A Rebrab di nuovo merci?
PIOMBINO 6 febbraio 2016 — L’articolo del Sole 24 ore “ Ex Lucchini, promesse algerine alla prova dei fatti” è a dir poco inquietante. Le notizie su Rebrab non sono le più rassicuranti per il nostro territorio e tutti i dubbi che noi abbiamo sempre avuto, ovvero il basso prezzo di acquisto della fabbrica, segno di una incerta stabilità finanziaria ( della serie “ se spendo poco, nel caso, perdo anche poco”), il continuo rimandare le scadenze e, soprattutto , l’acquisto del forno elettrico (anzi, dei forni elettrici, perché non scordiamoci che dovevano essere due), un piano industriale sommario e superficiale, il silenzio, da diverso tempo, sulla costruzione dell’impianto agroindustriale, le ormai famose bonifiche, il balletto AFO sì AFO no, la mancanza di liquidità per l’approvvigionamento del materiale necessario al funzionamento dei laminatoi e così via, sono adesso chiariti dall’inchiesta effettuata da un giornale che noi possiamo tranquillamente definire “del padrone” quindi non sospetto di essere dalla nostra parte. Il quadro descritto mostra l’affaire Piombino al centro di un intrigo politico economico per il quale Rebrab, prima nelle grazie della fazione politica legata all’ex capo dei servizi segreti algerini, adesso è caduto in disgrazia nei confronti di Said Bouteflika che ha preso le redini del potere e lo sta facendo fuori, in primis impedendogli di portare all’estero i capitali, quindi di fatto non consentendogli di investire a Piombino, investimento ritenuto un escamotage per esportare appunto capitali fuori dell’Algeria… Ecco, a questo punto siamo. Detto questo ed invitando alla lettura dell’articolo completo, ci chiediamo come sia possibile che chi ci governa e quindi chi ha fatto gli accordi con Rebrab, non sia stato in grado di verificare la situazione politico finanziaria di Cevital, prima di gettarci in mano a questo signore che è stato invece fin troppo ringraziato. Come mai Renzi, invece di stare a stupideggiare sul maglioncino del Sindaco di Piombino, non ha attivato tecnici ad hoc ed anche la diplomazia internazionale, per capire chi e cosa rappresentava Rebrab in Algeria, perché non ha valutato tutte le problematiche che potevano innescarsi? Come possiamo non esprimere tutto il nostro scetticismo verso la classe dirigente del nostro territorio e soprattutto del governatore Rossi che quando è tornato dalla gita in Algeria a visitare l’impero di Rebrab ha detto di vedere il modello Piombino già fatto? Ma come possiamo non considerare le parti istituzionali che governano ovunque, città Regione e Stato, e cioè il Pd, incapaci di programmare e gestire una politica industriale degna di tale nome? E ci dovremmo fidare di chi, ma di chi, a questo punto? Il governo italiano si deve fare carico del problema siderurgico nazionale e non solo di Piombino, ma anche di Terni, di Taranto, di Genova e bisogna che trovi al più presto soluzioni valide anche con un intervento in prima persona, un intervento pubblico, non ci stancheremo mai di dirlo, per tirarci fuori dal baratro in cui si sta andando. Noi siamo un partito politico e facciamo politica, ma sosteniamo e sosterremo ogni forma di lotta che i sindacati, primo soggetto che ha il dovere di unire i lavoratori che rappresenta e di svegliarli dal torpore dell’attesa del Dio provvidenziale, vorranno mettere in campo per dimostrare che la pazienza è finita e che questa città non vuole più essere presa in giro dagli annunci e dai proclami. E poi, come sono giustificati i compensi milionari dati a Nardi ed ai consulenti, compensi citati da un altro articolo del Sole 24 ore? Quali sono i risultati ottenuti ed il lavoro svolto? Per ora, ben poca roba, e poi si parla dei costi della politica! Inoltre, per concludere, a chi ci dice che è facile parlare quando non si è al governo, rispondiamo che è altrettanto facile governare così, a casaccio, senza obiettivi e investimenti validi per la ripresa di questo Paese, con il solo intento di tagliare su tutto, lavoro, scuola, sanità…perché “ ce lo chiede l’Europa”. E intanto qui va tutto a scatafascio.
Rifondazione comunista