È un coro: «All’estero, all’estero!»
“…Lavoro? Non ce n’è! E quel che c’è, a condizioni sempre peggiori.. Quindi che si fa? Si va all’estero!.…”
Un numero sempre maggiore di giovani under 40 sceglie di provare l’esperienza di lavorare in un paese diverso dall’Italia; non ci sono numeri precisi di quale sia l’effettivo tasso di emigrazione, ma da una ricerca fatta dal Sole 24 ore risulta che vi siano almeno 60 mila giovani che ogni anno fuggono dall’Italia (più di 300mila dal 2000–2010) e l’aspetto più allarmante, e anche più ovvio, è che circa il 70% sono laureati.
Gli analisti economici non perdono occasione per ricordarci quanto questo fenomeno sia grave per la nostra economia, ma la crisi avanza e i numeri sono in crescita. Chi ha fatto “il salto” ne parla con entusiasmo. “…Anche solo per qualche mese è un’esperienza che va provata!…” Alcuni di questi ragazzi dopo poco tornano a casa, altri però rimangono perché hanno trovato un’opportunità di vita e di lavoro che non potevano trovare in Italia.
Quindi perché non dare qualche utile consiglio a quei giovani “Valdicornini” che volessero provare questa esperienza?.
In Europa Schengen e altri accordi internazionali favoriscono oggi la circolazione tra i paesi: Inghilterra, Francia, Germania, e prima della crisi anche la Spagna, sono le mete più ambite. Naturalmente sul web si può trovare di tutto riguardo a questo tema, Blog, Forum e anche siti specializzati si sprecano. Ad esempio il sito “Italialiansinfuga.com”, creato da Aldo Mencaraglia che prima di altri ha provato questa esperienza, ha reso noto che da poco il ministero per l’immigrazione australiano ha aumentato le tariffe per chiedere il visto in Australia; questo paese sta diventando la nuova America per italiani, tanto è vero che nel 2010 sono stati modificati i parametri per chiedere il permesso di soggiorno per lavoro in quel paese al fine di selezionare ingressi più qualificati alle esigenze di quel mercato del lavoro.
Tuttavia, come descritto in una recente inchiesta dell’Espresso, partire per cercare fortuna in Australia rimane ancora molto semplice, infatti attraverso un visto per turista “working holiday visa”, che si ottiene facilmente online senza richieste di garanzie di conti correnti o contratti di lavoro, dà la possibilità di soggiorno di un anno.
In quell’anno il giovane laureato non avrà difficoltà a trovare qualche lavoretto come cameriere o bracciante nell’agricoltura che gli farà acquistare punti per raggiungere la meta di un visto più stabile e aspirare ad un lavoro qualificato.
Punti? Si, infatti laggiù funziona come una patente: più lavori “indispensabili” per l’economia australiana eserciti più punteggio acquisisci. Ovviamente ben altre possibilità da tener presente ci sono: persino alle Canarie o a Capo Verde se si ha un brevetto per bagnino o un attestato di istruttore di surf.
Ognuno scelga liberamente.
(foto di Pino Bertelli)
(vignetta di Gabriele Bezzini)