Le due fasi di Jindal per rilanciare l’acciaio
PIOMBINO 25 maggio 2018 — Non è ancora il piano industriale ma sono comunque linee guida che danno una prima indicazione sui propositi del gruppo Jsw di Sajjan Jindal ormai in dirittura di arrivo per l’acquisto dagli algerini di Aferpi dello stabilimento siderurgico e delle attività ex Lucchini. Le notizie, che sostanzialmente confermano il messaggio del gruppo indiano alla borsa di Mumbai di pochi giorni fa, sono state ufficializzate in un incontro che si è tenuto nel salone degli arazzi del Ministero per lo sviluppo economico presenti i rappresentanti dello stesso Ministero, le organizzazioni sindacali, il sindaco del Comune di Piombino, il presidente della Regione Toscana, l’Autorità portuale, il commissario per la ex Lucchini, un rappresentante di Aferpi e per Jindal il consulente del presidente, Vivendar Bubbar, l’assistente alla direzione generale per la finanza strategica, Divyakumar Bhair, il general manager per il marketing internazionale, Narender Sharma ed il consulente italiano di Jindal, Fausto Azzi.
La riunione ha avuto un preambolo con la presentazione del gruppo Jsw e delle sue attività nel mondo. Chiarito l’intendimento degli indiani di utilizzare il porto e lo stabilimento di Piombino come porta di ingresso dal Mediterraneo per i mercati europei, è stata fornita la notizia delle due fasi operative con cui i nuovi acquirenti vogliono operare sugli impianti che acquisiranno. In questo senso l’iter è avanzato ma chiarimente il colosso della siderurgia subordina il suo arrivo e la sua operatività alla chiusura dell’atto di vendita, ad un nuovo accordo di programma con le istituzioni e alla definizione di un’intesa con i sindacati.
Al riguardo il governatore Enrico Rossi ha annunciato la convocazione, alla fine della prossima settimana, di una riunione per definire proprio i contenuti dell’accordo di programma che le istituzioni locali dovranno sottoscrivere, insieme ai ministeri dello sviluppo economico, del lavoro, dell’ambiente e dei trasporti e ad altri soggetti pubblici, con l’acquirente. Alla riunione Rossi ha deciso di invitare anche i sindacati. L’obiettivo è quello di arrivare entro la prima metà di giugno alla firma sul programma che definirà gli impegni della parte pubblica e quelli a carico del privato.
La prima fase di Jindal, che arriverà fino alla fine del 2020, privilegerà la riattivazione dei tre laminatoi esistenti con un investimento di circa 20 milioni di euro e l’iniziale impiego di 435 dipendenti che già nel primo semestre del 2020 dovrebbero salire a 705. Va da sé che due anni non sono pochi se si considera che oltre 1200 lavoratori resterebbero relegati nel parcheggio degli ammortizzatori sociali. Per ottenere i quali i sindacati, che reclamano una accelerazione dei tempi, si stanno già muovendo. Non dimenticando ovviamente tutto il personale delle ditte dell’indotto che da tempo vegeta in un limbo dove perfino la speranza fa difetto. Per non considerare poi il momento politico nazionale di grande incertezza con Carlo Calenda, ormai ex ministro, che sta già salutando.
Le stesse sollecitazioni a restringere i tempi vengono anche dalle istituzioni preoccupate non solo e giustamente per l’economia della zona ma anche – diciamola tutta – per il turno elettorale delle prossime amministrative del 2019 dove le conseguenze dei disagi potrebbero farsi sentire pesantemente.
Quindi, considerando tutt’altro che negativa l’indicazione di Jindal per la prima fase delle sue linee guida, c’è da dire che il lavoro – un impegno comune — non mancherà per rendere operativi i progetti e indolore la loro applicazione.
La seconda fase del programma Jindal, un’operazione soggetta a verifiche finanziarie e studi di fattibilità, dovrebbe coprire gli anni dal 2020 al 2023 e forse anche oltre con un investimento che, secondo alcune fonti di stampa, potrebbe arrivare a sfiorare il miliardo di euro. In questo caso le indicazioni sono meno puntuali anche se il riferimento concreto è alla ripresa della produzione di acciaio con tre, per alcuni anche quattro, forni elettrici. Lo stabilimento dovrebbe arrivare a sfornare 3 milioni di prodotto all’anno. Un obbiettivo che a Piombino non si è mai raggiunto e che davvero farebbe compiere allo stabilimento un eccezionale salto in avanti nel mondo dell’acciaio. In questo contesto viene concepito il riassorbimento del personale ex Lucchini fino a 1500 lavoratori.
Chiaramente la potenza e la competenza di Jindal nel settore della siderurgia mondiale, nonché la propria facilità di manovra nel contesto della finanza internazionale offrono ben diversi motivi di speranza rispetto a Kaled e a Rebrab che pure economicamente non era l’ultimo attivato. Questo puntualizzato appare evidente come l’esperienza insegni a predicare prudenza e a non illudersi che qualcuno raggiunga la Val di Cornia per portare regali. Jindal sta cogliendo un’opportunità a Piombino, Piombino deve saper cogliere, nel rispetto delle proprie caratteristiche e del proprio ambiente e avendo molto ancora da lavorare, l’opportunità che gli indiani possono offrire.
Come è normale diversi soggetti pubblici e diverse sigle sindacali hanno fatto conoscere le loro posizioni dopo la riunione al Mise. Come è abitudine della nostra testata riportiamo di seguito, in modo integrale, le diverse dichiarazioni.
Il sindaco
Dall’ufficio stampa del Comune, dopo la riunione di Roma, è stata diramata questa nota con le dichiarazione del sindaco Massimo Giuliani:
Quello che è stato presentato non è ancora il piano definitivo, anche perché non si è del tutto conclusa la procedura di acquisizione dello stabilimento da parte del gruppo indiano Jindal. Il piano definitivo è atteso probabilmente per la metà di giugno. Il documento contiene comunque i contenuti anticipati dalla stampa in questi giorni e conferma l’interesse che Piombino riveste per il conseguimento degli obiettivi industriali di Jsw. Jindal mira a raggiungere nel 2025 la produzione di 40 milioni di tonnellate di acciaio, il doppio rispetto a quello che produce ora, Piombino rappresenta un tassello importante per questi suoi obiettivi e si conferma come sito importante per le sue caratteristiche e potenzialità, anche logistiche. Con Piombino Jindal mantiene una posizione sul mercato europeo con possibilità anche di diversificazione produttiva, sfruttando le caratteristiche del porto e la sua posizione geografica.
Nell’incontro di oggi è stata confermata infatti la previsione dei lavori in due fasi fondamentali: una prima fase, fino al 2020, che prevede la ripartenza e l’efficientamento dei tre laminatoi, l’avvio della progettazione di due, forse tre forni elettrici, e delle demolizioni degli impianti. Nella seconda fase, a partire dal 2020, si prevede la costruzione dei forni elettrici e la realizzazione di un ulteriore treno di laminazione.
Il porto resta fondamentale nelle strategie del progetto di Jindal, con una base logistica in grado di importare nella prima fase blumi e billette per il funzionamento dei tre laminatoi esistenti.
Come istituzioni abbiamo posto all’attenzione soprattutto tre questioni: la necessità di abbreviare e comprimere i tempi previsti, sia quelli di studio ma soprattutto quelli di inizio delle demolizioni, per il rispetto dell’ambiente e per favorire una maggiore occupazione sin da subito. Nell’occasione abbiamo prospettato infatti le difficoltà del nostro indotto. L’altro aspetto è quello dell’occupazione. E’ importante capire meglio quali saranno i numeri dei lavoratori occupati nelle varie fasi ed è importante assicurare l’intervento e il supporto degli ammortizzatori sociali, per garantire il sostegno a tutti i lavoratori nelle diverse fasi, prevedendo eventualmente delle rotazioni. Infine abbiamo messo in evidenza l’assoluta necessità di garantire la compatibilità e sostenibilità ambientale e sociale del progetto presentato. C’è ancora molto da lavorare ma con prudenza stiamo andando avanti. Intanto la Regione ha convocato per la prossima settimana, lunedì 28 e giovedì 31 maggio, due incontri per ridefinire un accordo di programma che supporti il piano.
Il presidente della Regione
Anche l’ufficio stampa della giunta regionale ha reso nota la posizione del presidente Enrico Rossi, presente all’incontro al Mise. Ecco il testo della dichiarazione del Governatore:
Dare avvio ad un piano di smantellamento delle parti non più utilizzabili e abbreviare il più possibile i tempi di presentazione dello studio di fattibilità della seconda fase del Piano industriale.
Se Jindal darà avvio a breve alla fase di smantellamento, potremmo arrivare all’impiego di altri 200 lavoratori, oltre ai 435 previsti da qui a fine 2018. E, vista la lunga fase di attesa, sarebbe importante che l’azienda riuscisse ad abbreviare i tempi di presentazione di ciò che prevederà la seconda fase, quella dedicata ai nuovi investimenti sui forni elettrici. Se cosi accadrà sarà possibile occupare altri lavoratori. Il nostro obiettivo è infatti quello di far tornare al lavoro tutti gli attuali duemila addetti. E contiamo di riuscirci.
Il consigliere regionale
Il consigliere regionale Gianni Anselmi, dopo la riunione al Ministero dello sviluppo economico, ha rilasciato su Facebook la seguente dichiarazione:
Jindal SW ha presentato ieri al Mise il proprio company profile, che la colloca come uno dei soggetti industriali più credibili del pianeta. Piombino è individuata come la porta di accesso all’Europa del gruppo e avrà, dopo il closing definitivo previsto nelle prossime settimane, un ruolo importante nella strategia di espansione del colosso indiano. In parallelo alla ripartenza dei laminatoi, prevista già nell’immediato con l’utilizzo di semilavorati prodotti negli altri stabilimenti del gruppo, si pianificherà la realizzazione di investimenti nella produzione di acciaio da forni elettrici con le migliori tecnologie disponibili per alimentare anche un nuovo treno di laminazione di prodotti piani. L’investimento complessivo oscilla fra gli 850 milioni e il miliardo di euro, e prevede un rilancio importante anche delle attività logistico-portuali. La posizione delle istituzioni è molto chiara: occorre affiancare alla ripresa della laminazione, nei tempi più stretti, l’attività di smantellamento degli impianti e dei manufatti non più utilizzati, per dare lavoro a più persone e imprese possibili e liberare aree importanti. E soprattutto occorre abbreviare i tempi per la realizzazione degli investimenti, per far rientrare al lavoro le persone, consentire un uso più efficiente degli ammortizzatori sociali e rimettere in moto l’economia anche dell’indotto. Intorno a questo progetto e alla collocazione dei nuovi impianti sarà necessario bonificare e rimettere in gioco aree per lo sviluppo diversificato. Sono già previste riunioni nei prossimi giorni anche con il sindacato per approfondire ogni aspetto produttivo, occupazionale, sociale, ambientale e definire un nuovo Accordo di programma che disciplini l’utilizzo delle ingenti risorse che Governo e Regione hanno messo in campo. Si tratta di entrare nel merito e lavorare per cogliere tutte le opportunità al meglio e ripartire dopo anni di buio. È giusto essere cauti, come fanno le istituzioni e i sindacati, e lavorare; ma chi già stamani è impegnato a sminuire l’importanza della riunione di ieri denota limiti evidenti di buona fede e forse qualcosa di peggio: il timore che si comincino a risolvere i problemi. Invece tutti insieme dobbiamo preparare giorni migliori.
I sindacalisti della Fiom Cgil
Una nota a firma del segretario nazionale della Fiom Rosario Rappa e del coordinatore nazionale Fiom per la siderurgia Mirco Rota, è apparsa nel sito del sindacato la seguente dichiarazione:
Le linee guida illustrate oggi dal management di Jindal ci mostrano i tratti di una interessante operazione industriale. Per la Fiom l’obiettivo, come sempre ribadito in questi ultimi anni, è quello che Piombino torni a produrre acciaio, e l’annuncio dei due forni elettrici entro il 2020, più un eventuale terzo forno nel 2021, va in questa direzione, garantendo l’occupazione per tutti i dipendenti, cosa che al momento questo piano non garantisce.
Ora è necessaria una discussione dettagliata sul piano industriale alla quale dovrà seguire immediatamente un confronto sugli ammortizzatori sociali da individuare per accompagnare il percorso di rilancio dell’acciaieria, non essendo al momento coperto l’intero periodo. Infine abbiamo cominciato a sollevare oggi due questioni su cui confrontarsi nei prossimi incontri con Jsw: l’impatto ambientale della produzione, sia dal punto di vista della salute e della sicurezza dei lavoratori che dell’impatto sul territorio, e tutto il sistema dell’indotto, con la specifica di quali saranno le attività direttamente svolte da Jindal e quali esternalizzate. L’incontro è stato aggiornato nei prossimi giorni per discutere dell’accordo di programma e degli ammortizzatori sociali.
I sindacalisti della Uilm
Nel sito nazionale della Uilm è apparsa la seguente nota:
Si è svolto al Ministero dello sviluppo Economico, l’incontro tra le Organizzazioni sindacali, le RSU Aferpi/Piombino Logistic ed i rappresentanti del gruppo JSW Steel .
L’azienda ha confermato la previsione del closing per l’acquisizione di Aferpi entro la prima metà del mese di giugno.
Nel corso della riunione sono state illustrate le linee guida del “Piano industriale” per il sito di Piombino che prevede la fase di start-up con il riavvio dei treni di laminazione entro l’anno in corso ed una produzione a regime entro il 2020.
JSW ha dichiarato di essere impegnata nell’implementazione dello studio di fattibilità per il riavvio dell’area a caldo che prevederebbe l’installazione di 2 (+1) forni elettrici (anche con alimentazione con preridotto) ed avviare anche la produzione di coils entro il 2022.
La Uilm ha chiesto di potersi confrontare al più presto con un Piano Industriale definitivo per poter condividere questo annunciato processo di rilancio della ex Lucchini.
In particolare abbiamo espresso la necessità di effettuare approfondimenti specifici a partire dai temi:
- Investimenti, necessario avere il dettaglio delle previsioni sui singoli impianti;
— Livelli occupazionali, quelli dichiarati dall’azienda, non sarebbero (a nostro avviso) in linea con i volumi produttivi dichiarati;
- Logistica, progettare e realizzare un sistema per un efficiente sistema di gestione per questa strategica attività;
- Infrastrutture, occorrono interventi sulle attrezzature ed un adeguamento dell’area portuale in grado di poter sostenere la previsione di movimentazione complessiva di 3 milioni di tonnellate (materie prime, semiprodotti e prodotti finiti);
- Energia, in prospettiva della realizzazione di 3 forni elettrici è necessario realizzare l’infrastruttura adeguata;
- Demolizioni, avviare in tempi rapidi il progetto di smantellamento per la creazione di lavoro ed occupazione diretta ed indiretta.
Infine, per quanto concerne gli ammortizzatori sociali, abbiamo chiesto al Governo un incontro specifico per assicurare gli strumenti necessari per tutta la durata del Piano. Abbiamo dunque apprezzato le intenzioni di JSW per il rilancio industriale di Piombino che nella prospettiva dovrebbe assicurare uno sviluppo sostenibile anche per tutto il territorio piombinese.
I sindacalisti della Fim Cisl
Il segretario della Fim-Cisl Nicola Alberta ha rilasciato la seguente dichiarazione:
Nell’incontro al Mise il gruppo Jindal ha presentato le linee guida del piano industriale che dovrà essere perfezionato dopo il closing, l’accordo per il subentro a Cevital nel controllo della società. Jindal intende secondo quanto illustrato riavviare la produzione di acciaio con investimenti importanti di costruzione di due forni elettrici e di riavvio delle linee di laminazione.
Il piano si estende su un periodo di 4 anni e prevederebbe di occupare circa 800 diretti.
Il sindacato, pur ritenendo importante la scelta di investimento di Jindal, ha chiesto precisi impegni produttivi in grado di offrire garanzie per tutti i 2000 addetti, diretti e non, e per i lavoratori dell’indotto, con adeguati carichi di lavoro, oltre alla necessaria copertura di ammortizzatori sociali che va ottenuta dal Ministero del lavoro.
Nei prossimi giorni si terrà un incontro della cabina di regia sull’accordo di programma per l’aggiornamento sulle opere di infrastrutturazione dell’area industriale e portuale.
I sindacati hanno chiesto quindi l’apertura di un confronto di merito con il gruppo per affrontare tutti i problemi di organizzazione del lavoro, di carichi e di occupazione ponendo la condizione della condivisione di tutto il percorso a tutela dei lavoratori e del territorio.
Il futuro di Piombino va infatti costruito, impegnando Jindal, con i lavoratori e tutti i soggetti istituzionali.
L’Unione sindacale di base
Non presente all’incontro di Roma il sindacato Usb ha rilasciato la seguente dichiarazione:
Dopo il mancato accordo sulla vicenda ILVA l’Unione Sindacale di Base non è stata convocata al tavolo di trattativa presso il Ministero dello sviluppo economico per la presentazione del piano industriale di Jindal. Probabilmente il pretesto utilizzato è quello della mancanza di una nostra RSU. Siamo consapevoli che la nostra organizzazione è attualmente considerata “scomoda” in un momento in cui il Ministro Calenda, ormai dimissionario, cercherà di far ingoiare la pillola amara alle altre organizzazioni sindacali. Sicuramente anche FIOM, FIM e UILM non avrebbero gradito la nostra presenza.
Nonostante ciò USB ha un cospicuo numero di iscritti all’interno dell’acciaieria. Noi continuiamo a ribadire che le RSU di oggi non sono lo specchio delle votazioni passate. E’ una questione di democrazia e trasparenza.
Per tutti questi motivi abbiamo deciso di convocare un’assemblea aperta di tutti i lavoratori (compresi i lavoratori dell’indotto che non hanno potuto partecipare a quella interna) per lunedì 28 maggio dalle ore 10 alle 12 al cavalcavia in via caduti del Lavoro di fronte al Palatenda.