Abolire l’ Autorità portuale può essere un’opportunità
PIOMBINO 7 agosto 2014 — L’accorpamento delle autorità portuali è un passo annunciato da tempo, sarebbe inopportuno oggi non prenderne atto e soprattutto voler fare delle battaglie solo di facciata.
Ricordiamo, a chi ha la memoria breve, che vi erano precise indicazioni che imponeva la legge 84 del 1994 per l’insediamento di autorità portuale nell’ambito del riassetto del settore a livello nazionale.
Vi furono pesanti pressioni da parte della politica e ne furono istituite altre in deroga, fra le quali Piombino (D.P.R. del 20 marzo 1996), nonostante i porti non avessero specifiche caratteristiche.
Alcune di queste sono state successivamente soppresse ed in base ad analisi concrete già da tempo è stata prevista una riorganizzazione con un sensibile riduzione.
Purtroppo tutto il sistema portuale è fortemente legato alla politica e talvolta le scelte non hanno logiche concrete sotto il profilo dello sviluppo, bensì formule di consociativismo clientelare strumentale a disegni di potere.
Per superare tali fenomeni estremamente ramificati nell’ambito locale, l’accorpamento di porti per aree complementari funzionali a specifiche esigenze commerciali in piena concorrenza con i traffici internazionali, potrebbe essere una possibile soluzione.
Insomma sinergie da poter predisporre una serie di interventi sotto il profilo logistico, che altrimenti vedrebbero protagonisti i localismi con visioni limitate dalla forte concorrenza fra gli scali limitrofi.
Ovviamente perché ciò accada si dovrebbe assolutamente togliere dalle mani della politica la gestione delle autorità portuali, che neanche la legge, nonostante preveda curriculum adeguati per coloro che sono candidati alla guida delle AP, è capace di garantire.
Forse una dimensione più ampia potrebbe essere uno strumento di indebolimento del potere del partiti, permettendo maggiore selezione nell’ambito delle conoscenze e delle professionalità nel settore portuale.
Qualcuno crede che l’accorpamento sia un male per Piombino, al contrario invece potrebbe essere un’opportunità, se nascesse una vera e propria collaborazione funzionale alle esigenze degli imprenditori e non ad una visione pubblica.
Purtroppo troppo spesso si investe sui porti non con criteri di lungimiranza, ma per il breve periodo, senza una visione futura sull’utilizzo dell’infrastruttura, pensando solamente a far lavorare qualche azienda per la costruzione e per la fornitura dei materiali: basti pensare che accade anche che mezza cava sarà buttata in mare, quando sarebbe dovuta già terminare da tempo la sua coltivazione.
Luigi Coppola, Segreteria Provinciale UDC