Aferpi: una lettera d’intenti non fa primavera
PIOMBINO 30 marzo 2016 — Abbiamo atteso prima di pronunciarci, per capire di cosa trattasse l’annuncio fatto con proclami propagandistici, da campagna elettorale, del presidente Rossi e compagnia riguardante il raggiungimento di un accordo tra Aferpi e SMS group Demag, per la realizzazione della nuova acciaieria (con produzione di un milione di tonnellate) e del nuovo laminatoio per le rotaie. Abbiamo aspettato fino a quando abbiamo capito che si trattava solo di una semplice lettera di intenti: ossia un documento sottoscritto dalle parti durante la trattativa, per l’eventuale acquisto di un bene, con il quale disciplinano il procedere delle trattative, senza che questo le impegni a concludere il contratto.
Dalle letture dei giornali si evince che la lettera di intenti tra Aferpi e SMS Demag, da trasformare in contratto di acquisto, non rispetta il progetto siderurgico originario (che prevedeva un acciaieria con due forni elettrici e tre colate continue e 1.450 posti di lavoro), ma contempla la progettazione e la fornitura di una nuova acciaieria, composta da un forno elettrico e due colate continue e di un nuovo laminatoio per rotaie. Non comprende sicuramente le opere civili, ma non si capisce neppure se ci sono i capannoni con tutti i mezzi necessari, le opere elettriche e tutti gli impianti accessori indispensabili come per esempio l’impianto di sversamento e di recupero delle scorie. Intendiamo con quanto sopra, porre in evidenza il fatto che il pacchetto ordini è sicuramente parziale, si stima (fonti di stampa) un importo di 220 milioni di euro, e che, pertanto, dovrà essere completato con un notevolissimo ulteriore esborso di denaro, si presume (fonti di stampa) un importo aggiuntivo di 300 milioni di euro, rispetto al valore del contratto che verrà acceso con SMS Demag. Intanto ciò che si capisce è che tutto questo può provocare un allungamento dei tempi e che questa acciaieria non avrà due forni elettrici e colate continue in numero adeguato a produrre 2 milioni di tonnellate di acciaio ma bensì un solo forno elettrico con il quale produrrà 1 milione di tonnellate all’anno. Tutto questo, va detto, si ripercuoterà negativamente (ridimensionando i posti di lavoro necessari di circa 200 in meno) sulla quantità di personale che verrà riassunto e considerando i lunghi tempi di attuazione, che ad oggi non sono definiti ma presumibilmente non saranno inferiori a 24–30 mesi dalla formalizzazione del contratto a SMS Demag , occorrerà pensare ad un allungamento delle tutele per tutti i lavoratori non occupati. Quindi, rimane tutto il problema, urgentissimo, dell’allungamento degli ammortizzatori sociali (a partire dalle ditte dell’indotto) e del pagamento del TFR. Se almeno queste due condizioni non saranno soddisfatte i lavoratori, per sopravvivere, dovranno fuggire da questo territorio, senza poter aspettare gli eventuali investimenti.
Un invito forte quindi a tutti gli attori interessati, sindacati e politici, a non ridurre l’attenzione ma pressare Cevital/Aferpi affinché tutti gli ordini di acquisto necessari a completare l’intera fornitura senza nessuna esclusione, vengano emessi in tempi rapidi e chiediamo nuovamente , a tutela dei lavoratori , che i sindacati facciano un accordo per impegnare Aferpi a conteggiare i due anni imposti dalla legge sul mantenimento dell’ occupazione e delle attività produttive non dall’atto di acquisto avvenuto il 30 giugno 2015 e con scadenza 30 giugno 2017, ma dal momento dell’ inizio dei lavori per la realizzazione della nuova acciaieria (ricordiamo che dal 30 giugno 2017 Aferpi potrà disporre dei lavoratori e della fabbrica a suo piacimento senza alcun tipo di vincolo).
Per quanto esposto sarebbe opportuno che il presidente Rossi, nella massima trasparenza, rendesse pubblici i contenuti della tanto magnificata lettera d’intenti, per far comprendere ai lavoratori quale potrà essere il loro futuro in quanto hanno il diritto di essere informati:
- Se la lettera d’intenti riguarda il progetto siderurgico nel suo complesso oppure riguarda invece solo la parte impiantistica ed esclude le opere civili, come ad esempio fondazioni plinti colonne solai ecc. la discarica per il recupero e trattamento scorie, la depurazione delle acque e sottostazione elettrica, quindi chiediamo di conoscere con completezza di dati, cosa è compreso nella fornitura SMS Demag ed in quali tempi Cevital/Aferpi provvederà ad emettere tutti gli altri ordini mancanti e a completare il progetto nella sua interezza;
- Se esiste un cronoprogramma delle attività che tenga conto anche dei tempi per le autorizzazioni, notoriamente molto lunghi, inizio e fine dei lavori fino allo START ( prima colata? ) ;
- A quanto ammonta il contratto a SMS Demag e quanto si presume possa costare l’intero progetto. Ed in relazione al costo finale ipotizzato, quale sarà la parte finanziata da monsieur Rebrab. E chi sono i co – finanziatori.
- Quando verrà firmato il contratto con SMS Demag;
- Come viene finanziato;
- Quali sono le modalità di pagamento;
- Se è stata pagata una caparra al fornitore;
- Quali sono i termini di un eventuale annullamento della trattativa.
Ma quello che ancor di più ci preoccupa come lavoratori è quello che Il presidente Rossi e compagnia non dice:
- Che fine ha fatto il progetto agroindustria con investimenti valutati in circa 220 milioni di euro che permetterebbero di creare 700 nuovi posti di lavoro e di cui praticamente non si parla più da mesi?
- Che fine ha fatto il progetto logistica, quello vero, che si presume debba essere gestito dalla CEVITALY-LOGISTICS SPA, costituita il 28 gennaio 2015 con data inizio attività 13 marzo 2015 con scopo prevalente di “gestione del ciclo logistico delle merci del magazzino” (tale progetto prevede la creazione di 3 banchine, 2 gru di scarico e 1 di carico con capacità di 1.000 tons/ora per gru, con investimenti valutati in circa € 50 mil. i quali permetterebbero di creare 50 nuovi posti di lavoro)?
- Dove sono finiti gli annunci di un nuovo investimento sul porto di Piombino, nell’area operativa della Cevital del valore di circa 200 milioni di euro da realizzare con i giapponesi di Mitsui & Co Europe Plc. insieme alla cinese Chec (era Il 29 aprile 2015 e Farid Tidjani ex braccio destro di Rebrab ed ex Ad di Aferpi dichiarava: «Questa società è fortemente interessata alla logistica e a creare un import ed export di prodotti giapponesi ed italiani. Sono forti nell’agroindustriale una presenza, come quella cinese, incoraggiata dal presidente della Regione Enrico Rossi che ringraziamo. Si tratta anche questo di un investimento importante che si aggira sui 200 milioni di euro»)?
Quando avremo la certezza matematica che le questioni sopra esposte potranno essere realizzate, solo allora potremo dire che i lavoratori hanno vinto la battaglia per il posto di lavoro e segnare la fine di un periodo di sacrifici e privazioni . Se tutto questo non si realizza è una grande truffa parlare di riassorbimento completo dei lavoratori ex Lucchini (si potrebbe pensare a una quantità di esuberi riferiti a circa 1.000 persone), senza considerare l’indotto per cui forse non è nemmeno ipotizzabile un calcolo preciso di lavoratori non ricollocabili . Come si vede siamo ben lontani da poter stappare le bottiglie di spumante e organizzare i festeggiamenti, dobbiamo invece chiederci che ruolo vogliono giocare i lavoratori e la popolazione di Piombino in tutti questi passaggi. Quelli di semplici spettatori, chiamati di volta in volta ad applaudire gli annunci mirabolanti, o quelli di protagonisti capaci di condizionare le scelte che vengono compiute sulla loro pelle? Noi da tempo propendiamo per la seconda , ecco perché ribadiamo la necessità di convocare l’assemblea dei lavoratori per decidere quali iniziative intraprendere da subito.
Per questo non ci interessano i proclami di coloro che vivono nel privilegio, i quali non conoscono il significato delle parole sacrificio e rinuncia.
Infine diciamo che, comunque vada, il futuro stabilimento non potrà nascere senza che la sicurezza sia messa al primo posto e costantemente controllata; Aferpi deve recedere dalle prese di posizione relative allo scarico delle navi. Rimangono, poi, altri problemi strutturali come la realizzazione della strada statale 398, del porto e quello della discarica relativa alle bonifiche. Anche questo è tutto intrecciato. Se questi nodi non vengono sciolti, il progetto, anche con i finanziamenti reperiti, non può decollare.
È chiaro che se anche dopo gli ultimi proclami di vittoria il progetto non venisse attuato nella sua interezza i responsabili politici e sindacali sarebbero costretti a lasciare i loro incarichi, se non altro per una questione di credibilità. Inoltre I sindacati nell’assemblea del Phalesia avevano detto che se non ci fosse stata la certezza dei finanziamenti la trattativa non poteva proseguire; ci chiediamo come possa bastare una semplice lettera di intenti per poter far decadere l’ultimatum che era stato dato all’azienda e che era fissato per il 24 Aprile.
Dire tutto questo non significa, come qualcuno strumentalmente ci accusa, essere contro il progetto a priori ma semplicemente voler capire la realtà, basandosi sui fatti, senza accontentarsi delle narrazioni felici che certo non difendono gli interessi dei lavoratori e dei cittadini di Piombino.
Gruppo Minoranza Sindacale — Camping CIG
(Foto di Pino Bertelli)