Aferpi non paga il dovuto? Entri in campo il governo

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pervenuta in redazione

PIOMBINO 4 dicem­bre 2017 — Abbi­amo appre­so con stu­pore e pre­oc­cu­pazione la notizia che Afer­pi, a segui­to del bloc­co di alcu­ni con­ti cor­ren­ti azien­dali da parte del com­mis­sario Nar­di per non aver ottem­per­a­to agli impeg­ni rel­a­tivi alla lam­i­nazione pre­visti dall’addendum siglato il 30 giug­no scor­so, sarebbe in dif­fi­coltà a pagare stipen­di e for­n­i­tori nei prossi­mi mesi. Due pun­tu­al­iz­zazioni: il grosso degli stipen­di sono garan­ti­ti dall’Inps e i for­n­i­tori ven­gono pagati se l’azienda lavo­ra men­tre adesso è prati­ca­mente fer­ma. Inoltre l’azienda ha a dis­po­sizione un fon­do di liq­uid­ità al quale attin­gere per pagare la sua quo­ta parte di stipen­di e i for­n­i­tori, per­tan­to se decidesse di non pagare sarebbe per sua volon­tà e non per impos­si­bil­ità a far­lo.
Cre­di­amo che ques­ta mossa sia una sfi­da al gov­er­no per mis­urare la volon­tà polit­i­ca di fare i pas­si nec­es­sari per essere coer­ente alle tante parole di questi giorni su vol­er estromet­tere Cevi­tal dal ter­ri­to­rio. Per­tan­to invi­ti­amo il gov­er­no, nel caso che l’ azien­da decidesse di met­tere sot­to scac­co i dipen­den­ti non pagan­do la parte di sua com­pe­ten­za per quan­to riguar­da gli stipen­di, ad inte­grare al 100% di quan­to i dipen­den­ti per­cepis­cono attual­mente ed inoltre con l’attuazione dell’art 8 del decre­to del 25 giug­no di questo anno sul Mez­zo­giorno applichi la pro­ce­du­ra per riportare la fab­bri­ca sot­to il con­trol­lo del com­mis­sario e pon­ga in essere tut­to quel­lo che è in suo potere per far ripar­tire i treni di lam­i­nazione, anche con un presti­to ponte, per poi atti­var­si con tut­ti quegli attori siderur­gi­ci inter­es­sati al sito di Piom­bi­no per dare un futuro a tut­ti i lavo­ra­tori inter­es­sati, alle loro famiglie e ad un ter­ri­to­rio mes­so in ginoc­chio da una situ­azione ormai insosteni­bile.

Il Sin­da­ca­to è un’altra cosa-Oppo­sizione in Fiom-Cgil di Piom­bi­no e Val di Cor­nia

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