Boro, arsenico, recupero risorse e sempre aumenti
PIOMBINO 24 marzo 2017 – Giova più che mai rammentarlo: in provincia di Livorno il servizio idrico (acquedotto, depurazione, fognature) è tra i più cari d’Italia. Ci battono solo le province di Siena e Grosseto. Per il resto non abbiamo rivali e voliamo alto che è una bellezza. Tanto per non dimenticare, ricordiamo che una famiglia media di tre persone con un consumo annuo di 192 metri cubi, deve sborsare da noi 628 euro mentre a Iserna, ovvero la provincia più virtuosa d’Italia, la stessa famigliola ne deve tirare fuori appena 117. E per chiarire, scendendo da nord a sud, vale la pena rammentare che a Milano, nelle stesse condizioni, si spendono 140 euro e nel profondo sud a Cosenza il gestore si accontenta di 171 euro. I dati, mai smentiti e sbandierati in tutte le forme, sono stati riuniti nell’annuale dossier di Cittadinanzattiva, ribaditi in un’inchiesta di Confconsumatori e non sono mai stati spiegati.
Eppure uno straccio di commento dal gestore sarebbe stato utile perché non è facilmente digeribile e soprattutto non è affatto giustificata una differenza di trattamento non di qualche spicciolo ma addirittura di 400 fino quasi a 500 euro all’anno.
Un riassunto della situazione in cui ci troviamo è più che mai opportuno perché proprio nei giorni scorsi nelle case sono giunte le nuove bollette, le prime in pagamento nel 2017. E, siccome Asa non lesina mai sorprese, ecco che alle pagine dei consueti conteggi ne sono state aggiunte altre due, una letterina ai “gentili utenti”. Il testo non è nuovo perché uno simile, sebbene un po’ più dettagliato, avevamo avuto occasione di leggerlo anche con le bollette in arrivo nell’autunno del 2014.
In buona sostanza Asa, con le due paginette di oggi, ci chiede, come se già non bastasse, altri soldi. E perché? La motivazione è nel primo paragrafo della letterina dove è, tra l’altro scritto: “l’importo è finalizzato al recupero di alcune risorse economiche anticipate da ASA nell’anno 2011 (in analogia a quanto già effettuato per il periodo 2008–2010) e utilizzate per la realizzazione di opere sulla rete idrica, per un valore pari a circa 5,1 milioni di Euro, non contabilizzate nelle precedenti tariffe, a causa dei limiti imposti dalla normativa sulla determinazione dei corrispettivi agli utenti del servizio idrico”. Quali siano queste imponenti opere per 5,1 milioni di euro nella missiva non è scritto.
Una cosa strana perché, come già ricordato, nel 2014 gli utenti ebbero a ricevere una lettera in tutto e per tutto simile a quella giunta oggi e con la quale Asa ci chiese, anche allora, un surplus di quattrini indicando tuttavia la realizzazione di opere per 92 milioni delle quali ci trasmise un elenco in cinque punti. Per la cronaca il primo di essi indicava tra i lavori realizzati “il più grande impianto al mondo per il trattamento del boro ed il secondo in Europa per il trattamento dell’arsenico, investimento 20 milioni di euro”.
Questa volta, 2017, invece neanche la soddisfazione di conoscere il dettaglio dei lavori per i quali si deve pagare.
Fortuna che il 21 marzo scorso ci è venuta in soccorso Juna Goti, una brava cronista del Tirreno che all’argomento ha dedicato un’intera pagina sentendo tra gli altri il presidente di Asa, Andrea Guerrini. In un passo dell’articolo della Goti si può leggere: “Tra gli investimenti importanti per il territorio fatti da Asa in questi anni, il neo presidente cita ad esempio l’impianto per il trattamento del boro e dell’arsenico, costato 22 milioni”.
Boro ed arsenico? Ma non avevamo già pagato tre anni fa per il mega impianto mondiale e europeo? Quante volte si deve pagare per gli stessi lavori che peraltro una volta costano 20 milioni e tre anni dopo 22?
Risposte ovviamente non riusciamo a darcene ma tuttavia andiamo avanti senza scoraggiarci.
Nella lettera giunta in questi giorni, Asa, con l’evidente intento di far chiarezza, ci illumina con questo passo: “Il piano di recupero sopracitato, deliberato con il Decreto n. 40 del 30/06/2014 dall’Autorità Idrica Toscana (consultabile all’indirizzo http://www.asaspa.it/web/attachments/article/328/Decreto%20n.%2040_2014.pdf), è quindi motivato dalla necessità di mantenere i livelli di qualità attualmente raggiunti e di completare il piano di investimenti previsto per elevare ancora il grado di sicurezza e gli standard qualitativi del servizio”.
Ovvio che da modesti cronisti siamo andati a scaricare questo benedetto decreto n. 40 del 30 giugno 2014 che tra l’altro – va detto – è come il sale in cucina, utile per tutte le minestre. Pari, pari, a giustificazione delle richiesta di ulteriori quattrini era stato citato anche tre anni fa: allora ed oggi, sempre lui.
Il nostro decreto si compone di 32 pagine, 13 delle quali sono un allegato, in pratica le indicazioni di Asa che l’autorità idrica toscana ha fatto proprie di fatto autorizzando il gestore a chiedere ulteriori esborsi agli utenti.
Vi confessiamo che, per un comune cittadino, leggere il testo del decreto è un incubo. Veramente difficile capirci qualcosa. E noi, confessando la nostra ignoranza, tra “determinazione del fatturato 2011 sulla base dei bollettoni”, “ammontare delle rettifiche extra ruolo”, “rettifiche connesse ad istituti delle carta del servizio”, sigle e tabelle varie, ammettiamo di aver capito nulla. Ma ovviamente è per nostra incapacità. Ci provi pure chi vuole e consideri se magari possa esistere un modo per rendere più chiari i passaggi burocratici per amministrare un servizio essenziale come quello che attiene all’acqua potabile.
Possiamo comunque dire che nelle 32 pagine non abbiamo trovato un solo riferimento ai lavori eseguiti. Mentre ci sorge il dubbio che già nel 2014 fosse chiaro che l’ulteriore balzello che ci veniva richiesto per il triennio 2008–2009-2010 non fosse l’ultimo di questa specie. È un dubbio e non una certezza per cui sono graditi eventuali chiarimenti da chi ne sa molto più di noi.
Infine lo zuccherino, tale e quale a quello già somministrato all’utenza nel 2014.
Asa infatti ci informa che, per consentire il minore impatto possibile sull’utenza, ha deciso di diluire anche quest’ultima parte del recupero in quattro bollette da pagarsi entro il 31 dicembre 2017. Addirittura per contribuire al pagamento delle fatture ai cittadini con i redditi più bassi il gestore ha previsto un stanziamento per oltre 200mila euro all’anno. Quindi, alla fine, non ci resta addirittura che ringraziare.
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In relazione all’articolo che appare sopra, Andrea Guerrini, presidente del Consiglio di gestione di ASA SpA, ci ha fatto pervenire la seguente replica:
“Il servizio idrico integrato è un settore molto complesso, perché è strettamente regolato e caratterizzato da ampie differenze in termini ambientali, territoriali e di disponibilità e qualità della risorsa.
1) In Italia si è passati nel 2012 da una sorta di autoregolazione a livello locale a una più forte regolazione di matrice nazionale gestita da AEEGSI che, se pur con alcuni limiti, garantisce una maggiore tutela del consumatore/cliente. I modelli tariffari del servizio idrico sono necessariamente complessi, per disciplinare con efficacia il settore, e presentano caratteristiche a volte contro-intuitive.
Il tema dei conguagli è una di queste.
Perché pagare una bolletta più elevata quando a livello di collettività si consuma meno acqua e perché pagare questo differenziale con 2 o più anni di ritardo?
Se la seconda questione è meno rilevante per il cittadino, che si trova a pagare con dilazione una somma dovuta all’azienda (una dilazione di 6 anni nel caso del conguaglio di 5,1 milioni di euro chiesto da ASA), la prima questione necessita di una spiegazione, perché apparentemente sembra contrastare con i sistemi di incentivazione al minor consumo di acqua.
La ragione di tale modello tariffario, applicato da AEEGSI (e non certo definito da ASA), risiede nella natura prevalentemente fissa dei costi dei gestori idrici. In sostanza i costi dei “tubi”, degli “impianti”, e del personale non variano al diminuire dei volumi di acqua erogati: per tale motivo i sistemi regolatori dei paesi europei (es. Inghilterra e Galles, Scozia, Danimarca, Italia) riconoscono i conguagli ai gestori, in caso di diminuzioni dei volumi di acqua venduta. Con tale metodo il “rischio di una minore domanda di acqua” è subito dal cittadino e non dal gestore: quindi se l’intera collettività consuma meno acqua la stessa collettività paga un costo maggiore della bolletta, a copertura dei costi comunque sostenuti dal gestore, che, si ripete, sono in prevalenza fissi. Tale criterio non incentiva i gestori a vendere più acqua, visto che hanno comunque un ricavo garantito. Tuttavia rischia di disincentivare i cittadini a consumarne meno, visto che quando sono contenuti, scattano i conguagli. Su questa criticità il metodo tariffario ovvia, creando i cosiddetti scaglioni, ovvero un sistema di prezzi che cresce progressivamente per fasce di consumo, incentivando il singolo utente al risparmio idrico.
Chiunque non condivida tale metodo dovrebbe agire direttamente su AEEGSI, e non su ASA, visto che la nostra azienda è obbligata ad applicare quanto definito dall’Autorità. Ribadisco che è tuttavia difficile trovare soluzioni alternative che abbiano la stessa efficacia regolatoria.
2) La storia che l’acqua a Milano costo poco è fuorviante. Lo dico da persona che ha passato gli ultimi 10 anni della sua vita a fare comparazioni tra gestori (cosiddetto benchmarking). In primis non è l’acqua a costare poco, ma il servizio idrico integrato, e quindi fognatura e depurazione. Ecco spiegato perché a Milano l’acqua, e più in generale il servizio idrico, costa meno.
a) Milano ha una grande densità abitativa, con molti utenti allacciati per chilometro di tubo e quindi con grandi economie;
b) la città ha per natura un’acqua di grande qualità che richiede interventi di trattamento contenuti;
c) la Lombardia ha gravi carenze sul fronte della depurazione, considerando che vi sono 127 agglomerati sotto procedura di infrazione UE per scarichi non a norma.
La città di Livorno gode di un sistema di approvvigionamento costituito da fonti esterne al territorio comunale, a oltre 45 km di distanza situate nelle province di Pisa e di Lucca; nel territorio servito vi sono spesso zone con scarsa densità abitativa (Volterrano, Randicondoli) e scarse disponibilità di acqua (Elba); la stessa risorsa idrica ha per natura una qualità non “alpina” (si pensi alle zone delle colline metallifere). Ciò richiede trattamenti di potabilizzazione significativi (Boro e Arsenico – Ferro e Manganese), condotte complesse (la sottomarina dell’Elba), e costi di energia elettrica significativi (perché l’acqua è quasi tutta sollevata dai pozzi. Altrove è contenuta in invasi dai quali scendendo produce energia elettrica).
Per dare lo stesso servizio della città di Milano, ASA dovrebbe quindi fare uno sforzo enormemente più elevato del gestore lombardo e con costi maggiori.
Sul fronte della depurazione, poi, operando su oltre 100 km di costa a vocazione turistica, ASA fa il proprio meglio per consegnare ai cittadini e ai turisti una costa totalmente balneabile, coprendo con la rete fognaria e la depurazione il 92% dei residenti serviti, il dato più alto della Toscana (il territorio di Arezzo ha il 64%). Voglio poi sottolineare che ASA, assieme ai comuni, eroga acqua di Alta Qualità mediante le fontanelle diffuse sul territorio, e lo fa gratuitamente, a differenza di molti gestori del Nord Italia. Se quindi dai calcoli di cittadinanza attiva il costo per un consumo di 192 m3 di acqua è pari a 628 euro per una famiglia, la stessa famiglia è messa nelle condizioni di risparmiare circa 300 euro non acquistando acqua minerale in bottiglia ma prendendola presso le fontanelle comunali”.