Acciaio anche con processi di nazionalizzazione
PIOMBINO 27 luglio 2019 — Con una lettera aperta, il Camping CIG si rivolge ai lavoratori, ai cittadini, al sindaco, al presidente del consiglio comunale, ai capigruppo, alle forze politiche, sindacali, sociali, culturali di Piombino. L’intento è quello di aprire un dibattito pubblico a tutto campo, basato sui fatti: un contraddittorio aperto, realistico, costruttivo. Il 9 e il 23 luglio si sono svolti infatti importanti incontri al MiSE. A giudizio del Camping CIG, JSW continua a non assumere impegni precisi, cadenzati e verificabili e ugualmente fa il governo per gli impegni che gli competono. Se ne trae l’ impressione che ambedue “giochino al rimando”. Finora nessun fatto concreto ci spinge a pensare che si stia sviluppando un piano da un miliardo di investimenti e 1550 posti di lavoro. Siamo convinti che quel piano, di fatto, non esiste più e che, se qualcosa verrà fatto, sarà ben lungi da quelle dimensioni finanziarie e occupazionali.
È necessario ammettere che siamo all’emergenza e che occorre un piano B per l’area di crisi complessa di Piombino. Con o senza Jindal, serve la revisione dell’accordo di programma per affermare la scelta strategica della siderurgia come produzione e lavorazione di acciaio pulito di alta qualità, lontano dall’abitato, compatibile con lo sviluppo di altri settori produttivi. Decisivo dev’essere il ruolo del governo, per investire risorse eccezionali, utilizzando al meglio le procedure amministrative previste per aree di crisi complessa, SIN, zone economiche speciali, senza escludere processi di nazionalizzazione o comunque di una forte partecipazione pubblica, per acciaio di qualità, potenziamento delle infrastrutture portuali viarie e ferroviarie, bonifiche, diversificazione economica, piani di lavori di pubblica necessità e sostegno al reddito nella fase di transizione.
Per rinascere, Piombino deve essere presa in considerazione come emergenza nazionale.
Coordinamento Art.1‑Camping CIG
Preoccupazioni giuste, soluzione impossibile. Nazionalizzare oggi è impossibile, non ce lo permetterebbero l’Unione Europea e il nostro debito. A giugno 2019 l’Italia ha 20 aree di crisi complessa, tra cui Piombino-Livorno, e 150 tavoli di crisi industriale. Come si fa a chiedere di diventare “emergenza nazionale” in una situazione del genere? Perchè Piombino dovrebbe essere più meritevole di attenzioni rispetto ad altri territori? Non succederà! Il tutto è lasciato alla libera iniziativa del proprietario del momento, perciò se un giorno a Piombino si tornerà a colare acciaio sarà solo per volontà della JSW e non certo perchè montagne di accordi glielo impongano.