Alla ricerca di una riflessione politica

· Inserito in Tema del mese (ar)
Paolo Benesperi

PIOMBINO 15 mar­zo 2014 — Se per met­tere tut­ti d’ac­cor­do si affastel­lano pro­poste sen­za val­u­tarne la pos­si­bil­ità reale di attuazione quel­lo è pro­prio il momen­to in cui la polit­i­ca abdi­ca alla sua fun­zione pri­maria che è quel­la di gov­ernare e trovare soluzioni a prob­le­mi aper­ti. Che l’us­ci­ta dal­la crisi sia il prob­le­ma del­la Val di Cor­nia nes­suno lo mette in dis­cus­sione, che molto si gio­ca sul­la fine del proces­so di ven­di­ta del­la Luc­chi­ni e sul­la pos­si­bil­ità di trovare occa­sione eco­nomiche diverse dal­la siderur­gia è altret­tan­to chiaro. Il prob­le­ma arri­va quan­do si indi­cano soluzioni o anche riven­di­cazioni. E qui cas­ca l’asi­no. Quale atteggia­men­to assumere? Quel­lo del­la riven­di­cazione a pre­scindere o quel­lo di far­si cari­co dei prob­le­mi e delle com­pat­i­bil­ità? Appar­ente­mente più facile il pri­mo ma cer­ta­mente anche quel­lo che più facil­mente por­ta al fal­li­men­to. Poi nat­u­ral­mente c’è sem­pre la stra­da maes­tra di dare la col­pa agli altri ma fran­ca­mente è questo un atteggia­men­to che ha poco a che fare con una seria polit­i­ca di respon­s­abil­ità e di gov­er­no. Un recente doc­u­men­to del Par­ti­to Demo­c­ra­ti­co (per leg­gere clic­ca qui) sceglie purtrop­po ques­ta sec­on­da stra­da. E non è un bene per nes­suno. Sul­la siderur­gia si com­in­cia pro­prio male soste­nen­do che «il recente pro­to­col­lo fir­ma­to dalle isti­tuzioni rap­p­re­sen­ta per Piom­bi­no un vali­do stru­men­to per affrontare il tema delle boni­fiche nel­l’ot­ti­ca del­la val­oriz­zazione del­la polit­i­ca indus­tri­ale». A parte l’ oscu­rità del lin­guag­gio bas­ta leg­gere il pro­to­col­lo per ril­e­vare che pro­prio il tema delle boni­fiche non è affronta­to e dunque. Ma las­ci­amo perdere e con­tinuiamo la let­tura: l’at­tuale area a cal­do non può fer­mar­si, occorre un’al­ter­na­ti­va cer­ta in gra­do di dare garanzie sia rispet­to all’oc­cu­pazione sia rispet­to a una mag­giore com­pet­i­tiv­ità del­lo sta­bil­i­men­to e alla sua capac­ità di stare sul mer­ca­to con impianti mod­erni e ambi­en­tal­mente sosteni­bili e così via. Vogliamo tut­to insom­ma e poco con­ta che l’azien­da sia in fal­li­men­to, che abbia un deb­ito enorme, che l’alto­forno sia vec­chio e impro­dut­ti­vo. Insom­ma la realtà è in fun­zione dei desideri. Come real­iz­zarli non impor­ta. Siamo alla pro­pa­gan­da, non molto avan­ti. L’u­ni­co mer­i­to è che non viene cita­to per l’en­nes­i­ma vol­ta il radioso e salv­i­fi­co prog­et­to del mag­nate arabo.
Stes­so atteggia­men­to quan­do si affronta il tema di ciò che occorre fare fuori dell siderur­gia. Ovvi­a­mente lo sman­tel­la­men­to delle Cos­ta Con­cor­dia a Piom­bi­no e non impor­ta se il por­to non c’è e se a decidere sarà la Cos­ta, né il Gov­er­no né la Regione né il Comune . E altret­tan­to ovvi­a­mente il polo per la rot­ta­mazione delle navi e poco impor­ta se le aree non ci sono, se si trat­ta di rifiu­ti peri­colosi che pos­so essere trat­tati ma aven­do pre­sen­ti le scelte fon­da­men­tali per lo svilup­po del ter­ri­to­rio e non pen­san­do che bas­ta som­mare tut­to tan­to la som­ma è sem­pre pos­i­ti­va, se la rego­la­men­tazione euro­pea è anco­ra da venire e comunque deve fare i con­ti col mer­ca­to e con aree già attrez­zate.
Ma del resto forse non pote­va che essere così dato che si con­tin­ua a non vol­er fare politi­ca­mente i con­ti col fat­to che negli ulti­mi dieci anni, per rimanere a qualche esm­pio, si sono dis­trutte inizia­tive impor­tan­ti ormai avvi­ate come quelle nel cam­po del­la for­mazione o del­la sal­va­guardia e val­oriz­zazione anche eco­nom­i­ca dei beni nat­u­rali e cul­tur­ali o delle boni­fiche indus­tri­ali e si è addiritt­tura sposta­to finanzi­a­men­ti per quest’ul­time sul­l’am­pli­a­men­to del por­to per avere così alla fine di questi lavori infra­strut­ture sen­za aree a ter­ra boni­fi­cate ed urban­iz­zate e dunque disponi­bili per inse­di­a­men­ti indus­tri­ali. E così non rimane che puntare su inter­ven­ti spot tan­to uni­ci e salv­i­fi­ci quan­to ipoteti­ci.
Non man­ca infine la richi­es­ta di un impeg­no forte del gov­er­no, anzi del Gov­er­no Ital­iano, sen­za aver pre­sente che una respon­s­abil­ità nazionale è nec­es­saria ma non cer­to otteni­bile con riven­di­cazioni non si sa bene basate su cosa, anzi basate sulle gri­da e non sulle argo­men­tazioni e sulle rel­a­tive dimostrazioni.
Insom­ma siamo da un lato al dirigis­mo (qui deci­do io) dal­l’al­tro all’indisponi­bil­ità a fare i con­ti con il con­testo e le comptibil­ità e le reali pos­si­bil­ità eco­nomiche, ambi­en­tali, finanziarie e così via (un pen­siero pieno di desideri).
E non è solo una ques­tione di man­can­za di elab­o­razioni pro­gram­matiche è pro­prio la rif­les­sione polit­i­ca che man­ca.
Cosa per­al­tro con­fer­ma­ta da un altro più recente doc­u­men­to,  pun­tual­mente pub­bli­ca­to da Stile libero, che non fa altro che ripetere gli stes­si con­cetti (per leg­gere clic­ca qui).

(Foto di Pino Bertel­li)

Commenta il post