Rebrab, stop all’impianto agroalimentare in Brasile
PIOMBINO 9 novembre 2017 - Non sono momenti facili per Issad Rebrab neanche in Brasile dove Cevital ha in animo da tempo di realizzare ambiziosi progetti nello stato del Parà, uno dei più poveri, nel nord del Paese latino americano. Il gruppo algerino è impegnato nella costruzione, in una sorta di joint venture con la società locale Vale, di una fabbrica siderurgica a Marabà, nel sud dello Stato. Un’opera per la quale non mancano problemi e difficoltà.
Gli algerini sono anche attivi in un progetto a Barcarena, non lontano dalla capitale Belem, per costruire un terminal per uso privato e un complesso agroalimentare. Un investimento ambizioso per il quale Cevital ha avuto in concessione 342 ettari di terreno promettendo, a regime, cinquemila nuovi posti di lavoro.
E proprio quest’ultimo progetto è finito nel mirino del pubblico ministero dello Stato di Pará che ha raccomandato la sospensione della licenza proprio per realizzare l’opera di Barcarena. Il magistrato ha rilevato carenze nell’iter per avviare i lavori. In particolare non sarebbero stati eseguiti appositi studi sugli impatti socio-ambientali legati alla nuova attività e soprattutto sarebbe previsto il rilascio di rifiuti industriali nei fiumi della regione di Barcarena e della vicina Abaetetuba.
Motivi per i quali il magistrato ha trasmetto tutta la documentazione al ministero brasiliano dell’ambiente.
È stato sollecitato anche il coinvolgimento delle comunità locali della zona interessate dal terminal e dal complesso agroindustriale.
Paolo Hegg, rappresentate di Cevital in Brasile, ha promesso risposte sollecite per superare l’impasse ma oggettivamente sono lontani i tempi da quel marzo 2015 quando, all’arrivo di Rebrab a Belem, l’uomo degli algerini in sud America si abbandonò ad una ottimistica previsione: “Il Parà sarà la porta d’ingresso del nostro gruppo in Brasile”.
Gli inglesi con il loro abituale aplomb per definire un personaggio così disastroso usano l’affermazione “like a disaster”!!! I nostri politici invece, per non smentirsi mai, hanno smesso da poco, e solo di fronte alla più drammatica evidenza, di definirlo “personaggio dell’anno”.