI che insistono sul relativo territorio di ottenere intensità di aiuto maggiorate;
b) alle grandi imprese che insistono sul relativo territorio di poter beneficiare di aiuti, purché le agevolazioni siano concesse per investimenti iniziali finalizzati alla creazione di nuove attività economiche nelle zone interessate o alla diversificazione degli stabilimenti esistenti in nuovi prodotti o in nuove innovazioni nei processi.
Non ne possono beneficiare i settori dell’industria dell’acciaio e dei trasporti.
La somma individuata dalla Regione è di 32,2milioni di euro derivanti da somme non spese o rinuncia da investimenti previsti dal Programma Attuazione Fondo Aree Sottosviluppate 2007–2013 da passare all’approvazione del CIPE.
Non si capisce bene se queste risorse siano legate anche se non esclusivamente ad un’ altra parte dell’accordo per l’urgente attivazione delle procedure di messa in sicurezza e bonifica dell aree demaniali marittime su cui insistono immediate potenzialità di progetti finalizzati al rilancio produttivo.
3. La Regione Toscana prevede nell’ambito della programmazione 2014–2020 del Fondo Sviluppo e Coesione di trasferire 10milioni di euro all’ Autorità portuale per l’urgente attivazione delle procedure di messa in sicurezza e bonifica dellae aree demnaniali marittime su cui insistono immediate potenzialità di attuazione di progetti finalizzati al rilamncio produttivo ed economico. Tra queste l’area ex Irfird, comprata nel 2011 dal Comune di Piombino e mai bonificata, l’ area retro banchin variante II del Piano regolatore del Porto, l’ area della Chiusa.
Come si vede si tratta di stanziamenti previsti in programmi e progetti non ancora approvati e di progetti pubblici e privati inesistenti.
Ma sorge anche un’altra domanda.
Quale rapporto c’è tra questo protocollo e la strumentazione prevista per le aree di crisi industriale complessa? Per definire tale Piombino, lo ricordiamo, addirittura il Governo pose la fiducia su una legge.
La logica della riconversione produttiva nelle aree di crisi industriale complessa che prevede che siano ricompresi nella versione finale del Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale dell’ area di crisi industriale complessa (PRRI) progetti precisi, sviluppati con l’indicazione dei tempi e dei costi di realizzazione, dei benefici attesi e delle ipotesi di copertura finanziaria è completamente ribaltata è sicuramente non rappresentata nell’accordo. Ma non siamo nemmeno alla prima fase della predisposizione del PRRI che prevede
i fabbisogni di riqualificazione del comparto o dei comparti interessati dalla crisi;
i settori produttivi verso i quali indirizzare la riconversione dell’area di crisi;
le azioni da intraprendere per la riqualificazione ovvero riconversione dell’area di crisi, per la promozione di nuovi investimenti, per il sostegno della ricerca industriale e dello sviluppo sperimentale, per la riqualificazione del personale, per l’allocazione degli addetti in esubero, per la realizzazione delle opere infrastrutturali;
la strumentazione e le risorse finanziarie regionali e nazionali attivabili;
le eventuali proposte normative ed amministrative strettamente funzionali alle azioni proposte;
i soggetti da coinvolgere nell’Accordo di Programma ivi compresa l’eventuale partecipazione delle società’ regionali;
le modalità’ attuative.
Ed è lo stesso accordo che rinvia alla stesura da parte di Invitalia del PRRI ma contemporaneamente nomina un Comitato esecutivo che definisce ed approva entro tre mesi un cronoprogramma di attuazione dell’ accordo, compresa la formazione e riqualificazione dei lavoratori, con l’individuazione dei soggetti attuatori più idonei, la precisazione degli strumenti di intervento e delle eventuali coperture finanziarie integrative. Non si capisce bene come i tre mesi si concilino con le altre scadenze previste dall’accordo ma quello che si capisce bene è che il Progetto di riconversione può pure andare alle calende greche e che la definizione di area di crisi industriale complessa può perfino essere di intralcio.
(Foto di Pino Bertelli)