Ai sindaci: legalità vuol dire anche rispetto di tutti

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pervenuta in redazione

SUVERETO 19 giug­no 2015 — Nel gov­er­no del­la cosa pub­bli­ca il ruo­lo del sin­da­co, a mio modesto parere, è di estrema impor­tan­za e del­i­catez­za insieme, eppure vi sono molte cose che dovreb­bero indur­ci ad una rif­les­sione atten­ta e pri­va di dem­a­gogia, sui tan­ti even­ti e sulle stesse posizioni assunte, che han­no dis­tin­to anche parte del­la nos­tra val­la­ta. Al sin­da­co com­pete il tenere alta la guardia e l’attenzione ver­so il rispet­to del­la legal­ità in ogni sua for­ma, e det­to com­pi­to lo deve svol­gere esclu­si­va­mente con i mezzi del­la pub­bli­ca ammin­is­trazione e con ruo­lo atti­vo degli elet­ti, sen­za pen­sare alla repres­sione, ma soltan­to ad una con­tin­ua e insis­tente pro­mozione del­la cul­tura del­la legal­ità, come uni­co stru­men­to di pre­ven­zione ogget­ti­va ed al pri­va­to dovrebbe chiedere soltan­to il riconoscer­si in quel­la cul­tura ed essere divul­ga­tore, ma mai trasfor­mar­si in stru­men­to diret­to a tutela legale diret­ta dai pri­vati.
L’altro ele­men­to che pre­oc­cu­pa molto sono il dete­ri­o­rar­si dei rap­por­ti tra forze politiche diverse, che deb­bono com­petere nelle cam­pagne elet­torali con pro­gram­mi sostenu­ti e con azioni che porti­no esem­pi buoni per la con­quista del suf­fra­gio elet­torale. Purtrop­po spes­so lo scon­tro diven­ta cat­ti­vo, trop­po spes­so anche offen­si­vo, ver­so chi non la pen­sa come noi, ed anche dopo ad elezione avvenu­ta si con­tin­ua nel­la den­i­grazione dell’avversario sen­za il min­i­mo rispet­to e dan­do un cal­cio alla toller­an­za. Allargan­do perfi­no lo scon­tro offen­si­vo anche ver­so elet­ti di altre isti­tuzioni. Anche questo è fat­to grave dove si vede un sin­da­co che vuole essere solo rap­p­re­sen­tante dei suoi sosten­i­tori, anche lui in questo caso rin­un­cia ad un ruo­lo che pro­prio l’istituzione le affi­da, dimostran­do tut­ta la sua incom­pe­ten­za per l’azione neg­a­ti­va che svolge.
Ecco queste sono due fac­ce del­la stes­sa medaglia, con questi atti e posizioni il sin­da­co che le com­pie rin­un­cia a svol­gere il pro­prio ruo­lo di medi­a­tore per eccel­len­za, di costrut­tore di pon­ti tra per­sone diverse, nel rispet­to delle pro­prie idee e del­la legal­ità nel suo com­p­lesso. Così si sceglie di par­lare alla pan­cia del­la gente, rin­cor­ren­do le pau­re di chi non sente lo sta­to accan­to a sé, così si con­tribuisce ad alzare muri tra pen­sieri diver­si. Dimen­ti­can­do colpevol­mente che lo sta­to in pri­ma per­sona, nei ter­ri­tori è rap­p­re­sen­ta­to pro­prio dai sin­daci ed a loro spet­ta un com­pi­to serio e impor­tante, essere divul­ga­tori di pace, di rispet­to, di sol­i­da­ri­età e ovvi­a­mente anche di legal­ità. Non ci sono scor­ci­a­toie impor­tan­ti o deleghe che pos­sano dare risposte, solo la cul­tura del­la legal­ità e del­la toller­an­za pos­sono costru­ire pon­ti e dialoghi for­ti tra pen­sieri diver­si.

Wal­ter Gasperi­ni

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