SCIOPERO DOPO MESI DI PACE SOCIALE E DI ATTESE PIENE DI SPERANZE

Modello Piombino, il tramonto delle promesse

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Redazione

PIOMBINO 25 gen­naio 2017 — Il 2 feb­braio si ter­rà, indet­to dai sin­da­cati Fiom, Fim e Uilm, uno sciopero con comizio “in dife­sa del prog­et­to Piom­bi­no che deve essere sal­va­guarda­to a pre­scindere e ver­so il quale i fir­matari dell’accordo di pro­gram­ma sono chia­mati a far rispettare  ogni sua parte”. I fir­matari sono Cevi­tal e tutte le isti­tuzioni nazion­ali, region­ali e locali a par­tire dal gov­er­no fino all’au­torità por­tuale. L’ob­bi­et­ti­vo è man­tenere il “prog­et­to Piom­bi­no”. Non si capisce bene cosa voglia dire quell’ “a pre­scindere” che pare voglia allud­ere all’ipote­si che qual­cuno non man­ten­ga gli impeg­ni e che fug­ga, ma tan­t’è.
Il fat­to che dopo tan­to tem­po, l’ul­ti­mo sciopero è del 4 agos­to, e dopo che in tutte le lingue ed in tutte le forme si sia pred­i­ca­ta la pace sociale come con­dizione del­l’at­tuazione del “prog­et­to Piom­bi­no” (e a chi soll­e­va qualche dub­bio mal gliene incolse), in qualche modo se ne met­ta in dis­cus­sione la real­iz­z­abil­ità è già un pas­so in avan­ti ver­so la realtà. E pur tut­tavia da ques­ta siamo anco­ra molto molto lon­tani.
Persi­no inutile ricor­dare che le par­ti in cari­co a Cevi­tal o Afer­pi che dir si voglia (siderur­gia, logis­ti­ca, agroin­dus­tria e chi più ne ha più ne met­ta) sem­bra­no diven­tate mete­o­re il cui pas­sag­gio si allon­tana sem­pre più nel tem­po, che i finanzi­a­men­ti per le boni­fiche e per la ss 398 sono solo promesse (insieme ad altre) e comunque sot­todi­men­sion­ate rispet­to alle esi­gen­ze, che le opere por­tu­ali real­iz­zate sono sia lun­gi dall’ essere uti­liz­z­abili sia monche del­la parte più impor­tante e cioè le infra­strut­ture di col­lega­men­to, che i finanzi­a­men­ti agevolati han­no dimostra­to la loro inutil­ità.
Utile invece ammet­tere che tutte quelle lacune evi­den­zi­ate fin dal­l’inizio del­la vicen­da si sono dimostrate più che reali e che il “mod­el­lo Piom­bi­no”, per­al­tro mai esis­ti­to se non nelle decla­mazioni retoriche, si è riv­e­la­to per quel­lo che era, un bluff. Sem­bra­va di essere in un cam­po di atlet­i­ca leg­gera all’inizio di una cor­sa ad osta­coli con gli atleti che via via salta­vano l’osta­co­lo inneg­gian­do al risul­ta­to via via rag­giun­to sem­pre con tem­pi da record se non mon­di­ali sicu­ra­mente europei. Ed invece il salto degli osta­coli era solo un rito medi­ati­co in cui si eserci­ta­vano gli atleti, per la ver­ità molto poco allenati.
E così siamo sem­pre ai bloc­chi di parten­za, il tem­po è trascor­so ed il cam­po di atlet­i­ca nel frat­tem­po si è ulte­ri­or­mente dete­ri­o­ra­to.
Ed anche gli spet­ta­tori son dimi­nu­iti.
Sì per­ché nel frat­tem­po, per uscir fuor di metafo­ra, anche le con­trad­dizioni sociali sono aumen­tate tra chi in qualche modo almeno l’as­sis­ten­za degli ammor­tiz­za­tori sociali l’ha avu­ta e chi non ha avu­to nem­meno la pos­si­bil­ità di con­tare su quel­la e mag­a­ri se n’è anda­to.
L’im­pres­sione è che il ripetere lo slo­gan del­la riven­di­cazione degli impeg­ni pre­si sia un modo per con­tin­uare a non vedere la realtà e cioè il fat­to che quegli impeg­ni era­no minati alla base dal­l’im­pos­si­bil­ità del­la loro attuazione. Per tan­ti motivi non ulti­mo dei quali la non rispon­den­za ad una anal­isi vera del­la situ­azione, che non è mai sta­ta fat­ta, e ad una prog­et­tual­ità autono­ma che ad essa cor­rispon­desse, che non è mai sta­ta elab­o­ra­ta.
A com­in­cia­re dal­la scelta di pri­or­ità pre­cise (boni­fiche ed infra­strut­ture mate­ri­ali ed imma­te­ri­ali organi­ca­mente legate) per creare le con­dizioni di appetibil­ità da parte di investi­tori seri e con capac­ità impren­di­to­ri­ali e pos­si­bil­ità finanziarie ver­ifi­cate. In un quadro organ­i­co e non in un col­lage fat­to di pezzi stac­cati che via via si appic­ci­cano l’uno accan­to all’al­tro tan­to per dire che c’è un pez­zo in più ma che assomigliano tan­to ai vetri­ni col­orati che i pri­mi col­o­niz­za­tori europei offrivano agli indi­geni ai tem­pi del­la scop­er­ta dell’ Amer­i­ca.
E con un crono­pro­gram­ma pre­ciso, quel­lo che sta­va scrit­to nel­l’ac­cor­do di pro­gram­ma del 24 aprile 2014 che impeg­na­va tut­ti i sot­to­scrit­tori (quel­li in aper­tu­ra di arti­co­lo) a definire ”entro tre mesi…un crono­pro­gram­ma di attuazione per sin­go­lo Asse ed Azione, com­pre­sa la for­mazione e riqual­i­fi­cazione dei lavo­ra­tori, con l’in­di­vid­u­azione dei sogget­ti attua­tori più idonei, la pre­cisazione degli stru­men­ti d’ inter­ven­to e delle even­tu­ali cop­er­ture finanziarie inte­gra­tive”.
Uno dei tan­ti osta­coli non superati.

(Foto di Pino Bertel­li)

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