Addio triste: uscite dall’aula, contrasti e dubbi
PIOMBINO 25 aprile 2019 – Si è conclusa nel peggiore dei modi l’attività del consiglio comunale di Piombino per il quinquennio del sindaco Massimo Giuliani. Due gruppi consiliari (Forza Italia di Francesco Ferrari e Ascolta Piombino di Riccardo Gelichi) che non hanno partecipato ai lavori motivando la loro iniziativa con i riferimenti legislativi che limitano all’urgenza e all’improrogabilità gli atti del consiglio in periodo pre elettorale, due gruppi consiliari (Rifondazione e Movimento Cinque stelle) che hanno condiviso il pensiero di Ferrari e Gelichi ma sono rimasti in aula votando poi contro i provvedimenti giudicati non urgenti e non improrogabili, il gruppo Spirito libero che ha “stigmatizzato la situazione” pur votando favorevolmente, insieme a PD e Sinistra per Piombino, sull’atto più controverso all’ordine del giorno, ovvero una variante “di manutenzione al Regolamento urbanistico”.
La normativa
L’oggetto del contendere ha riguardato, appunto, la normativa che in periodo pre elettorale limita consistentemente l’attività dei consigli comunali. Il legislatore, nell’adozione delle regole, ha chiaramente salvaguardato le prerogative dell’amministrazione che sarà in carica dopo il voto. Decisioni su temi programmatici di prospettiva, adottate dall’amministrazione uscente in prossimità di una consultazione elettorale, possono infatti, condizionare in modo rilevante la volontà dei nuovi eletti. Da qui la nascita di una piattaforma legislativa che è stata più volte aggiornata ma anche più spesso stiracchiata da ogni parte.
La pubblicazione del decreto del ministero dell’interno per indire i comizi elettorali e quindi la data delle elezioni pone, secondo le norme, il limite di 55 giorni entro cui i consigli comunali sono obbligati a deliberare solo atti “urgenti e improrogabili”. Una ricca scuola di pensiero ha sostenuto la tesi dei 55 giorni contro la prassi ormai in voga che ha ridotto a 45 i giorni della ristretta facoltà decisionale dei consigli. La motivazione giuridica dell’accorciamento ha trovato, nel tempo, il proprio riferimento in un’altra “pubblicazione”. Ovvero, non quella del decreto del ministro, ma quella, molto più locale ed in vero poco attinente con il lavoro delle assemblee elettive, che riguarda i manifesti, che i sindaci devono affiggere per informare la popolazione del turno elettorale. Un adempimento di legge che appunto deve avvenire entro 45 giorni dal voto.
La seduta consiliare del 24 aprile
Nel caso di Piombino la seduta consiliare si è tenuta mercoledì 24 aprile, quindi a solo 31 giorni dell’apertura dei seggi, quando il decreto del ministro Salvini era stato emanato (20 aprile) e pubblicato e quando i manifesti del sindaco erano stati già affissi da giorni.
Ne consegue che, in data 24 aprile, l’unica possibilità per deliberare da parte dell’assemblea di via Ferruccio riguardava casi “urgenti e improrogabili”(comma 5 articolo 38 decreto legislativo 18 agosto 2000 numero 267).
Al solito per avere una definizioni più completa degli atti “urgenti e improrogabili” giova ricordare, come Stile libero Idee dalla Val di Cornia ha già fatto in precedenti articoli, la circolare del ministero dell’interno, 7 dicembre 2006, nella quale viene puntualizzato che “spetta ai consigli in scadenza, nella propria autonomia, individuare i casi in cui ricorrono gli estremi dell’urgenza e della improrogabilità” e che “tali sono i casi in cui l’inattività comporti un danno per l’ente o si configuri come un inadempimento di fronte a obblighi derivanti da leggi, provvedimenti amministrativi o comunque collegati a vincoli contrattuali”.
Si poteva o non si poteva deliberare?
La domanda che ci si pone è: “Rientravano in questa fattispecie gli argomenti posti all’ordine del giorno della seduta del 24 aprile scorso?
Per conoscere quali essi fossero ci limitiamo al sunto presente nella nota stampa del Comune di Piombino diramata alla vigilia della seduta consiliare: “approvazione del rendiconto di gestione 2018, approvazione del resoconto di mandato del sindaco e di una variazione di bilancio, discussione della delibera che chiude anche la 2° fase della variante, il cui iter era iniziato nell’autunno scorso”.
Al riguardo di queste variante, nella stessa nota si dice: “L’approvazione entro la fine di questi cinque anni di amministrazione si rende necessaria per consentire il recepimento di quelle modifiche di destinazione urbanistica e normative per gli ambiti extra urbani, che potranno dare un maggiore slancio all’attività turistico ricettiva già dalla prossima stagione. Un iter, quello della variante, suddiviso in due fasi, che ha avuto inizio nel 2016 con l’avvio di una campagna d’ascolto specifica e con l’obiettivo di rendere più flessibili interventi di ristrutturazione, destinazioni d’uso, correttivi per le attività turistiche”.
Un’ulteriore descrizione sugli obbiettivi perseguiti con la stessa variante la potete ricavare dalla lettura del resoconto del consiglio comunale redatto dall’ufficio stampa del Comune e che pubblichiamo integralmente alla fine di questo articolo.
I dubbi
Una risposta all’interrogativo sulla rispondenza tra le norme che limitano il consiglio in fase pre elettorale e le deliberazioni approvate il 24 aprile, rimanda almeno ad una banale considerazione: “Non si potevano adottare prima le decisioni a cui ci si è ridotti in zona Cesarini?” Almeno in più di un caso certamente sì. La qualcosa lascia molti dubbi circa l’urgenza almeno di una parte degli atti. Per esempio la stessa variante — ribadiamolo — “è stata avviata con la campagna di ascolto del 2016”. Quindi, pur di fronte ad un iter complesso, un tempo non breve che non pare giustificare urgenze a un mese dal voto.
Non poche perplessità lascia anche la diversa interpretazione tra il concetto di “adozione di una variante” e “approvazione di una variante”. Nel dibattito, a sostegno della giustificazione dell’atto, si è voluto puntualizzare che un’approvazione altro non è che la conclusione di un iter. Quindi niente di nuovo, anzi roba scontata e necessariamente da portare a termine. Tutto vero come è più vero, tuttavia, che in questo modo, si pone, in extremis, una pietra tombale sulla possibilità di scelta di una futura amministrazione, qualunque essa sia. E comunque in sede di approvazione si decide sempre sulle osservazioni presentate, siano esse accettate siano esse respinte, e tale decisione il consiglio comunale l’avrebbe potuta prendere tranquillamente dopo le elezioni, non rivestendo le caratteristiche dell’improrogabilità.
Le conclusioni
Il dibattito in consiglio è stato caratterizzato dalla iniziale presa di posizione dei gruppi di minoranza facenti capo a Francesco Ferrari e Riccardo Gelichi i quali hanno fatto proprie le norme sull’attività dei consigli comunali in periodo pre elettorale e, consegnato agli atti un loro documento (lo potete leggere integralmente alla fine di questo articolo), hanno ritenuto di non partecipare ai lavori della seduta.
La loro posizione è stata sostenuta anche da Fabrizio Callaioli di Rifondazione comunista e da Daniele Pasquinelli del Movimento cinque stelle i quali però sono rimasti in aula e hanno alla fine votato contro la variante che è passata con i voti dei consiglieri del Pd, di Sinistra per Piombino e di Spirito Libero.
Dichiarazione dei consiglieri Riccardo Gelichi, Fabrizio Ferrari, Elena Parietti
Preso atto:
che il comma 5 dell’articolo 38 del decreto legislativo 18 agosto 2000 numero 267 recita: “I consigli durano in carica sino all’elezione dei nuovi, limitandosi, dopo la pubblicazione del decreto di indizione dei comizi elettorali, ad adottare gli atti urgenti e improrogabili”,
che il ministro Salvini ha emanato il decreto di indizione dei comizi elettorali il 20 marzo 2019 e quindi si potrebbe interpretare che dalla suddetta data i consigli comunali potevano deliberare solo “atti urgenti e improrogabili”, tra i quali non rientra l’approvazione di una variante urbanistica ‚che se invece facciamo riferimento al decreto del prefetto di Livorno emesso il 25 marzo 2019 con l’indicazione dei 45 giorni per la pubblicazione del manifesto di avviso agli elettori, il termine dal quale inizia la limitata attività dei consigli comunale (atti urgenti ed improrogabili) si sposta all’11 di aprile 2019 ma non oltre;
visto:
che come indicato nella circolare del Ministero degli interni n. 2 del 7 dicembre 2006, va rilevato che l’esistenza dei presupposti di urgenza ed improrogabilità deve essere valutata caso per caso dallo stesso consiglio comunale che ne assume la relativa responsabilità politica, tenendo presente il criterio interpretativo di fondo che pone, quali elementi costitutivi della fattispecie, scadenze fissate improrogabilmente dalla legge e/o il rilevante danno per l’amministrazione comunale che deriverebbe da un ritardo nel provvedere,
che il Tribunale Amministrativo Regionale del Friuli Venezia Giulia con decisione n. 559 del 15 dicembre 2011 ha affermato che“L’adozione di una variante al piano regolatore non rientra tra gli atti urgenti ed improrogabili, nemmeno se il Comune sta dando esecuzione ad un giudicato amministrativo che non ha in sé i caratteri dell’urgenza e indifferibilità”,
che dunque non sembra esserci l’elemento della scadenza fissata improrogabilmente dalla legge e che la materia urbanistica fuoriesce dalle fattispecie degli atti urgenti e improrogabili,
che comunque per un consigliere è difficile stabilire se il rinvio degli atti presentati potrebbe portare un danno all’Ente, oppure potrebbe portarlo ancora di più l’approvazione di atti successivamente impugnabili da terzi, cosa che metterebbe in seria difficoltà sia i privati che ne hanno beneficiato, che lo stesse Ente comunale che, attraverso la responsabilità del Consiglio comunale, se ne potrebbe assumerebbe tutti gli oneri pecuniari e giudiziari;
stabilito comunque che il ritardo degli atti portati solo oggi in Consiglio è comunque un gravissima responsabilità politica di questa amministrazione, i sottoscritti decidono di non partecipare ai lavori di questo Consiglio abbandonando l’aula.
Dall’ufficio stampa del Comune di Piombino
Resoconto del consiglio comunale del 24 aprile 2019
Rendiconto di gestione, variazione di bilancio, bilanci partecipate e Variante di manutenzione al regolamento urbanistico. Con queste ultime delibere si è chiuso oggi, mercoledì 24 aprile, il consiglio comunale della legislatura Giuliani. Un consiglio che è stato messo in discussione in massima parte dai partiti di opposizione perché ritenuto incompatibile, per gli argomenti trattati, con il silenzio elettorale imposto dalla legge dopo la data di pubblicazione dei comizi. In questo periodo la convocazione dei consigli comunali è possibile solo in presenza di atti improrogabili e urgenti, mentre le delibere che sono state inserite all’ordine del giorno del consiglio di Piombino, secondo Francesco Ferrari di Forza Italia e Riccardo Gelichi di Ascolta Piombino, non hanno queste caratteristiche. Per questo, sia Ferrari che Gelichi hanno scelto di abbandonare l’aula consiliare, mentre i consiglieri del Movimento 5 Stelle, di Rifondazione Comunista, pur condividendo questa critica, hanno partecipato al dibattito esprimendo però voto contrario su tutti gli atti presentati. Anche Spirito Libero ha stigmatizzato la situazione definendola border line, ma diversificando comunque il voto. Questo non ha impedito che le delibere venissero comunque approvate con il voto favorevole del PD e di Sinistra per Piombino.
Il consiglio si è aperto dunque con la prima delibera relativa al resoconto di gestione, introdotta dall’assessore Camberini che ha illustrato le positività della gestione finanziaria 2018, come certificato dai Revisori dei conti. L’esercizio 2018 è stato chiuso con un avanzo di oltre 11 milioni circa di euro rispettando tutti i vincoli di spesa imposti dalla legge.
Approvati anche i bilanci delle società partecipate di maggioranza (Società Patrimoniale, Società Gestione Farmacie, Atm e Parchi Val di Cornia) che, come ha spiegato l’assessore, rappresentano un altro adempimento interno da discutere necessariamente entro il 30 aprile. L’assessore ha evidenziato come i bilanci delle tre società siano in attivo e sostanzialmente non abbiano problemi. In perdita solo la Piombino Patrimoniale che però è oggetto di interventi, dal 1 gennaio un ramo di azienda è stato ceduto alla SGS srl (società Farmacie). La vendita del campeggio Sant’Albinia dovrebbe mettere definitivamente in liquidazione la società e chiudere definitivamente la Patrimoniale.
Infine ultima delibera in programma, l’approvazione della variante di manutenzione al Regolamento Urbanistico, 2° fase. L’assessore all’urbanistica ha voluto evidenziare le motivazioni che hanno spinto l’amministrazione comunale a inserire questa delibera come improrogabile e urgente. Innanzitutto il fatto che si tratti dell’atto conclusivo di una variante adottata a gennaio 2019, senza che ci siano state modifiche sostanziali all’atto. Delle osservazioni che sono state presentate, 18 da cittadini privati e una da parte della Regione, è stata recepita solo quella della Regione che consisteva nella richiesta di alcune integrazioni e modifiche tecniche. Niente di politico dunque e nessuna modifica sostanziale. Ma sono diversi i motivi che hanno spinto l’amministrazione e presentare l’atto con urgenza entro la fine della legislatura e che riguardano soprattutto le previsioni per il campeggio di Sant’Albinia. Con questa Variante, infatti, si riconferma per il campeggio l’ampliamento di posti letto fino a mille posti escludendo la tipologia ricettiva alberghiera, prevista originariamente dal regolamento urbanistico. La recente osservazione presentata dalla Regione Toscana ha però imposto di precisare ulteriori limitazioni nell’area di edificazione del campeggio, per il quale è in pubblicazione il bando di vendita, in scadenza il 30 aprile prossimo. Da qui la necessità di inserire queste precisazioni nel bando, prima della scadenza e prevedendo una proroga, per evitare contenziosi. A questo si aggiunge il fatto che le attuali previsioni del vigente Regolamento urbanistico scadono il 7 maggio, essendo trascorsi già 5 anni dalla sua approvazione nel 2014. La mancata approvazione della variante e quindi delle nuove previsioni del campeggio di Sant’Albinia, farebbe decadere anche l’offerta economica di vendita, tarata su 1000 posti letto. Altra conseguenza negativa della mancata approvazione sarebbero i ritardi per gli interventi del parco della Sterpaia. La Variante rende possibile infatti degli iter semplificati per i danni prodotti dal maltempo dell’ottobre scorso e questi non sarebbero possibili senza l’approvazione dell’atto.
La variante, che è stata avviata con la campagna d’ascolto del 2016 e ha seguito un iter complesso e lungo, secondo l’assessore dà delle risposte che la città aspetta e che sono state già definite in precedenza. Questa è la fase finale, che non modifica o aggiunge niente di nuovo rispetto a quanto deciso in precedenza.
Questa delibera è stata approvata con i voti favorevoli di PD, Sinistra per Piombino e Spirito Libero. Contrari Rifondazione comunista e Movimento 5 Stelle.