Al posto del piano paesaggistico quello delle cave

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pervenuta in redazione

CAMPIGLIA MARITTIMA 7 novem­bre 2018 — Le recen­ti scelte delle Giunte di San Vin­cen­zo (2018) di per­me­t­tere l’ampliamento del­la cava di San Car­lo di una nuo­va super­fi­cie pari alla cava di Monte Calvi e la scelta di Campiglia Marit­ti­ma (2017) sul­la pro­ro­ga a tem­po indefini­to degli scavi di Monte Calvi, che si con­fig­ur­eran­no come la dis­truzione com­ple­ta del sis­tema col­linare, non devono asso­lu­ta­mente mer­av­igliare i cit­ta­di­ni.
In questo momen­to la Regione ha com­ple­ta­to la redazione del Piano Regionale Cave (P.R.C.) e lo ha invi­a­to agli Enti (Comu­ni, Soprint­en­den­ze, asses­so­rati region­ali, ecc. ecc.) per averne i sug­ger­i­men­ti e con­tribu­ti che porter­an­no alla ver­sione defin­i­ti­va del P.R.C. da adottare in con­siglio regionale
La delib­era di San Vin­cen­zo va let­ta quin­di come il con­trib­u­to che questo Comune invia alla Regione in vista di un Piano Regionale Cave che per legge non avrà mai sca­den­za. Sarà inter­es­sante conoscere quale altro “con­trib­u­to” darà Campiglia Marit­ti­ma che ha già con­tribuito abbon­dan­te­mente alla dis­truzione del Sito di inter­esse comu­ni­tario e di aree arche­o­logiche di Monte Calvi.
Questo comunque è il momen­to per ammin­is­trazioni che han­no sem­pre tute­la­to gli inter­es­si dei pro­pri­etari di cave di difend­ere a spa­da trat­ta chi di fat­to ha sem­pre con­dizion­a­to la ges­tione di questi ter­ri­tori. Se ce ne fos­se sta­to anco­ra bisog­no queste scelte fan­no capire quan­to queste ammin­is­trazioni siano vera­mente inter­es­sate allo svilup­po di altri set­tori eco­nomi­ci (tur­is­mo, agri­coltura di qual­ità, pro­ces­si di con­ser­vazione di prodot­ti agroal­i­men­ta­ri, uti­liz­zo respon­s­abile delle coste e del pae­sag­gio).
Ora si trat­ta di pren­dere pos­to a pred­i­ca pri­ma che si chi­u­dano i giochi, spin­ti dal­la pau­ra che dopo le elezioni ammin­is­tra­tive i cava­tori si tro­vi­no di fronte ad ammin­is­trazioni meno amichevoli e meno manovra­bili.
Per fare questo però è indis­pens­abile l’appoggio del­la Regione che dovrà sman­tel­lare (come per altro sta già facen­do) il suo Piano Pae­sag­gis­ti­co che in quan­to stru­men­to preva­lente su qual­si­asi altro Piano, impedi­rebbe l’operazione di ampli­a­men­to delle cave pro­pos­ta dai Comu­ni.
Qui si vedrà la vera fac­cia del­la polit­i­ca regionale al di là di tutte le sbrodola­ture sul­la tutela, con­ser­vazione e pro­mozione del pae­sag­gio che ci ven­gono propinate quo­tid­i­ana­mente.
Ma quel­lo che res­ta mis­te­rioso per chi­unque conosca il ter­ri­to­rio è per­ché si chiedono ampli­a­men­ti di cave quan­do sono tutte in perdi­ta.
A Monte Calvi diver­si lavo­ra­tori sono in cas­sa inte­grazione, il tan­to van­ta­to micro­cristalli­no non serve più per­ché le acciaierie sono ferme, la Solvay si era impeg­na­ta a man­tenere a San Car­lo quar­an­tot­to operai e sono sce­si a ven­ticinque e l’andazzo non sem­bra miglio­rare vis­to che il fer­mo dell’industria del mat­tone e del­la chim­i­ca locale con­tin­ua impert­er­ri­to.
Ma allo­ra “c’è del mar­cio in Dan­i­mar­ca” come dice­va Shake­speare?
Chi lo capisce cer­chi di spie­gare questo assur­do eco­nom­i­co.

Comi­ta­to per Campiglia

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