Alcune elezioni che hanno segnato la storia
Alcune elezioni hanno segnato la storia dell’ Italia evidenziando cambiamenti avvenuti nella società o provocandoli. Talvolta alcuni risultati elettorali hanno segnato la fine di una fase e l’inizio di un’altra. Talaltra hanno trascinato stancamente situazioni palesemente superate o da superare. Dai risultati c’è sempre da imparare e dovrebbe essere vietato incolpare “il destino cinico e baro”. Rimane il fatto che rimangono nella storia di un Paese o di un territorio e sono piene di insegnamenti: per questo offriamo alla lettura alcuni risultati elettorali significativi sia per l’Italia sia per la val di Cornia.
Monarchia o Repubblica
Nella giornata del 2 giugno 1946 e nella mattina seguente si celebrarono libere elezioni, le prime dal 1924. Avevano diritto di voto tutti gli italiani maggiorenni (allora a 21 anni di età), maschi e femmine.
Vennero consegnate contestualmente agli elettori la scheda per la scelta fra Monarchia e Repubblica, il cosiddetto Referendum istituzionale e quella per l’elezione dei deputati dell’Assemblea Costituente, a cui sarebbe stato affidato il compito di redigere la nuova carta costituzionale, votare la fiducia al governo, approvare le leggi di bilancio e ratificare i trattati internazionali.
Gli italiani scelsero la Repubblica anche se non con una maggioranza schiacciante.
Non ci fu storia invece in provincia di Livorno dove la vittoria dei sostenitori della Repubblica fu schiacciante. Con cinque punti in più nella percentuale dei votanti rispetto al dato nazionale, in provincia di Livorno i favorevoli alla Repubblica sfiorarono l’ottanta per cento dei consensi quasi quattro volte oltre i voti ottenuti dai monarchici.
La Costituente
Quello stesso giorno si votò anche per l’elezione dei deputati dell’Assemblea Costituente, a cui sarebbe stato affidato il compito di redigere la nuova carta costituzionale, votare la fiducia al governo, approvare le leggi di bilancio e ratificare i trattati internazionali. Risultarono quindi eletti, in seguito alle elezioni, 556 costituenti. I tre maggiori raggruppamenti furono la Democrazia Cristiana, con 207 seggi, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria con 115 ed il Partito Comunista Italiano con 104.
In Val di Cornia il voto fu molto dissimile perché il Partito Comunista Italiano risultò di gran lunga il primo partito e molto distanziati prima il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria e poi la Democrazia Cristiana. Cominciò allora la lunga egemonia del PCI.
La svolta del ‘48
Le elezioni politiche del 1948 si tennero il 18 aprile. Costituirono la seconda consultazione elettorale a suffragio universale, dopo quella del 1946.
La Democrazia Cristiana si aggiudicò la maggioranza relativa dei voti e quella assoluta dei seggi, caso unico nella storia della Repubblica. Il partito guidato da Alcide De Gasperi ottenne oltre 4,6 milioni di voti in più e un balzo del 13% rispetto alle elezioni della Costituente, diventando il punto di riferimento per l’elettorato anticomunista. Rilevante la sconfitta del Fronte Democratico Popolare, lista che comprendeva sia il Partito Comunista Italiano che il Partito Socialista Italiano. Con il 31% dei voti, i due partiti di sinistra ottennero insieme meno voti di quanti ne conquistarono separatamente nel 1946. Eravamo già in piena Guerra fredda.
In Val di Cornia i risultati furono completamente diversi anche se il Fronte Popolare, formata da Partito Comunista Italiano e Partito Socialista Italiano con l’adesione di formazioni minori come Alleanza Repubblicana Popolare, Movimento Rurale, Movimento Cristiano per la Pace, Movimento di Unità Socialista, non ottenne tutti i voti che avevano ottenuto nel 1946 i partiti che lo costituivano e la Democrazia Cristiana ne guadagnò non pochi.
Le regioni
Il 7 e 8 giugno 1970 si tennero le prime elezioni regionali. In Toscana si elessero 50 consiglieri. PCI e DC rappresentavano da soli quasi i tre quarti dell’elettorato toscano (la somma delle loro quote percentuali essendo pari infatti al 72,8%), in termini di seggi i 23 consiglieri conquistati dal PCI e i 17 dalla DC “occupavano” l’80% dell’assemblea. La Toscana era dunque la Regione con la più elevata concentrazione bipartitica del voto, perché qui, ancor più che in Umbria o in Emilia, ad un PCI molto forte faceva da contraltare una consistente DC.
Elio Gabbuggiani, comunista, diventò Presidente del Consiglio Regionale e Lelio Lagorio, socialista, diventò Presidente della Giunta. Nacque la “Regione rossa” con una maggioranza composta da PCI, PSIUP e PSI.
In Val di Cornia continuò l’egemonia del PCI.
Il divorzio
Nel 1974 si tenne il primo referendum abrogativo, meglio noto come Referendum sul divorzio. Ai cittadini venne chiesto se volessero o meno abrogare la legge 898/70, Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio, altrimenti nota come «Legge Fortuna-Baslini», dal nome dei primi firmatari, l’uno socialista l’altro liberale, del progetto in sede parlamentare.
Emessa quattro anni prima, la legge aveva introdotto il divorzio in Italia, causando controversie e opposizioni, in particolare di parte cattolica.
Vinse con larga maggioranza l’ipotesi di non abrogare la legge sul divorzio e così emerse un cambiamento sociale e culturale che in Italia era stato sottovalutato.
A Piombino e in Val di Cornia si registrò un’affluenza alle urne assai più elevata rispetto al dato nazionale ed una ancor più netta prevalenza dei no.
Le prime europee
Il 7 e il 10 giugno 1979 si tennero le prime elezioni parlamentari dei nove stati membri della Comunità Europea per eleggere i membri dell’Europarlamento e le prime elezioni internazionali della storia. Il Partito Socialista Europeo si affermò, seppur di misura, come primo partito dell’Europarlamento davanti ai democristiani del Partito Popolare Europeo e ai Democratici Europei. I comunisti divennero la quarta forza del Parlamento scavalcando i liberali, grazie soprattutto agli eletti del Partito Comunista Italiano e del Partito Comunista Francese che da soli formavano la quasi totalità del gruppo. In Italia la situazione fu completamente diversa. I voti andarono nell’ordine prevalentemente a DC, PCI e PSI.
Ed in Val di Cornia situazione ancora diversa. Il PCI mantenne ancora la sua grande maggioranza.
I referendum sull’aborto
Nel 1981 vennero sottoposti al voto popolare due referendum abrogativi, di segno opposto, sull’interruzione della gravidanza. Il primo promosso dai radicali proponeva l’abrogazione di tutti i procedimenti, gli adempimenti e i controlli di tipo amministrativo (od anche giurisdizionale), che si riferivano all’interruzione volontaria della gravidanza, come pure tutte le sanzioni per l’inosservanza delle modalità previste dalla legge 194 del 1978. L’altro promosso dal Movimento per la vita l’abrogazione di ogni circostanza giustificativa ed ogni modalità dell’interruzione volontaria della gravidanza previste dalla stessa legge 194, fatta eccezione per l’aborto terapeutico. Il no ad ambedue fu netto anche se più alto nei confronti di quello proposto dai radicali.
In Val di Cornia il dato nazionale favorevole alla proposta dei Radicali uscì ulteriormente rafforzato dalle urne.
L’addio alle preferenze
Le elezioni politiche del 1992 furono le ultime svoltesi con sistema elettorale proporzionale con preferenze.
Come effetto della Svolta della Bolognina, furono le prime elezioni politiche senza il Partito Comunista Italiano e Democrazia Proletaria e le prime col Partito Democratico della Sinistra e il Partito della Rifondazione Comunista che comunque si posizionarono ben distanti dalla somma dei voti riportati nelle elezioni precedenti dai due partiti scomparsi.
La Lega Nord si affermò in diverse zone dell’Italia settentrionale e potè così costituire i suoi primi gruppi parlamentari.
La Democrazia Cristiana ottenne il suo minimo storico e per la prima volta in un’elezione di rilevanza nazionale non superò il 30% dei consensi.
Anche il Partito Socialista Italiano per la prima volta dal 1979 ebbe una lieve flessione.
In Val di Cornia il risultato di Rifondazione Comunista fu molto più alto che a livello nazionale, segno della trasmigrazione di voti dal PCI, anche se il PDS superò il 40%.
La seconda repubblica
Nel 1994 iniziò una nuova fase storica (dalla Prima alla Seconda repubblica) con una nuova legge elettorale e con nuovi partiti. Nacquero le coalizioni.
Nel 1993, a seguito di un referendum, fu adottata una nuova legge elettorale, la cosiddetta legge Mattarella; il nuovo sistema elettorale era misto maggioritario e proporzionale. Il 75% dei seggi (475 per la Camera, 232 per il Senato) fu assegnato tramite un sistema uninominale maggioritario a turno unico; il restante 25% dei seggi (155 per la Camera, 83 per il Senato) tramite un sistema proporzionale. Per il maggioritario, il territorio nazionale fu suddiviso in tanti collegi quanti erano i seggi da assegnare: otteneva il seggio il soggetto che, nel relativo collegio, avesse ottenuto la maggioranza relativa dei voti. Per il proporzionale, la distribuzione dei seggi avvenne alla Camera su base nazionale, tra le liste che superarono il 4%; al Senato su base regionale, in base ai seggi spettanti a ciascuna regione.
I principali soggetti che delinearono il nuovo scenario politico furono:
il Partito Democratico della Sinistra, dalle istanze del Partito Comunista Italiano;
il Partito Popolare Italiano, dalle istanze della Democrazia Cristiana;
Forza Italia, che coagulò attorno alla figura di Silvio Berlusconi segmenti di elettorato liberale, ex-socialista ed ex-democristiano ricollocandolo nell’ambito del centro destra;
Alleanza Nazionale, dalle istanze del Movimento Sociale Italiano.
Le varie formazioni politiche si presentarono in coalizione. Le coalizioni furono tre.
L’Alleanza dei Progressisti, guidata da Achille Occhetto, si propose come coalizione di centro sinistra: era formata da Partito Democratico della Sinistra, Rifondazione Comunista, Federazione dei Verdi, Partito Socialista Italiano, La Rete, Alleanza Democratica, Cristiano Sociali.
Il Polo delle Libertà e il Polo del Buon Governo si presentavano come coalizioni di centro destra, tra loro collegate, sotto la guida di Silvio Berlusconi. Il Polo delle Libertà comprendeva Forza Italia e Lega Nord, il Polo del Buon Governo Forza Italia e Alleanza Nazionale; entrambe le coalizioni includevano anche il Centro Cristiano Democratico e talora alcune formazioni minori (Unione di Centro, Polo Liberal-Democratico).
Il Patto per l’Italia, guidato da Mariotto Segni, si propose come coalizione di centro, formata dall’alleanza composta dal Partito Popolare Italiano e il Patto Segni.
La coalizione guidata da Silvio Berlusconi ottenne una netta maggioranza alla Camera, ma la mancò al Senato. Riuscì a formare un governo che ebbe però vita breve.
In Val di Cornia si affermò la coalizione di sinistra ma il panoramica politico era anche qui profondamente cambiato.
Il porcellum
Le elezioni del 2006 si svolsero con un sistema elettorale ancora mutato, un sistema quasi completamente proporzionale, a coalizione, con premio di maggioranza ed elezione di più parlamentari contemporaneamente in collegi estesi, senza possibilità di indicare preferenze. Criticato da tutti non è stato più modificato ed ha consegnato la scelta dei parlamentari (mai diminuiti di numero) nelle mani di ristrette oligarchie di partiti.
Vinse per pochi voti la coalizione di centrosinistra ma in realtà vinse l’ingovernabilità come gli accadimenti successivi hanno confermato.
Ovviamente in val di Cornia le distanze furono ben superiori.