Alla ricerca di una riflessione politica
PIOMBINO 15 marzo 2014 — Se per mettere tutti d’accordo si affastellano proposte senza valutarne la possibilità reale di attuazione quello è proprio il momento in cui la politica abdica alla sua funzione primaria che è quella di governare e trovare soluzioni a problemi aperti. Che l’uscita dalla crisi sia il problema della Val di Cornia nessuno lo mette in discussione, che molto si gioca sulla fine del processo di vendita della Lucchini e sulla possibilità di trovare occasione economiche diverse dalla siderurgia è altrettanto chiaro. Il problema arriva quando si indicano soluzioni o anche rivendicazioni. E qui casca l’asino. Quale atteggiamento assumere? Quello della rivendicazione a prescindere o quello di farsi carico dei problemi e delle compatibilità? Apparentemente più facile il primo ma certamente anche quello che più facilmente porta al fallimento. Poi naturalmente c’è sempre la strada maestra di dare la colpa agli altri ma francamente è questo un atteggiamento che ha poco a che fare con una seria politica di responsabilità e di governo. Un recente documento del Partito Democratico (per leggere clicca qui) sceglie purtroppo questa seconda strada. E non è un bene per nessuno. Sulla siderurgia si comincia proprio male sostenendo che «il recente protocollo firmato dalle istituzioni rappresenta per Piombino un valido strumento per affrontare il tema delle bonifiche nell’ottica della valorizzazione della politica industriale». A parte l’ oscurità del linguaggio basta leggere il protocollo per rilevare che proprio il tema delle bonifiche non è affrontato e dunque. Ma lasciamo perdere e continuiamo la lettura: l’attuale area a caldo non può fermarsi, occorre un’alternativa certa in grado di dare garanzie sia rispetto all’occupazione sia rispetto a una maggiore competitività dello stabilimento e alla sua capacità di stare sul mercato con impianti moderni e ambientalmente sostenibili e così via. Vogliamo tutto insomma e poco conta che l’azienda sia in fallimento, che abbia un debito enorme, che l’altoforno sia vecchio e improduttivo. Insomma la realtà è in funzione dei desideri. Come realizzarli non importa. Siamo alla propaganda, non molto avanti. L’unico merito è che non viene citato per l’ennesima volta il radioso e salvifico progetto del magnate arabo.
Stesso atteggiamento quando si affronta il tema di ciò che occorre fare fuori dell siderurgia. Ovviamente lo smantellamento delle Costa Concordia a Piombino e non importa se il porto non c’è e se a decidere sarà la Costa, né il Governo né la Regione né il Comune . E altrettanto ovviamente il polo per la rottamazione delle navi e poco importa se le aree non ci sono, se si tratta di rifiuti pericolosi che posso essere trattati ma avendo presenti le scelte fondamentali per lo sviluppo del territorio e non pensando che basta sommare tutto tanto la somma è sempre positiva, se la regolamentazione europea è ancora da venire e comunque deve fare i conti col mercato e con aree già attrezzate.
Ma del resto forse non poteva che essere così dato che si continua a non voler fare politicamente i conti col fatto che negli ultimi dieci anni, per rimanere a qualche esmpio, si sono distrutte iniziative importanti ormai avviate come quelle nel campo della formazione o della salvaguardia e valorizzazione anche economica dei beni naturali e culturali o delle bonifiche industriali e si è addiritttura spostato finanziamenti per quest’ultime sull’ampliamento del porto per avere così alla fine di questi lavori infrastrutture senza aree a terra bonificate ed urbanizzate e dunque disponibili per insediamenti industriali. E così non rimane che puntare su interventi spot tanto unici e salvifici quanto ipotetici.
Non manca infine la richiesta di un impegno forte del governo, anzi del Governo Italiano, senza aver presente che una responsabilità nazionale è necessaria ma non certo ottenibile con rivendicazioni non si sa bene basate su cosa, anzi basate sulle grida e non sulle argomentazioni e sulle relative dimostrazioni.
Insomma siamo da un lato al dirigismo (qui decido io) dall’altro all’indisponibilità a fare i conti con il contesto e le comptibilità e le reali possibilità economiche, ambientali, finanziarie e così via (un pensiero pieno di desideri).
E non è solo una questione di mancanza di elaborazioni programmatiche è proprio la riflessione politica che manca.
Cosa peraltro confermata da un altro più recente documento, puntualmente pubblicato da Stile libero, che non fa altro che ripetere gli stessi concetti (per leggere clicca qui).
(Foto di Pino Bertelli)