Ai segretari nazionali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl
PIOMBINO 13 novembre 2015 — Siamo un gruppo di persone , lavoratori/ici quasi tutti iscritti ai sindacati e cittadini. All’ inizio la spinta ad unirsi è nata all’interno dei cassaintegrati della ex-Lucchini e ex-Lucchini Servizi e dall’ indotto ai quali si sono uniti altri lavoratori, anche di realtà diverse, e cittadini del Comune e del comprensorio.
Il nostro intento è stato di mantenere viva l’attenzione verso un territorio e la realtà di migliaia di lavoratori che sopravvivono solo di ammortizzatori sociali o neanche di quelli che assieme alle loro famiglie rappresentano il 20 % della popolazione.
La comparsa di un compratore per la ex-Lucchini e ex-Lucchini Servizi ha fatto sperare a molti che la crisi fosse superata e che con un po’ di sacrifici (i nostri) la situazione sarebbe cambiata in meglio.
Purtroppo i mesi passano e gli impegni del nuovo proprietario si rivelano, ad oggi, sempre più aleatori. Soprattutto si mostrano assolutamente insufficienti a garantire un recupero della situazione occupazionale e sociale del territorio, dichiarato area di crisi complessa.
Per questo ci rivolgiamo a voi, firmatari dell’ accordo tuttora largamente disatteso.
Ricordiamo la vostra presenza (o di chi vi ha preceduto nell’incarico) a Piombino il 3 ottobre del 2013 nella grande manifestazione cittadina di piazza Bovio e della vostra promessa di fare proprio di Piombino un caso nazionale.
Oggi la vostra presenza è necessaria perchè il problema non riguarda solo una categoria. Per le aree di crisi come Piombino devono essere preparate vertenze territoriali, da presentare innanzi tutto alle istituzioni, nazionali e locali, e alle associazioni imprenditoriali con obiettivi tendenti alla riqualificazione sociale del territorio; riqualificazione che può passare solo da una salvaguardia dei livelli occupazionali preesistenti ed un massiccio aumento degli stessi nei prossimi anni.
Per la nostra zona ci sono degli obiettivi che proponiamo alla discussione a voi e a tutti i cittadini:
- 1. Sulla siderurgia: Piombino ha una tradizione storica , dalla quale non si può prescindere; sia per l’esistenza di un impianto che ancora per molti anni può produrre, sia per le esperienze e le professionalità da non disperdere. Ma l’industria siderurgica è oggi fortemente in crisi, non solo in Italia, a causa tra l’altro di una sovrapproduzione di acciaio delle economie asiatiche, Cina fra tutte. Per evitare che questo ramo dell’industria scompaia definitivamente dall’Italia occorre che il governo e le istituzioni locali (Regioni e Comuni) avviino una politica di ricerca e sviluppo di interessi comuni tra i territori a vocazione siderurgica e non di frammentazione di interessi localistici, con interventi differenziati per area; in questa politica vanno coinvolti tutti i produttori e gli utilizzatori, al fine di elaborare strategie di qualità, quantità e commercializzazione che favoriscano gli interessi di tutti. Questa strategia, che necessariamente deve vedere l’intervento del governo, può però essere perseguita anche dalle istituzioni locali, ricercando momenti di confronto e di elaborazione comune con le altre aree interessate.
- 2. Contemporaneamente devono essere messe allo studio strategie di superamento delle monoculture siderurgiche, preparando concretamente il terreno per garantire sviluppo e occupazione anche senza l’industria siderurgica. In Europa esistono già esperienze significative realizzate con lungimiranza negli anni passati, come Bilbao e la Ruhr.
- 3. Il sistema di finanziamento alla reindustrializzazione deve prevedere una forte presenza dei sindacati e della società civile, affinché sia garantito il finanziamento di quei progetti e di quelle imprese che maggiormente garantiscono lo sviluppo dell’occupazione.
- 4. Qualunque strategia di ripresa, compresa la non-strategia attualmente applicata a Piombino, necessita di tempi medio lunghi, assolutamente inaccettabili per la nostra comunità, sia perché sempre più persone fanno fatica ad arrivare alla fine del mese (con l’esaurirsi degli ammortizzatori sociali questo numero è destinato ad aumentare) sia perché lo stesso tessuto sociale si deteriora visibilmente, con lavoratori di mezza età che non hanno più la dignità del lavoro, con sempre più giovani che cercano soluzioni individuali altrove, con artigiani e commercianti che vedono ridotti i loro introiti, quando addirittura non chiudono. Va rivendicato un maggior intervento dello Stato, con finanziamento di opere pubbliche straordinarie che garantiscano un salario decente a coloro che loro malgrado si trovano a pagare più degli altri i costi della crisi. Proponiamo interventi straordinari per il riassetto idrogeologico, sull’ ambiente, nel campo della cultura: investimenti cioè che aiutino il territorio ad aumentare le sue capacità attrattive in campo turistico.
In questa logica di interventi a sostegno del reddito rientrano anche alcuni obiettivi di carattere immediato, come :
a) intervenire, con forza, presso il Ministero dell’ambiente affinché “ liberi “ il TFR, oggi congelato a causa del contenzioso sull’inquinamento e sui costi delle bonifiche, e autorizzi il pagamento, veloce, ai lavoratori ex-Lucchini e ex-Lucchini Servizi,
b) il 20 % dell’ integrazione del reddito con la possibilità di essere adibiti ai lavori socialmente utili.
Naturalmente continuiamo a considerare componente importante (anche se non unica) per la ripresa del territorio il mantenimento da parte di Aferpi degli impegni assunti nel piano industriale presentato al MISE, al momento dell’acquisizione dello stabilimento ex-Lucchini e di tutti i territori demaniali in concessione. Per obbligarlo al rispetto degli accordi proponiamo alcuni strumenti:
Ø Legare gli anni della concessione delle aree portuali e demaniali all’ effettivo rispetto degli accordi nei modi e nei tempi;
Ø Legare anche la diminuzione del costo dell’energia a tale rispetto;
Ø Se risulteranno fondate le voci giornalistiche di possibili spostamenti di impianti da Piombino ad altre realtà, verificare che tali cessioni non incidano sulle capacità produttive dell’impresa e comunque finché non si colera’ acciaio dal nuovo forno elettrico nessun macchinario impianto attrezzatura deve lasciare Piombino per essere trasferito altrove .
All’ ’inizio di questa lettera, abbiamo citato la manifestazione che ha visto la vostra partecipazione. La parola d’ordine di quella manifestazione era Piombino non deve chiudere. Per noi è sempre valida. Chiediamo a voi di riprenderla ed insieme aggiungerne una nuova: Piombino e i suoi cittadini, lavoratori diretti e non, devono recuperare la loro dignità.
Gruppo di minoranza sindacale — Camping CIG