Accordo di programma per una variante e tre tavoli
PIOMBINO 22 maggio 2019 – L’accordo di programma per il rilancio del polo industriale di Piombino in attuazione, non in sostituzione, dell’accordo di programma sul progetto di riconversione e sviluppo nell’area ex Lucchini del 24 luglio 2018, che sarà firmato dal presidente Enrico Rossi per la Regione Toscana, dal sindaco Massimo Giuliani per il Comune di Piombino e dall’amministratore delegato Fausto Azzi per ACCIAIERIE E FERRIERE DI PIOMBINO S.P.A. (AFERPI) riguarda una variante urbanistica, due tavoli tecnici e un gruppo di coordinamento.
La variante urbanistica
La variante urbanistica, che dovrà essere approvata dal Consiglio comunale di Piombino, quello che uscirà dalle elezioni del 26 maggio, entro trenta giorni dalla firma dell’accordo, è finalizzata a consentire la costruzione di un capannone adiacente all’attuale treno di laminazione rotaie per garantire l’operatività di un nuovo impianto di tempra delle rotaie (Stile libero Idee dalla val di Cornia ne ha già parlato nell’articolo Il treno rotaie rimane lì, il resto tutto da vedere):
Il problema è che il treno rotaie attuale, e di conseguenza il nuovo capannone previsto, si collocano nella zona, che si estende ad est del quartiere Cotone-Poggetto delimitata dal tracciato della vecchia SP della Principessa, dalla linea ferroviaria Piombino-Campiglia M.ma e a sud da Via di Portovecchio, per la quale le previsioni urbanistiche del Comune, dopo la “variante Aferpi”, prevedono la demolizione degli impianti e delle infrastrutture esistenti ed il progressivo insediamento di nuove unità produttive, prevalentemente nel settore agro-industriale. Per gli impianti e le infrastrutture esistenti sono consentiti solo interventi di demolizione e di manutenzione.
Di qui la necessità di una variante urbanistica che sostituisce questa limitazione nel modo seguente: “Fino all’approvazione del piano urbanistico attuativo ed alla stipula della suddetta convenzione, sono consentiti i seguenti interventi:
- manutenzione degli impianti e delle infrastrutture esistenti nonché interventi volti a soddisfare requisiti di igiene ambientale e di sicurezza sui luoghi di lavoro;
- demolizioni e interventi di bonifica ambientale.
Qualora siano adeguatamente motivate le ragioni che impediscono diverse localizzazioni negli ambiti industriali di espansione (D2), sono altresì consentiti interventi di adeguamento tecnologico/impiantistico ed implementazione del ciclo produttivo, comportanti anche nuova edificazione, con esclusione degli impianti per la produzione di coke e acciaio e/o il revamping della cokeria esistente, per i quali si deve perseguire esclusivamente l’obiettivo della delocalizzazione.
In tal caso:
- dovranno comunque essere rispettati gli indici e i condizionamenti ambientali indicati per il presente ambito;
- i titoli abilitativi edilizi saranno preceduti dalla sottoscrizione di specifica convenzione al fine di disciplinare la realizzazione e/o monetizzazione degli standard urbanistici ed altri eventuali impegni dell’Azienda nei confronti dell’Amministrazione.”.
Il problema in sostanza è che Regione e Comune condividono le motivazioni prodotte da Aferpi che impediscono una diversa localizzazione negli ambiti industriali di espansione (Colmata) del treno rotaie da cui consegue che anche l’impianto tempra deve essere costruito lì.
Cosa peraltro non nuova perché dalla lettura dell’accordo di programma si capisce che nel business plan (quello mai reso noto) allegato all’accordo di programma del 24 luglio 2018 si prevedono per il funzionamento del treno rotaie a pieno regime una serie di rifacimenti e poi anche l’installazione di un nuovo impianto per il trattamento termico, appunto quello di cui stiamo parlando. Per la verità la cosa era anche accennata, sia pur in termini meno cogenti, anche nelle Informazioni date alle organizzazioni sindacali il 6 giugno 2018.
Tavolo tecnico “Scarti di Produzione”
L’articolo 4 dell’accordo, intitolato “Polo per l’economia circolare e la sostenibilità della filiera siderurgica” non aggiunge molto a quanto già stabilito dal precedente accordo di programma del 24 luglio 2018 in materia di rifiuti, salvo istituire un Tavolo tecnico “Scarti di Produzione” con rappresentanti delle parti sottoscrittrici volto a definire quantità e qualità degli scarti prodotti, le possibili forme di riciclo, riuso e recupero nonché l’individuazione dei possibili siti di destinazione degli stessi. Anzi Aferpi ha tenuto a precisare chiaramente che “I lavori del suddetto Tavolo non pregiudicano le iniziative che autonomamente Aferpi vorrà assumere per favorire una chiusura sostenibile del proprio ciclo”.
Il nuovo articolo recita:
“1. In attuazione dell’articolo 8, comma 8 dell’Accordo 2018, Regione Toscana e Comune di Piombino confermano la necessità di assicurare, in una logica di economia circolare, il massimo reimpiego degli scarti della produzione di acciaio nonché lo smaltimento degli scarti residui nel rispetto del principio di prossimità e sostenibilità ambientale.
2. Ai fini di cui al comma 1, è istituito un Tavolo tecnico “Scarti di Produzione” con rappresentanti delle parti sottoscrittrici volto a definire quantità e qualità degli scarti prodotti, le possibili forme di riciclo, riuso e recupero nonché l’individuazione dei possibili siti di destinazione degli stessi.
3. La Regione avrà cura di coinvolgere l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) nei lavori del Tavolo “Scarti di Produzione”.
4. I lavori del suddetto Tavolo non pregiudicano le iniziative che autonomamente Aferpi vorrà assumere per favorire una chiusura sostenibile del proprio ciclo produttivo.”.
L’articolo 8 comma 8 del precedente accordo di programma stabiliva:
“In virtù dei principi di prossimità, economicità e sostenibilità, la Parte Privata si rende disponibile a valutare, per le attività di gestione anche finalizzate al riciclo dei flussi di materia connessi alla ripresa della laminazione, alle operazioni di smantellamento di impianti e manufatti, nonché di quelli derivanti dall’ulteriore implementazione ciclo siderurgico, la possibilità di perseguire soluzioni di filiera corta e di economia circolare, nonché ad utilizzare le forniture idriche derivanti dal progetto “Cornia Industriale” per il soddisfacimento dei fabbisogni connessi al ciclo produttivo, fermo restando l’utilizzo delle acque di cui all’articolo 4, comma 5.”
Tavolo tecnico per la restituzione di aree demaniali in concessione
L’articolo 5 del nuovo accordo intitolato“Tavolo tecnico per la restituzione di aree demaniali in concessione ad Aferpi”, anch’esso, non aggiunge molto a quanto già stabilito dal precedente accordo di programma del 24 luglio 2018. Si limita a istituire un tavolo tecnico per formulare proposte e definire modalità di restituzione della Parte privata di aree in concessione non più necessarie e a ufficializzare ciò che le istituzioni pubbliche dovrebbero fare normalmente, cioè praticare forme di collaborazione per rendere più veloci le pratiche. Da sottolineare il fatto che si chiama in causa l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale ma niente si aggiunge a chiarimento del fatto che gli impegni assunti nel precedente accordo di programma sull’estensione delle aree demaniali marittime sulle quali è stata concessa ad Aferpi una opzione di due anni per la loro utilizzazione e dunque il problema dello stato di queste aree, degli interventi di bonifica ed infrastrutturazione (comprese banchine e piazzali) da effettuare, dei progetti e dei finanziamenti per la loro utilizzazione rimane sospeso in un limbo inesplicabile.
Il nuovo articolo recita:
“1. In attuazione del comma 4 dell’articolo 3 dell’Accordo 2018, nella prospettiva dell’implementazione della fase 2 del business plan di cui in premessa allegato all’Accordo 2018, le parti istituiscono un Tavolo tecnico “Aree” con Aferpi con i seguenti compiti:
a) facilitare Aferpi nella gestione del rapporto con l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale e l’Agenzia del Demanio, per quanto riguarda concessioni e quanto altro necessario per la gestione delle aree della Parte Privata come previsto nel business plan;
b) formulare proposte e definire modalità di restituzione della Parte privata di aree in concessione non più necessarie;
c) facilitare sia eventuali istruttorie sia il confronto della parte privata con l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale e l’Agenzia del Demanio circa le relative procedure di cosiddetta sdemanializzazione.”.
L’articolo 3 comma 4 del precedente accordo prevedeva:
“Nella prospettiva dell’implementazione della fase 2 del Piano industriale, qualora la Parte Privata ritenesse utile o necessario acquisire ulteriori aree nella disponibilità della Parte Pubblica del presente Accordo, quest’ultima si rende disponibile a valutare la possibilità di concederle sulla base del riscontro degli investimenti o delle attività economiche della parte Privata. Qualora la Parte Privata non ritenesse più necessarie alcune delle aree nell’attuale disponibilità provvederà alla loro restituzione alla Parte Pubblica. La restituzione delle aree darà luogo alla variazione della concessione e del relativo canone nei termini stabiuliti dalla legge e dall’atto di concessione”.
Gruppo di coordinamento per le attività di demolizione e smantellamento
Anche l’articolo 6 dell’accordo, intitolato Gruppo di coordinamento per le attività di demolizione e smantellamento niente aggiunge a quanto già stabilito nell’accordo precedente per quel che riguarda le demolizioni degli impianti non più utilizzati e l’utilizzazione a questo fine di imprese e manodopera locale, salvo la dimostrazione implicita che piani, progetti, e quant’altro, necessari per le demolizioni, sono ancora lungi da venire. Rimangono petizioni di principio generiche all’interno dei richiami alle valutazioni economiche e tecniche tutte da fare. Dell’ipotesi poi di un possibile riutilizzo di alcune strutture, salvandole dalle demolizioni per fini culturali, turistici o altre, o almeno di un approfondimento per affrontare il tema, nemmeno una parola. È la conferma che all’attuale giunta comunale ed al sindaco, che tra una settimana non saranno più tali, questa tematica proprio non interessa.
Il nuovo articolo recita:
“1. In attuazione dei commi 3 e 7 dell’articolo 3, dei commi 3 e 4 dell’articolo 8 dell’Accordo 2018, con riferimento alla demolizione e smantellamento di edifici, impianti e strutture esistenti, le parti condividono la necessità di attivare un gruppo di coordinamento, aperto alle Organizzazioni Sindacali più rappresentative, tenendo conto anche dell’orientamento espresso al comma 4 dell’articolo 14 del medesimo Accordo 2018 circa l’utilizzo, per quanto possibile, di imprese fornitrici di servizi locali a condizioni competitive, nonché dei lavoratori di Aferpi stessa per le attività da svolgersi in autonomia.”.
Questi i richiami al vecchio accordo:
articolo 3 commi 3 e 7
“…Con riferimento alla demolizione di edifici, impianti e strutture esistenti, richiesta dal presente Accordo o dal Progetto, le Parti convengono che la Parte Privata si impegna all’adozione delle misure di prevenzione, ove necessarie, nonché, ai fini dell’utilizzo delle medesime aree per finalità produttive, alla loro caratterizzazione e, ove necessario, alla presentazione ed esecuzione, previa autorizzazione, di un progetto di messa in sicurezza operativa….
…La Parte Publica si impegna a favorire l’utilizzo da parte della Parte Privata del sito più prossimo, anche al fine di dare impulso economico al territorio e che sia economicamente sostenibile, per lo stoccaggio e l’eventuale trattamento di materiali oggetto di escavazione o demolizione…”
articolo 8 commi 3 e 4
“…Le linee guida di cui al comma precedente ( si tratta delle linee guida del piano delle demolizioni, ndr) saranno dettagliate per stralci mediante piani operativi delle attività di dismissione e smantellamento degli impianti cessati in accordo allo sviluppo del Piano industriale…
…La regione si impegna ad attivare uno specifico gruppo di lavoro costituito da un pool di tecnici finalizzato all’analisi dei Piani operativi di cui al comma 4 per il rilascio delle specifiche autorizzazioni eventualmente necessarie…”.
La fase 2 del business plan
Al tema della seconda fase prevista dal business plan di Aferpi l’accordo dedica l’articolo 3 intitolato Produzione di acciaio con forno elettrico:
“1. La Fase 2 del business plan di cui in premessa allegato all’Accordo 2018, stabilisce che, previo studio di fattibilità, “JSW Steel Italy Srl prevede di installare un impianto di produzione di acciaio integrato di capacità adeguata con forno elettrico”.
2. Le parti ribadiscono, per la propria competenza, l’impegno e la vigilanza ad esigere l’installazione del forno elettrico secondo le modalità e le specifiche dell’Accordo stesso, in base alla nota di AFERPI Spa del 4–3‑2019 citata in premessa, a conferma più in generale degli impegni già previsti per le Fasi 1 e 2 del business plan allegato all’Accordo 2018.”.
Ciascuno ricorda che JSW Steel, proprietaria di Aferpi, ha stabilito in 18 mesi, e dunque fino alla fine del 2019, il tempo necessario per effettuare studi di fattibilità per, così è stato detto alle organizzazioni sindacali, “un sito per la produzione di prodotti piani con impianti di fabbricazione di acciaio da forno elettrico, impianti di laminazione a nastri continui e laminatoi a freddo. Inoltre, con l’obiettivo di alimentare gli impianti di laminazione esistenti integrandoli, è previsto anche un forno elettrico ed una colata continua per blumi/billette”.
Nel corso del tempo sia i dirigenti di Aferpi sia i rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno parlato di un solo forno elettrico. Ciò che sta scritto realmente nel business plan allegato all’accordo del luglio 2014 non è mai stato reso noto ed oggi nell’accordo di programma viene scritto che, previo studio di fattibilità, “JSW Steel Italy Srl prevede di installare un impianto di produzione di acciaio integrato di capacità adeguata con forno elettrico”.
Pare di capire che gli studi di fattibilità rimangono, che la seconda fase dipende da essi, che i 18 mesi per farli rimangono e che essi avranno come tema un forno elettrico.
Almeno a questo elemento di chiarezza il nuovo accordo di programma contribuisce. Naturalmente, è bene chiarirlo, alla fine dei 18 mesi tutto può succedere. Dipende dagli studi di fattibilità.
Comunicato stampa del Comune di Piombino
Di seguito il comunicato stampa del Comune di Piombino intitolato “Aferpi: al via la Variante per il nuovo «treno rotaie»”
Va avanti l’iter della variante al Regolamento Urbanistico per consentire la realizzazione di un nuovo impianto di “tempra delle rotaie”, come richiesto dalla nuova proprietà Aferpi all’inizio di marzo, da collocare in un’area adiacente all’esistente treno di laminazione.
Questa mattina la giunta municipale ha approvato la delibera relativa alla proposta di Variante al vigente Regolamento Urbanistico, accompagnata da una relazione illustrativa redatta dagli uffici del settore urbanistica di Piombino con la quale si dà avvio al procedimento. Con la delibera si approva anche il testo dell’Accordo di programma per il rilancio del polo industriale di Piombino, in attuazione dell’accordo stipulato nel 2018 al momento del passaggio di proprietà tra Cevital e Jsw, che verrà firmato domani, giovedì 23 maggio alle 15,30 nella sala consiliare del Comune dal presidente Enrico Rossi, dal sindaco Massimo Giuliani e dal Ceo di Aferpi Fausto Azzi.
L’accordo di domani quindi è il frutto del lavoro svolto in questi ultimi due mesi da Regione, azienda e Comune per definire degli impegni ben precisi da parte dei tre soggetti coinvolti, preliminari alle modifiche urbanistiche richieste per la realizzazione del nuovo impianto.
Con l’approvazione di questi atti, si dà il via al procedimento vero e proprio di Variante che dovrà essere portato nel prossimo consiglio comunale, dopo le elezioni amministrative.
La Variante in oggetto è stata proposta dalla Soc Aferpi, nelle more della conclusione dello studio di fattibilità della cosiddetta fase due del piano industriale, al fine di procedere rapidamente alla realizzazione di un nuovo impianto di “tempra delle rotaie” da collocare vicino all’esistente treno di laminazione (cd Treno Rotaie). Un adeguamento impiantistico che si rende necessario per assicurare il mantenimento dell’occupazione e lo sviluppo della capacità competitiva dell’azienda, con l’obiettivo di soddisfare una crescente domanda del mercato mondiale di rotaie temprate a fronte di una progressiva riduzione dei consumi del mercato ferroviario di rotaie standard.
A fronte di tutto questo, e di un investimento da parte dell’azienda di circa 30 milioni di euro, l’amministrazione comunale ha cercato di dare una risposta nel più breve tempo possibile con l’obiettivo di qualificare ulteriormente la produzione delle rotaie con un beneficio anche dal punto di vista occupazionale.
Nell’accordo che verrà firmato domani in Comune sono tre i punti fondamentali per il rilancio del polo siderurgico: la realizzazione di un polo dell’economia circolare a servizio del processo produttivo siderurgico; la creazione di un tavolo sulle aree demaniali per il recupero delle aree non più utilizzate; la formazione di un coordinamento tra enti locali, azienda e sindacati per le demolizioni e gli smantellamenti con l’impegno a dare priorità all’utilizzo di imprese locali e di lavoratori Aferpi in cassa integrazione.
(Foto di Pino Bertelli)