Altro che commissario, è la strategia che manca
PIOMBINO 1 maggio 2019 — Sembra che tutti i problemi dello sviluppo del porto di Piombino e della reindustrializzazione dell’area consistano nel prolungamento della nomina del Presidente della Regione Toscana a Commissario straordinario “per lo svolgimento delle attività connesse alla realizzazione degli interventi di implementazione infrastrutturale del porto di Piombino, per il mantenimento ed il potenziamento dei livelli occupazionali dell’area siderurgica del medesimo Comune e per il superamento delle gravi situazioni di criticità ambientale dell’area stessa, al fine di garantirne lo sviluppo sostenibile”. Una nomina ed una funzione prevista dalla legge del 2013, con la quale l’area industriale di Piombino è stata riconosciuta come area di crisi industriale complessa, e poi dall’accordo di programma quadro “Interventi di infrastrutturazione, riqualificazione ambientale e reindustrializzazione dell’Area Portuale di Piombino” del 12 agosto 2013, con il quale è stato definito il programma degli interventi da realizzare e sono stati individuati l’Autorità portuale ed il Comune di Piombino quali soggetti realizzatori degli stessi.
Ad un primo decreto di nomina da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2013 hanno fatto seguito uno del 2014, uno del 2015, uno del 2016 e uno del 2017 (niente a che vedere, è bene precisarlo, con i vari decreti con i quali Luciano Guerrieri per diversi anni ha svolto il ruolo di Commissario straordinario dell’ Autorità portuale di Piombino).
Se fosse questo il problema sarebbe facilmente risolvibile, anche se questo ricorso reiterato ai Commissari straordinari in fin dei conti è l’ammissione più chiara sia del funzionamento non efficiente della Pubblica Amministrazione sia dell’ incapacità e dell’impotenza per il suo funzionamento o per la sua riforma da parte di chi in questi anni ha governato.
In realtà non è la mancanza del Commissario straordinario il problema, il problema è l’incoerenza con il quale gli interventi di ampliamento del porto sono stati gestiti, anche dal Commissario straordinario, tant’è che degli interventi infrastrutturali realizzati non uno è in funzione. Stile libero Idee dalla Val di Cornia ne ha ripetutamente parlato (nonostante che un consuntivo preciso da parte dei responsabili istituzionali non sia mai stato pubblicato e sempre si sia recitato il solito “va tutto bene”), ma la realtà è ancora più chiara. Infrastrutture stradali e ferroviarie che mancano, rete dei servizi di base (elettricità, gas, acqua) ancora da realizzare impediscono la utilizzazione di banchine e piazzali, anche soltanto quelli realizzati, tant’è che si è ricorsi a protocolli che, sbandierati come la dimostrazione che gli investitori privati erano confermati, non sono stati altro che la dimostrazione che dominava su tutto il non finito ed il non coordinato. Stiamo parlando degli ultimi protocolli, strumento amministrativo ben labile, con Nuovo Pignone-BHGE, Piombino Industrie Marittime e Manta logistics (cfr l’articolo Regione, Comune, Autorità portuale e i protocolli). La stessa costruzione della “Nuova strada di accesso al porto di Piombino – Stralcio SS398 dello svincolo Gagno – Terre Rosse”, indispensabile per collegare con la viabilità nazionale quegli insediamenti è tuttora in alto mare dato che solo recentemente, nell’aprile 2019, 14 operatori economici sono state ammessi alla seconda fase della procedura ristretta per l’affidamento dell’appalto di progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori.
Del resto, tanto per fare un esempio, la stessa localizzazione del terminal auto di Manta logistics, così tanto propagandato dallo stesso Presidente della Regione Toscana e dal Sindaco di Piombino, è del tutto da determinare (o da conoscere).
E poi le mezze verità che fanno intendere essere state dotate tutte le banchine di fondali a ‑20 metri mentre ce n’è e ce ne sarà solo una.
Nel corso del tempo, insomma, sono state espresse idee e raccontati fatti il cui ricordo dimostra almeno la confusione di idee e decisioni che si è via via manifestata.
E questo riguarda le parti nuove del porto almeno parzialmente costruite.
Ma non c’è solo questo.
2015
Nel 2015 l’art. 29 del Decreto “Sblocca Italia” fornisce all’Autorità Portuale di Piombino l’opportunità di presentare al Governo una dettagliata relazione contenente il percorso strategico ed i progetti prioritari che l’Ente ha delineato ed elaborato.
Come si vede nella cartina la relazione illustra alcune grandi aree di sviluppo del porto con le relative destinazioni:
- in giallo la piattaforma dedicata per la demolizione, riciclaggio e refitting delle navi commerciali speciali,
- in verde un’area logistica con accesso diretto alla banchina nord dell’omonima darsena ed alle aree industriali retroportuali, dotata di tutti gli impianti ed attrezzature necessarie per consentire l’insediamento di attività di logistica industriale,
- in viola un terminal per il traffico di rinfuse pregiate che occuperà la banchina Ovest della darsena ed il terrapieno a tergo fino al limite delle aree in concessione allo stabilimento Lucchini, fornendo una risposta adeguata a richieste di operatori già pervenute all’Autorità Portuale,
- in arancione un piazzale di superficie complessiva di circa 15 ha dotato di una banchina operativa di lunghezza pari a 450 metri, collegato direttamente con le aree dell’insediamento industriale Lucchini-Cevital, nel quale si potranno sviluppare i traffici connessi alle attività che svolgeranno all’interno dello stabilimento industriale, sia per la parte riguardante il settore siderurgico, sia per la parte relativa al settore agroalimentare ed alle attività logistiche,
- in rosso un piazzale per lo stoccaggio dei prodotti industriali collegato attraverso una viabilità interna all’area industriale retro portuale, sia alle aree portuali che agli stabilimenti industriali esistenti.
2017
Nel 2017 l’Autorità portuale di Piombino presenta la slide che si può vedere sotto ad un convegno su “Il rilancio dell’area di crisi di Piombino – Strategie e opportunità – Il porto di Piombino e il suo futuro” nella quale il terminal per il traffico di rinfuse pregiate scompare ed al suo posto compare un’area industriale e logistica:
Un’area industriale e logistica che così viene rappresentata in un altro documento sempre dell’ Autorità portuale:
La previsione si sposa con il Masterplan presentato da Aferpi al Comune di Piombino che, nello stesso 2017 approvando la variante Aferpi, lo ingloba nei suoi strumenti urbanistici.
Sotto si può vedere la proposta Aferpi:
2018
Con la firma dell’accordo di programma del 24 luglio 2018 ed il passaggio della proprietà Aferpi a JSW la situazione è ulteriormente cambiata, tant’è che Regione Toscana, Autorità portuale e Comune di Piombino hanno accordato alla “Parte Privata una opzione della durata di 24 mesi sulle aree in blu e in verde di cui alla planimetria allegata sub C, fermo restando che eventuali richieste di concessione saranno soggette a procedure di evidenza pubblica e, in mancanza dell’esercizio del diritto di opzione, potranno essere assentite in concessione a terzi. La Parte Privata valuterà, in coerenza con il Piano industriale, l’eventuale rilascio delle aree in marrone, nonché la vendita ad AdSP_MTS dell’area in rosso, ai fini del successivo utilizzo per attività industriali”.
Allegati ed aree più o meno colorate non sono mai state rese pubbliche, così come il piano industriale.
Rimane comunque il fatto che la palla è in mano al nuovo proprietario di Aferpi e, Commissario straordinario o non Commissario straordinario, Autorità portuale e Regione e Comune saranno dipendenti dalla sua volontà.
E sono in ballo estesissime aree pubbliche, preziose per lo sviluppo economico e l’occupazione del territorio, per le quali ci si aspetterebbe da parte delle istituzioni pubbliche un ruolo di attacco, non di difesa e di attesa.
Così non è stato e così non è.
In altre parole pare di capire che mancano le idee e le strategie non tanto i Commissari straordinari.