2014: l’ 8 marzo più triste

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PIOMBINO 11 mar­zo 2014 — La scor­ret­tez­za polit­i­ca è diven­ta­ta di moda per una parte del PD. Come per Pro­di anche ques­ta vol­ta alla Cam­era una fol­ta schiera di nos­tri dep­u­tati ha prefer­i­to difend­ere le idee di Berlus­coni e offend­ere le scelte com­piute dal grup­po e dal par­ti­to per la par­ità di genere nelle liste elet­torali.
Non esistono gius­ti­fi­cazioni plau­si­bili, ques­ta è ennes­i­ma vigli­ac­ca­ta insop­porta­bile che offende la dig­nità del PD. Se questo è il nuo­vo dob­bi­amo aumentare le nos­tre pre­oc­cu­pazioni, così come appare inac­cetta­bile la dichiarazioni fat­ta da più par­ti, anche dal seg­re­tario Ren­zi, che tan­to noi le rispet­ter­e­mo, il prob­le­ma quin­di è degli altri. Teo­ria ques­ta che fa inor­ridire le per­sone di buon sen­so, per­ché l’obiettivo del­la par­ità di genere, deve con­cretiz­zare quel­lo che la Cos­ti­tuzione san­cisce, l’uguaglianza tra i ses­si. Una cosa ques­ta che per noi dovrebbe essere un nuo­vo ide­ale irri­n­un­cia­bile, per il quale dovrem­mo ver­gog­nar­ci ad affer­mare che tan­to noi lo fac­ciamo, come a dire: gli altri si arrangi­no. Dove stan­no gli impeg­ni a con­quistare nuove cul­ture per portare a riconoscere il val­ore dell’essere umano in quan­to tale, con gli stes­si dirit­ti siano essi uomi­ni o donne.
Dove stan­no i ruoli del­la polit­i­ca, se sap­pi­amo solo inchi­nar­ci, con la mano nascos­ta dal seg­re­to, al vol­ere degli altri, mag­a­ri in nome del rispet­to per chi il rispet­to non sa che sia. Non pos­si­amo più sop­portare questi vili che in teo­ria rispet­tano e approvano le indi­cazioni scelte dal­la mag­gio­ran­za e poi fan­no altro, por­tan­do offe­sa non solo alle donne, in questo caso, ma alla polit­i­ca e alla cul­tura dell’uguaglianza. Sarebbe utile e gius­to che questi sig­nori avessero il cor­ag­gio di dire quel­lo che han­no fat­to e in pun­ta di pie­di dovreb­bero avere la dig­nità di acco­modar­si fuori dalle nos­tre stanze, per­ché appare del tut­to evi­dente che non ci pos­sono più rap­p­re­sentare.

Wal­ter Gasperi­ni

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