Tale accordo tale variante: così è se ci pare
PIOMBINO 26 luglio 2017 — Dunque il Comune di Piombino il prossimo 28 luglio si accinge ad approvare la cosiddetta variante Aferpi che modifica sostanzialmente il Regolamento Urbanistico e il Piano Strutturale. Lo fa respingendo le tante osservazioni presentate da organizzazioni politiche, associazione e singoli cittadini su scelte che sono apparse a molti in contrasto con gli interessi pubblici, poco motivate e incoerenti con altre strategie di governo del territorio. I temi affrontati sono stati molti: l’occupazione delle aree naturali del Quagliodromo con nuovi impianti industriali, la modifica del tracciato stradale per il prolungamento della SS 398 che mantiene il traffico di transito dentro la città, la localizzazione di una nuova industria legata alla filiera agricola in prossimità del quartiere Cotone-Poggetto, la previsione di nuovi insediamenti produttivi e di servizio nel comparto della Città Futura e tanti altri ancora. Si tratta generalmente di osservazioni argomentate che spesso prevedono anche soluzioni alternative. Non negano la necessità di mutamenti nella pianificazione territoriale della città (la dismissione dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico è un fatto epocale con implicazioni territoriali enormi che vanno affrontate), ma pongono interrogativi, evidenziano contraddizioni, suggeriscono soluzioni.
Le osservazioni hanno come fine quello della migliore tutela di beni comuni come l’ambiente e la salute dei cittadini, la salvaguardia del patrimonio naturale e culturale, il riuso dell’immenso patrimonio di aree demaniali non più utilizzate per fini industriali al fine di dare soluzione alle criticità che hanno storicamente caratterizzato il rapporto tra città e fabbrica a Piombino. In nessuna osservazione (ad eccezione di quelle presentate legittimamente da imprese che operano nelle aree oggetto della variante) è rilevabile la pur minima traccia d’interessi privati. Chi ha presentato osservazioni lo ha fatto in nome dell’interesse pubblico e di quello generale della città e del territorio. Nessuno nega la necessità del rilancio produttivo e della diversificazione dell’economia. Il tema concreto posto dalle osservazioni non è il se, ma il come favorire questo processo salvaguardando l’interesse pubblico e quello generale.
Una variante schiava di un accordo mai approvato dal Consigio comunale
La maggioranza che guida il Comune di Piombino si accinge a respingere sostanzialmente tutto sostenendo che la variante adottata ad ottobre del 2016 va bene così e così deve essere approvata. Non per convinzione, ma perché “ il piano industriale del gruppo Cevital/Aferpi, parte integrante dell’Accordo di Programma sottoscritto in data 30.06.2015, è riconosciuto di interesse pubblico e che tutte le istituzioni che hanno sottoscritto detto Accordo, compreso quindi il Comune di Piombino, sono impegnate a determinare e favorire le condizioni per consentirne l’attuazione (si veda art.7 dell’AdP)”.
Poco importa che quell’accordo sia saltato e che con il recente addendum del giugno 2017 sia stata sollecitata la società Aferpi a presentarne un altro, dopo che in un biennio non è stata data attuazione a nessuno degli impegni assunti nel 2015.
Dunque non ci sono risposte nel merito delle osservazioni, ma il richiamo ad un atto sottoscritto tra i Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, la Regione Toscana, l’ Agenzia del Demanio, l’ Autorità Portuale, la Provincia di Livorno, il Comune di Piombino e l’imprenditore privato Aferpi. Da quell’accordo sarebbe scaturito l’obbligo per il Comune di Piombino di recepire il piano industriale Aferpi nei piani urbanistici del Comune. Il sindaco di Piombino, è bene ricordarlo, ha sottoscritto quel documento senza aver chiesto nessun mandato al Consiglio Comunale, che pure è titolare delle competenze in materia di pianificazione territoriale ed urbanistica (art.42 del Testo Unico Enti Locali). Se è vero che, firmando quell’accordo, il sindaco si è impegnato a recepire il piano del privato Aferpi, poteva essere risparmiata alla città e allo stesso Consiglio Comunale la farsa di una variante urbanistica che prevede l’adozione di una proposta, la sua pubblicazione per consentire a chiunque di presentare osservazioni, le controdeduzioni motivate alle osservazioni ed infine l’approvazione della variante nella versione definitiva, dopo le osservazioni. Un iter che presuppone partecipazione, ascolto, valutazioni, risposte motivate e accoglimento delle osservazioni che meglio rispondono agli interessi pubblici e generali.
Così non è stato. I cittadini e il Consiglio Comunale di Piombino sono state espropriati del diritto di pianificare il proprio territorio, per di più in nome di un piano industriale già fallito.
In realtà con la vicenda Aferpi si è consumato l’ennesimo atto di subalternità del Comune a decisioni calate dall’alto che, al contrario, avrebbero avuto bisogno di un interlocutore locale forte e autorevole, con una propria visione degli interessi della città e del territorio, senza la quale le stesse iniziative private sono destinate ad incontrare maggiori difficoltà e a generare dannosi conflitti.
Nel Quagliodromo si consente ad Aferpi ciò che non si consentirebbe ad altri
Che il Comune non abbia tutelato l’interesse pubblico e generale emerge chiaramente dalla risposta fornita a coloro che lamentavano l’occupazione dell’area umida del Quagliodromo con nuovi impianti industriali. Il Comune, nel riconfermare la scelta compiuta, precisa infatti che: “La realizzazione delle infrastrutture viarie e ferroviarie a servizio dell’industria siderurgica è conseguente e complementare al complessivo riassetto funzionale dello stabilimento prefigurato nel piano industriale che è parte integrante dell’Accordo di Programma sottoscritto in data 30.06.2015. Pertanto, nel caso di mancata attuazione di tale piano, la realizzazione delle suddette opere infrastrutturali non sarà ammissibile”.
La risposta dice la verità, ossia che ad Aferpi viene consentito quello che non sarebbe consentito ad altri. Ma in questa verità c’è anche l’ammissione che non si sta perseguendo l’interesse pubblico, ma bensì solo quello di Aferpi. Se il Comune, di fronte alla crisi, avesse ritenuto ammissibile la trasformazione di quella zona umida in una zona industriale lo avrebbe dovuto fare a prescindere da chi lo avesse richiesto. Se, al contrario, lo avesse ritenuto un bene pubblico da salvaguardare avrebbe dovuto respingere la richiesta di Aferpi, orientandolo verso altre soluzioni compatibili con l’interesse pubblico.
Ambiguità che si sommano alle recenti dichiarazioni dell’assessore all’urbanistica Carla Maestrini che invita i piombinesi a stare tranquilli poiché le previsioni della variante per il Quagliodromo varranno solo se Aferpi attuerà il piano industriale previsto dall’accordo di programma del 2015 (quello che non è stato attuato). In caso diverso tutto resterà come prima e i piombinesi potranno frequentare ancora le spiagge del Quagliodromo.
Non comprendiamo cosa davvero si auspichi l’assessore Carla Maestrini, se l’attuazione del piano Aferpi o la possibilità per i piombinesi di andare nelle spiagge del Quagliodromo?
È il minimo che può accadere quando non si inquadrano correttamente gli interessi privati, quelli pubblici e quelli generali. Purtroppo questo sta accadendo a Piombino e gli effetti si vedono, primo tra tutti lo stato confusionale che si è generato e che non facilita certo la fuoriuscita dalla crisi.
(Foto di Pino Bertelli)