A Rebrab vogliono impedire l’acquisto delle tv
PIOMBINO 6 maggio 2016 – Sarebbe un errore credere che in Algeria vada in scena una di quelle scaramucce quotidiane che si osservano in Italia tra opposte fazioni e che spesso e volentieri vengono composte nei ristorantini che circondano i palazzi romani del potere. No, nel paese nord africano, giorno dopo giorno, gli scontri sono di ben altra natura e le divisioni tra i contendenti sono nette e radicate. A Venturina Iassad Rebrab, padrone di Cevital e quindi di Aferpi e dei destini dell’industria siderurgia piombinese, sottolineò che non c’erano contrasti tra lui ed il governo algerino. Una cosa sicuramente vera da parte di un industriale che il 27 marzo scorso ha compiuto 72 anni, che comunque ha ancora voglia di essere un protagonista degli affari internazionali e che nulla desidererebbe di più di un po’ di pace per continuare per le strade del mondo nella sua attività di ricchissimo imprenditore. Ma così di certo non è per il governo di Abdelmalek Sallah, per il presidente della Repubblica Abdelaziz Bouteflika, per il ministro dell’energia e delle miniere Abdesselam Bouchouareb, e per quello delle comunicazioni Hamid Grine e per un’altra discreta fetta del governo che non dimentica le amicizie di Rebrab con la politica del passato a cominciare dai rapporti col generale Mohamed Mediène detto Toufik.
D’altra parte lo ha detto lo stesso Issad al suo giornale Liberté ed a Berbere tv: “Non faccio parte del loro clan. Mi piace la mia indipendenza. Sono un elettore libero”. Che, in soldoni, significa un oppositore intransigente e temibile dall’alto della sua consistenza economica, del suo prestigio internazionale e della sua influenza su vasta aree del paese e su settori imprenditoriali, culturali e finanziari. Qualcuno nel governo algerino, considerato tutto, ha abbassato i toni limitandosi a gestire le scaramucce, qualcun altro ha invece impugnato l’ascia di guerra. Non sono passati molti mesi da quando Abdesselam Bouchouareb dichiarò finito il monopolio dello zucchero, da sempre roba esclusiva di casa Cevital. Non sono passate troppe settimane dalle lamentazioni di Rebrab assalito dal dubbio che addirittura lo volessero arrestare. E datano anni le attese per il via statale a decine e decine di progetti che Cevital assicura come forieri di migliaia di posti di lavoro. Per non considerare gli ingenti capitali con cui Rebrab potrebbe finanziare le proprie attività all’estero e che invece restano fermi nelle casseforti della banca d’Algeria.
L’ultimo assalto a Cevital non è senza significato. Riguarda infatti l’informazione, ovvero il tentativo, neanche tanto nascosto, di Rebrab per guadagnare testate e per aumentare la propria influenza ed il proprio consenso. Roba che ai vertici dello stato algerino resta indigesta. Bouteflika non molto tempo fa ha dichiarato la propria ostilità verso “un nuovo Berlusconi d’Algeria”.
Cevital, che già possiede il quotidiano Liberté, che ha messo nel mirino El Watan, che ha ottimi rapporti con Tsa e con altre testate, recentemente ha trovato un accordo per la partecipazione, attraverso la sua controllata Ness-Prod, nel pacchetto azionario del gruppo El Khabar che riunisce uno dei più diffusi giornali in lingua araba e tre canali televisivi. Addirittura alcuni giornalisti ed alcuni tecnici di una delle emittenti hanno fatto conoscenza con la loro nuova proprietà proprio a Venturina dove sono giunti a documentare la cerimonia di premiazione di Rebrab da parte di Costa Etrusca.
Ad Algeri però la mossa di Cevital non è piaciuta tanto che il ministro della comunicazione Grine ha presentato un ricorso in tribunale appellandosi al codice che regola la vita dei media in Algeria. Nell’operazione, a giudizio del governo, sarebbero stati violati gli articoli 17 e 25 che si riferiscono, nella sostanza, all’eccessiva concentrazione di testate ed a criteri di cessione di pacchetti azionari di gruppi mediatici. La prima seduta del tribunale, mercoledì 4 maggio, è stata caratterizzata da una manifestazione che è stata organizzata davanti al palazzo di giustizia a favore della libertà di stampa e quindi a sostegno dell’operazione messa in campo da Rebrab. Molti giornali si sono schierati con El Khabar usando spesso parole forti. Il giornale di Rebrab Liberté ha pubblicato diversi articoli sulla vicenda ed in particolare un fondo che, tradotto, potete leggere nel box qui sopra.
Di fronte all’aggiornamento del dibattimento per mercoledì prossimo, 11 maggio, immediatamente si è messa in moto la macchina per organizzare una manifestazione di protesta ancora più consistente.
Operazioni che stanno infastidendo non poco il governo di Algeri. A dimostrazione si può citare il sostanziale disimpegno del ministro Bouchouareb a rispondere alle domande rivoltegli dall’agenzia Tsa a margine del congresso del Rassemblement national démocratique, il partito al potere in Algeria.
Il quadro che emerge da tutti questi avvenimenti mostra una situazione in piena evoluzione, dagli esiti difficilmente prevedibili per noi italiani e comunque per chi ha scarsa dimestichezza con una realtà complessa come quella algerina.
Più che mai difficile è capire quali conseguenze possa avere un simile stato di cose per Piombino. A lume di naso si può solo dire che nella calma e nella tranquillità si lavora e si produce meglio e, in questo caso, di calma e di tranquillità pare essercene poca. Almeno per ora.