Commissari, bonifiche, compravendite e così via
PIOMBINO 9 marzo 2018 — La situazione acciaierie è senza dubbio uno dei problemi più importanti e di maggiore interesse per il comprensorio e non solo. Le notizie, tra acquisti, vendite, commissari e passaggi di proprietà, riempiono quotidianamente le cronache e vengono vissute con partecipazione alternando anche troppo spesso speranze e delusioni. La nostra testata da sempre segue le vicende con un taglio che si sforza di anteporre la documentazione alle indiscrezioni. Su questa strada abbiamo intenzione di proseguire. Allo scopo, per favorire il lettore, abbiamo pensato di riunire in questo spazio, che sarà collocato in prima evidenza e verrà aggiornato di fronte ad ogni novità, tutte le informazioni riguardanti la storia delle acciaierie e gli sviluppo che ne seguiranno. Così a questa introduzione, che resterà costante, seguiranno in ordine, privilegiando i più recenti, tutti gli articoli sull’argomento.
Il mistero della firma sul memorandum
PIOMBINO 9 marzo 2018 — Ma cosa hanno firmato Jindal e Cevital riguardo alle acciaierie di Piombino? La domanda non è per nulla peregrina e meno che mai pretestuosa. E, stante l’attuale situazione e soprattutto considerando le recenti vicende, almeno un chiarimento sarebbe necessario.
Come è abitudine della nostra testata restiamo ai fatti che riferiamo, come sempre, con le debite pezze di appoggio.
Iniziamo dalle 16:17 dell’otto marzo quando Marco Ceccarini ha firmato su Toscana Notizie, l’agenzia della Regione, un articolo che ha riassunto l’incontro tenutosi a Roma, poche ore prima, tra il ministro Carlo Calenda, il governatore Enrico Rossi e il patron del gruppo indiano Saijan Jindal. Secondo quel che ha riferito l’agenzia, la riunione si è svolta a “a seguito della conclusione del memorandum della settimana scorsa tra il gruppo indiano Jindal e quello algerino Cevital”.
Il risultato sarebbe stato, nella sostanza, una riconferma da parte di Jindal della “volontà di investire per creare una delle migliori industrie siderurgiche del Paese” e del rispetto dei “termini delle sei settimane per la due diligence (ndr: cioè della verifica dello stato della fabbrica) al punto che “già lunedì (12 marzo 2018, ndr) un team di manager indiani sarà a Piombino per iniziare questa attività”.
La notizia è stata immediatamente ripresa da moltissimi organi di informazione. L’Ansa l’ha introdotta riferendo che “Il gruppo indiano presenterà a breve il piano industriale e finanziario per Piombino (Livorno) rispettando i termini delle sei settimane per la due diligence”.
Il Sole 24 ore ha aggiunto che “Carlo Calenda e Enrico Rossi stanno studiando “le modalità di cofinanziamento degli investimenti, la materia dei permessi ambientali e le questioni relative al costo dell’energia”.
Il portale Siderweb, secondo un post inserito in Facebook da Giorgio Pasquinucci, ha confermato, riguardo all’incontro romano, che “nell’occasione si è fatto il punto sullo stato di avanzamento della trattativa di cessione tra Cevital e JSW Steel (cioè Jindal, ndr) dopo la sigla del memorandum of understanding dello scorso 1 marzo” e che Jindal ha confermato che a breve presenterà il piano industriale e finanziario sul quale le istituzioni potranno impegnarsi per fornire i supporti necessari”.
Oltre ai media anche alcuni politici hanno riferito dell’incontro al Mise. Il consigliere regionale Gianni Anselmi ha, per esempio, postato su Facebook un commento nel quale, a suo parere, “l’idea è quella di far lavorare i laminatoi, a partire dal treno rotaie anche nelle more del closing (cioè della fine della trattativa, ndr) e di tornare alla produzione di acciaio per i laminati piani con tecnologia che sarà illustrata nel piano”.
Quindi per tutti, al di là dei conseguenti sviluppi disegnati nell’incontro al ministero dello sviluppo economico, resta l’iniziale memorandum of understanding firmato tra le parti ai primi del mese.
Ma cosa è, nella sostanza, un memorandum of understanding che generalmente viene abbreviato con la sigla MOU?
La definizione la traiamo dalle indicazioni del Sole 24 ore: “Il memorandum d’intesa o, secondo la definizione anglosassone memorandum of understanding, è un documento legale che sancisce un accordo bilaterale. Non ha potere contrattuale, ma esprime la convergenza di interesse tra due parti distinte, indicando una linea comune d’azione prestabilita. Nel diritto privato italiano, sinonimo di memorandum of understanding è lettera d’intenti”.
Per essere ancora più precisi riportiamo anche un’utile puntualizzazione che si legge in Wikipedia: “il memorandum of understanding è un’alternativa più formale rispetto ad un semplice accordo tra gentiluomini (gentlemen’s agreement)”.
Oltre ai media italiani, due giorni prima dell’incontro romano, la notizia del memorandum of understanding è stata riferita, il 6 marzo, dall’autorevole portale economico indiano Moneycontrol, una vera autorità nel settore dell’informazione borsistica. La testata ha seccamente riferito che, nella giornata di martedì 6 marzo, JSW Steel ha messo a segno una performance del 3,7 per cento a seguito della voci riferite dal canale televisivo CNBC-TV18 sulla firma di un memorandum of understanding per acquisire la seconda acciaieria italiana da Aferpi. In aggiunta Moneycontrol ha fornito anche una indicazione sui costi dell’operazione per Jindal, ovvero Rs 600 crore, che più o meno equivalgono a 75 milioni di euro.
La notizia ha richiamato l’immediata attenzione degli organi di controllo della National Stock Exchange of India Limited, cioè della borsa nazionale indiana, che hanno spedito una mail a Jsw steel chiedendo lumi. Il fatto chiaramente si evince dall’altrettanto immediata risposta che il gruppo imprenditoriale ha spedito a Avishkar Naik, responsabile dell’autorità di controllo della borsa nazionale e a Rishikesh Tamaskar, responsabile dell’autorità di controllo della Bombay Stock Exchange Limited, ovvero della più importante borsa dell’Asia.
Nella lettara inviata dal gruppo Jindal si può leggere, in riferimento al memorandum e alla notizia di Moneycontrol, “We clarify that the Company has not signed any Mou”, ovvero “Chiariamo che la Compagnia non ha firmato alcun memorandum of understanding”.
Non essendoci ragione di pensare che Jindal abbia fornito, nero su bianco, una falsa informazione all’autorità di controllo di due mercati borsistici, viene da chiedere cosa mai abbiano firmato al ministero Jindal e Cevital. Perché qualcosa chiaramente avranno pur sottoscritto. Del resto lo ha ammesso anche Issad Rebrab in una dichiarazione a Tsa, una testata algerina mai ostile all’imprenditore. Il patron di Cevital, il 4 marzo scorso, ha precisato che “Cevital a signé un protocol d’accord avec le groupe siderurgique indien JSW Steel pour céder nos activités en Italie mais cet accord n’est pas engageant pour les deux parties. La vente n’est pas definitive”. Che tradotto suona così : “Cevital ha firmato un protocollo d’accordo (è il memorandum of understanding ?, ndr) con il gruppo siderurgico indiano JSW Steel per cedere le nostre attività in Italia ma quest’accordo non è impegnativo per le due parti. La vendita non è definitiva”.
Che la vendita non fosse definitiva lo aveva chiarito benissimo il ministro Carlo Calenda nel suo incontro elettorale al Phalesia durante il quale a più riprese aveva invitato tutti alla prudenza. Che occorra attendere la fine della due diligence entro fine mese e che poi occorra una valutazione del piano industriale degli indiani, lo sanno ormai tutti. Quel che magari sarebbe molto meglio precisare è lo stato reale delle cose durante un iter di cui si continua a riferire con schemi già visti e, negli anni, poco apprezzati. Della serie — ripetiamo tanto per capire — chiarite, per esempio, cosa Jindal e Rebrab hanno davvero firmato.