LE CONSEGUENZE DEL PIANO "CORNIA INDUSTRIALE" MAI RIVISTO NEGLI ANNI

Acqua, un progetto travolto dai fatti e mai adeguato

· Inserito in News dal territorio
Nicola Bertini

CAMPIGLIA MARITTIMA 31 mar­zo 2019 — Sul­l’ac­qua non c’è da par­lare di mezze ver­ità e mi sen­to di rib­adire l’as­so­lu­to ritar­do con cui si è inter­venu­ti e si con­tin­ua ad inter­venire sul­l’ar­go­men­to.
La sto­ria del­l’ac­que­dot­to “Cor­nia Indus­tri­ale” lo dimostra sen­za las­cia­re mar­gine al dub­bio.

L’acquedotto per i bisog­ni delle Acciaierie
L’ac­que­dot­to, nato per con­vogliare i reflui alle acciaierie lim­i­tan­do in tal modo il pre­lie­vo dal­la fal­da, è entra­to in fun­zione nel 2012, appe­na due anni pri­ma del­lo speg­n­i­men­to del­l’alto­forno.
Da subito a fronte di 1,85 mil­ioni di metri cubi annui di poten­ziale, il con­sumo del­l’in­dus­tria è sem­pre sta­to lim­i­ta­to. Perfi­no nel 2012, 2013 e 2014 le ammin­is­trazioni han­no assis­ti­to, sen­za reazione alcu­na, allo spre­co di enor­mi quan­ti­ta­tivi d’ac­qua che, già allo­ra, pote­vano e dove­vano conoscere altro uti­liz­zo vis­to che, con ogni evi­den­za, non ser­vivano all’in­dus­tria.
Nel det­taglio i volu­mi giun­ti alle acciaierie sono sta­ti appe­na di 233 mila metri cubi nel 2012, 1.266 mila nel 2013 e 721 mila nel 2014.
Dunque già a quei tem­pi la polit­i­ca, anziché assis­tere inerme allo spre­co di mil­ioni di metri cubi d’ac­qua, avrebbe dovu­to provvedere alla ricon­ver­sione strate­gi­ca del­l’­opera. Non l’ha fat­to, ma le respon­s­abil­ità più gravi arriver­an­no dopo.

La man­ca­ta ricon­ver­sione del  prog­et­to “Cor­nia indus­tri­ale”
Nel­l’aprile del 2014 si chi­ude l’e­poca del ciclo inte­grale a Piom­bi­no. Il fab­bisog­no idri­co di Afer­pi, la soci­età alge­ri­na che ha ril­e­va­to le acciaierie, si riduce in modo dras­ti­co tan­to da ren­dere pres­soché inutile l’opera pub­bli­ca “Cor­nia indus­tri­ale” e da ren­dere asso­lu­ta­mente urgente la sua ricon­ver­sione. Seg­nali evi­den­ti che sarebbe sta­to nec­es­sario pen­sare al clas­si­co “Piano B” non era­no dif­fi­cile da leg­gere nep­pure per i più dis­trat­ti ma sti­amo ai fat­ti. A fronte di 1,85 mil­ioni di metri cubi poten­ziali, nel 2015 i metri cubi che non finis­cono in mare sono appe­na 25 mila 710 e 51 mila 142 nel 2016.

I cam­bi­a­men­ti cli­mati­ci e la crisi in agri­coltura
Nel con­tem­po gli effet­ti dei cam­bi­a­men­ti cli­mati­ci han­no reso la neces­sità di irrigazione delle col­ture sem­pre più impel­lente e la polit­i­ca avrebbe dovu­to facil­mente indi­vid­uare come inter­ven­to di inter­esse pub­bli­co la ricon­ver­sione strut­turale di un’­opera pen­sa­ta per un’e­poca ormai alle spalle.
Si giunge così al 2017, l’an­no del­la mag­giore sic­c­ità del­la sto­ria, quan­do si scon­ta l’in­erzia degli anni prece­den­ti e ci si fa trovare “scop­er­ti” persi­no sul­l’e­mer­gen­za che si con­cretiz­za­va.
Ricor­do infat­ti che la sic­c­ità del 2017, esat­ta­mente come quel­la che può con­cretiz­zarsi quest’an­no, si era annun­ci­a­ta già dal mese di dicem­bre del­l’an­no prece­dente. Eppure ciò che si riuscì a fare fu un inter­ven­to di piena emer­gen­za (non piani­fi­ca­to negli anni come sarebbe dovu­to e potu­to essere) doven­do persi­no chiedere la dero­ga per l’u­so irriguo di quelle acque. Un ritar­do che com­portò dan­ni pesan­tis­si­mi alle col­ture.

I giorni nos­tri

Ecco­ci ai nos­tri giorni. Non mi inter­es­sa dis­tribuire colpe tan­to per con­testare qual­cuno, vor­rei che tut­ti riflettessero sui dati. In cinque anni (2012/2017) a fronte di un poten­ziale di 9.25 mil­ioni di metri cubi di acqua, le ammin­is­trazioni han­no assis­ti­to iner­mi al con­sumo effet­ti­vo di 2,3 mil­ioni, nem­meno la Val di Cor­nia avesse le disponi­bil­ità idriche del­l’Alas­ka.
Nel 2017, venne con­ces­so l’u­so delle acque in dero­ga alle nor­ma­tive vigen­ti poiché ser­vi­va un ulte­ri­ore trat­ta­men­to per ren­dere uti­liz­z­abili a tut­ti gli effet­ti ques­ta preziosa risor­sa. Siamo nel 2019, al mio cal­en­dario sono pas­sati altri due anni, è scon­for­t­ante che si torni ad agire con l’ac­qua alla gola (anzi sen­za una goc­cia d’ac­qua) per tentare di instal­lare, spe­ri­amo entro mag­gio, i sis­te­mi di depu­razione nec­es­sari a super­are in modo defin­i­ti­vo il prob­le­ma. Questo stan­do, almeno, alle dichiarazioni del pres­i­dente del Con­sorzio di bonifi­ca.
Intan­to le piantine van­no messe a dimo­ra e non si può pen­sare di basare una fil­iera pro­dut­ti­va sul­la sper­an­za del­la piog­gia.

Rif­les­sioni e con­sid­er­azioni
Poche parole, più che per capire la grav­ità delle respon­s­abil­ità di chi ha gov­er­na­to, per spie­gare le “ricette” su cui alcu­ni polem­iz­zano per il futuro.
L’in­ter­ven­to “Cor­nia indus­tri­ale” ave­va il pre­gio di offrire una rispos­ta defin­i­ti­va alla ques­tione del­l’ap­provvi­gion­a­men­to idri­co del­l’in­dus­tria piom­bi­nese. Per­ché ciò è avvenu­to? Per­ché al cen­tro delle atten­zioni ammin­is­tra­tive dei gov­erni locali c’è sta­ta la fab­bri­ca. L’er­rore grave sta nel fat­to che i seg­nali del­la crisi del com­par­to siderur­gi­co — in spe­cial modo del ciclo con­tin­uo che con­suma mol­ta più acqua — era­no ben pre­sen­ti quan­do si decise di spendere oltre nove mil­ioni di euro (viene da pian­gere se si parag­o­nano alle cifre che ser­vono per i sis­te­mi di depu­razione dei reflui di cui si par­la da due anni) per portare 1,85 mil­ioni di metri cubi d’ac­qua all’ac­ciaieria.
Oggi l’ur­gen­za del­la ricon­ver­sione pro­dut­ti­va di un’in­tera area geografi­ca pone in capo alle Ammin­is­trazioni la respon­s­abil­ità di piani­fi­care con altret­tan­ta con­cretez­za — se non di più — la ricon­ver­sione delle strut­ture essen­ziali per garan­tire sta­bil­ità al sis­tema agri­co­lo.
Non si trat­ta — mi si per­don­erà — del­la soli­ta buro­crazia ital­iana. Si trat­ta di una sot­to­va­l­u­tazione del com­par­to agri­co­lo e agroin­dus­tri­ale nel­la log­i­ca del rilan­cio eco­nom­i­co di un’area. La vicen­da del pro­to­col­lo d’in­te­sa per lo sposta­men­to a Cam­po alla Croce dell’Italian Food è solo una ripro­va di ques­ta sot­to­va­l­u­tazione.
Le Ammin­is­trazioni han­no grande­mente e reit­er­ata­mente sot­to­va­l­u­ta­to il prob­le­ma del­la crisi idri­ca strut­turale del­la Val di Cor­nia, han­no igno­ra­to le politiche di dife­sa pas­si­va del­la risor­sa (con­ser­vazione ambi­en­tale, preser­vazione dal­l’im­per­me­abi­liz­zazione dei suoli, cor­ret­ta piani­fi­cazione degli usi del­la risor­sa) e di dife­sa atti­va (piani­fi­cazione degli inter­ven­ti sug­li acque­dot­ti da pre­tendere da parte del gestore, politiche di risparmio negli usi civili, indus­tri­ali e agri­coli), i frut­ti di ques­ta polit­i­ca si rac­col­go­no oggi.
La buro­crazia intral­cia sem­pre, ma qui man­ca una visione di ciò che è strate­gi­co per il futuro del ter­ri­to­rio. La buro­crazia non ha imped­i­to di trasfor­mare la dis­car­i­ca dei rifiu­ti soli­di urbani di Ischia di Cro­ciano in dis­car­i­ca per rifiu­ti spe­ciali né di por­tar­la a quo­ta 32 metri il tut­to in pochi mesi. Dal­l’aprile 2014 l’alto­forno è spen­to ma non siamo anco­ra sta­ti capaci di des­tinare in modo defin­i­ti­vo quel­la con­dot­ta idri­ca alle neces­sità del­l’a­gri­coltura. Che vor­rà dire?
È impor­tante mat­u­rare la con­sapev­olez­za del­la com­p­lessità delle inter­azioni tra attiv­ità umane, inef­fi­cien­ze e crisi idri­ca strut­turale. Il cam­po pozzi è una con­seguen­za di ciò, se si vuol sper­are in una soluzione bisogna agire sulle cause. In questo caso si parla­va però di un sin­go­lo inter­ven­to (“Cor­nia indus­tri­ale”) che,come ho dimostra­to a chi sostene­va mezze ver­ità, è già abbas­tan­za com­p­lesso di suo e di cui conos­ci­amo bene gen­e­si e ges­tione in virtù del fat­to che, negli anni pas­sati, a fare oppo­sizione su questi temi e a sforzarsi di pro­porre soluzioni alter­na­tive, io c’ero. Io.

* Nico­la Berti­ni è can­dida­to sin­da­co del “Grup­po 2019” a Campiglia Marit­ti­ma

 

Una risposta a “Acqua, un progetto travolto dai fatti e mai adeguato”

  1. Mario Gottini says:

    Il Movi­men­to 5 Stelle di Piom­bi­no ha pre­sen­ta­to a giug­no 2017 e fat­to approvare in con­siglio comu­nale il 18 set­tem­bre del­lo stes­so anno, una mozione in tal sen­so.
    Purtrop­po, come è suc­ces­so spes­so, dove era impos­si­bile boc­cia­re le pro­poste che veni­vano dal­l’op­po­sizione, si sono lim­i­tati a far­le sparire negli archivi.
    Moti­vo in più che ci spinge a vol­er gov­ernare questo Comune.

    https://drive.google.com/drive/u/1/folders/0B0A4eKM4Q2QZdzVOdklFUHlHZnM

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