Aferpi: i ripetuti consulti del primo semestre 2017

Redazione

PIOMBINO 16 mar­zo 2018 — È sta­to pub­bli­ca­to nel­la rubri­ca PUBBLICAZIONI il vol­ume  La Val di Cor­nia da Luc­chi­ni alla rein­dus­tri­al­iz­zazione 1 gen­naio 2017/ 30 giug­no 2017 che può ess­er scar­i­ca­to gra­tuita­mente. È la rac­col­ta di  tut­ti gli arti­coli e sag­gi pub­bli­cati sul tema da Stile libero Idee dal­la Val di Cor­nia in quel peri­o­do.

Il pri­mo semes­tre 2017 ha le carat­ter­is­tiche di un accani­men­to ter­apeu­ti­co o se si vuole di un insieme di con­sul­ti che si susseguono uno dietro l’altro. Alla fine di ognuno si annun­cia sem­pre un miglio­ra­men­to che viene smen­ti­to subito dopo. Il vero prob­le­ma è che nes­suno vuole ammet­tere ciò che tut­ti san­no e cioè che l’origine del­la malat­tia sta in un piano indus­tri­ale, quel­lo di Afer­pi, che non sta in pie­di, anzi che non è mai sta­to in pie­di ma pur tut­tavia è diven­ta­to il per­no di un accor­do di pro­gram­ma per la rein­dus­tri­al­iz­zazione e la bonifi­ca ambi­en­tale di Piom­bi­no che ha inglo­ba­to anche un insieme di inizia­tive e finanzi­a­men­ti pub­bli­ci scon­nes­si e inat­tua­bili. E così men­tre il ter­ri­to­rio muore i fir­matari, respon­s­abili di una vera e pro­pria deba­cle, pen­sano di soprav­vi­vere.
L’ultimo atto è la fir­ma di un adden­dum al con­trat­to di ven­di­ta del­la ex Luc­chi­ni a Cevi­tal che, osan­na­to come risoluzione del­la situ­azione di stal­lo e garanzia per la ripresa dell’attività pro­dut­ti­va, per gli inves­ti­men­ti, per l’attuazione di quan­to pre­vis­to dal piano finanziario (non si capisce bene quale e di chi), cadrà anch’esso, nei mesi suc­ces­sivi, nel nul­la. Come tan­ti altri impeg­ni, accor­di, pro­to­col­li, ver­bali e chi più ne ha più ne met­ta.
Ai dipen­den­ti ex Luc­chi­ni, ora di Afer­pi e Piom­bi­no Logis­tics, viene pro­l­un­ga­ta l’erogazione del­la cas­sa inte­grazione sub specie “il nuo­vo ammor­tiz­za­tore” che lib­era il datore di lavoro dagli obb­lighi del con­trat­to di sol­i­da­ri­età e cioè dall’obbligo di far lavo­rare lavo­ra­tori e azien­da almeno per il 40% delle ore poten­zial­mente lavor­a­bili ed assi­cu­ra il trat­ta­men­to assis­ten­ziale ai lavo­ra­tori. Nel­lo stes­so tem­po aumen­tano i prob­le­mi per i lavo­ra­tori dell’indotto ed in genere per tut­ti col­oro che non sono pro­tet­ti da ammor­tiz­za­tori sociali ed i dis­oc­cu­pati, soprat­tut­to gio­vani, ven­gono las­ciati sen­za pro­tezione alcu­na.
Una sto­ria di cui non si vede la fine.

 

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