Siamo all’urbanistica degli “editori di riferimento”

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Agostino Carpo

PIOMBINO 13 otto­bre 2017 — La notizia del giorno è la rin­un­cia al prog­et­to di sposta­men­to (e poten­zi­a­men­to) del­la Coop da via Gori a via Fle­malle. Non stare­mo evi­den­te­mente a com­mentare le legit­time scelte del­la Coop in quan­to impre­sa pri­va­ta: non par­lere­mo di econo­mia, ma, per una vol­ta, di urban­is­ti­ca, sebbene le due materie siano sal­da­mente legate. Quel­lo che preme sot­to­lin­eare, anco­ra una vol­ta, è come l’ur­ban­is­ti­ca piom­bi­nese sia costan­te­mente sot­tomes­sa a quel­li che potrem­mo definire degli “edi­tori di rifer­i­men­to” e, per questo moti­vo, non sia mai lib­era di sta­bilire pre­cise, cor­ag­giose ed effi­caci diret­tive volte a mutare l’as­set­to urbano (e quin­di eco­nom­i­co) e ori­entare il ter­ri­to­rio ver­so fun­zioni più attente alla con­tem­po­raneità e atti­nen­ti alle vocazioni dei luoghi. Non si sono anco­ra pla­cati i malu­mori sulle ful­m­i­nee vari­anti di Pog­gio all’Ag­nel­lo e Afer­pi (Quaglio­dro­mo) che arri­va l’en­nes­i­ma smen­ti­ta pre­vi­sion­ale del “nuo­vo” rego­la­men­to urban­is­ti­co che, tut­ti ricorder­an­no, fu adot­ta­to in cor­sa pri­ma del­la fine del sec­on­do manda­to Ansel­mi. Per­ché si può par­lare di smen­ti­ta pre­vi­sion­ale? Per­ché nel pri­mo caso se il Piano e l’am­min­is­trazione comu­nale cre­de­vano nel­l’im­por­tante (e impat­tante) oper­azione tur­is­ti­co-ricetti­va di Pog­gio all’Ag­nel­lo, non si com­prende lo scopo di una vari­ante che va in sen­so oppos­to! Nel sec­on­do caso, invece (Quaglio­dro­mo), è legit­ti­mo por­si una doman­da: se la cos­ta est atti­ra così tan­to tur­is­mo un buon piano dovrebbe allon­tanare l’in­dus­tria dagli sta­bil­i­men­ti bal­n­eari e non avvic­i­narla… altri­men­ti, quan­do si par­la di “tur­is­mo” di che sti­amo par­lan­do? Due vari­anti inutili se non dan­nose, effet­tuate sot­to det­tatu­ra delle imp­rese e sot­to il ricat­to occu­pazionale: due vari­anti che non han­no alcun sen­so in un serio prog­et­to di rilan­cio del­la cit­tà, quand’anche ce ne fos­se uno.

Agosti­no Car­po, architet­to

E arriv­i­amo alla pre­vi­sione del­lo sposta­men­to del­la Coop. Se effet­ti­va­mente si pun­ta ad un cen­tro com­mer­ciale poten­zi­a­to e/o ad ampli­are il cen­tro cit­tadi­no attra­ver­so la val­oriz­zazione di alcune aree degra­date o non facil­mente rag­giun­gi­bili, è asso­lu­ta­mente nec­es­sario creare PRIMA i col­lega­men­ti (arretra­men­to dei bina­ri e via­bil­ità) e dare mag­giori oppor­tu­nità anche all’en­tra­ta di ALTRI sogget­ti even­tual­mente inter­es­sati ad aprire nuove attiv­ità: che sen­so ha, urban­is­ti­ca­mente, pen­sare a “ricol­lo­care il super­me­r­ca­to coop esistente” (ques­ta la dic­i­tu­ra esat­ta che è pos­si­bile leg­gere in rete), ovvero affi­dare tut­ta la trasfor­mazione del cen­tro urbano all’in­ves­ti­men­to eco­nom­i­co di un uni­co sogget­to pri­va­to che, fat­to più uni­co che raro, viene persi­no chiam­a­to per nome all’in­ter­no del­lo stru­men­to urban­is­ti­co! E anco­ra una vol­ta le pre­vi­sioni di Piano ven­gono dis­at­tese insieme ad altre che ormai siamo stanchi perfi­no di citare. Ma il pun­to vero su cui inter­rog­a­r­si è: può essere questo il tenore delle pre­vi­sioni urban­is­tiche di una cit­tà che vuole crescere e dare nuove oppor­tu­nità lavo­ra­tive ed impren­di­to­ri­ali? È gius­to, in questo sen­so, indi­vid­uare un’area e sta­bilire che in quel­l’area si deb­ba ricol­lo­care la Coop (e solo la Coop!) e intorno ai pro­gram­mi e ai des­ti­ni di UNA SOLA impre­sa gio­care gran parte del futuro del cen­tro del­la cit­tà? La rispos­ta è NO: non è questo il modo di oper­are e di effet­tuare le scelte urban­is­tiche. Siamo ben lon­tani da una urban­is­ti­ca “parte­ci­pa­ta” di matrice con­tem­po­ranea. Non siamo nem­meno più all’ur­ban­is­ti­ca “con­trat­ta­ta” che nei casi più for­tu­nati o vir­tu­osi pote­va persi­no portare qualche ricadu­ta pos­i­ti­va sul ter­ri­to­rio. Siamo all’ur­ban­is­ti­ca “det­ta­ta”. Det­ta­ta dalle aziende, det­ta­ta dai par­ti­ti, det­ta­ta dagli “edi­tori di rifer­i­men­to”. Un’ur­ban­is­ti­ca che non ha la real­iz­zazione delle aspi­razioni del cit­tadi­no come fine, ma immag­i­na solo uten­ti o con­suma­tori, è un’ur­ban­is­ti­ca sbagli­a­ta.

2 risposte a “Siamo all’urbanistica degli “editori di riferimento””

  1. Sauro Bellini says:

    Otti­mo arti­co­lo! Questo è il pen­siero di tan­tis­si­ma gente stan­ca di una ges­tione del­la cit­tà insul­sa, ret­rogra­da e asso­lu­ta­mente incon­clu­dente. Non ci sono prog­et­ti ma sem­pli­ci ideuzze estrap­o­late alla c…o di cane da qualche ven­ti­la­ta, e pun­tual­mente dis­at­te­sa, ambizione di “par­ti priv­i­le­giate”. Tut­to il resto, evi­den­te­mente, per chi ammin­is­tra non con­ta. La peste rossa va srad­i­ca­ta da ques­ta cit­tà altri­men­ti diven­ti­amo come le per­iferie di Stal­in­gra­do, a pezzi e indi­etro di 50 anni dal resto del mon­do, che invece corre, altroché se corre! Pos­si­bile che, dopo una pre­sa di c..o dopo l’al­tra, così, alla luce del sole, anco­ra pen­si­ate, dopo tut­ti questi anni, che questi sap­pi­ano fare qual­cosa? O che ci traghet­ti­no da qualche parte? Siamo pri­gion­ieri, lo capite? Pri­gion­ieri di “obb­lighi politi­ci” ad alto liv­el­lo, di una realtà già dis­eg­na­ta sulle neces­sità di chi vera­mente con­ta e non del­la sem­plice gente. Ma vi pare pos­si­bile essere in balìa di chi ci ha rac­con­ta­to frot­tole a iosa e non com­pren­dere che, se le cose ven­gono con­fer­mate così nelle prossime elezioni, noi da ques­ta pri­gione non uscire­mo mai e poi mai? In cosa ci ha rap­p­re­sen­ta­to ques­ta ammin­is­trazione? Fate­ci caso, quali sono le realtà che è vera­mente rius­ci­ta a portare a ter­mine? L’ar­ti­co­lo le men­ziona; e questo non è lam­pante? Pen­sate vera­mente che l’op­eraio Mario Rossi con­ti qual­cosa?

  2. Si par­la del­lo stes­so par­ti­to che ha por­ta­to la Coop sul­l’or­lo del fal­li­men­to? Come fa una Coop, che è in ammin­is­trazione con­trol­la­ta, che ha avu­to da altre Coop del­la Lega presti­ti mil­ionari per sal­var­si a fare quel­l’in­ves­ti­men­to? E’ nor­male che rin­un­ci, non gli è più per­me­s­so fare questi “errori”!

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