Altro che conglomix, per il porto materiale di cava
PIOMBINO 13 ottobre 2013 — Legambiente stigmatizza il capitolato di appalto con cui s’intende adeguare il Porto di Piombino al possibile ricovero del relitto della Concordia, usando quasi esclusivamente materiali di cava. I materiali provenienti dagli scarti di lavorazione della Lucchini saranno, infatti, destinati alla mera pavimentazione finale dei piazzali.
Anche qualora si usassero per le opere, nella parte fuori acqua, “materiali provenienti da impianti autorizzati al recupero e produzione di materia prima seconda” questi devono essere miscelati con materiale di cava in rapporto almeno del 50/50 in volume. Per materiali riciclati s’intendono qui calcestruzzi riciclati, murature riciclate e macerie. Sono invece vietate quelle componenti da rifiuto minerale, che pure sono ammesse nei rifacimenti dei manti stradali, come a norma di legge vigente.
Legambiente da molto, troppo tempo, ha proposto invece di utilizzare in massima parte il materiale proveniente dai rifiuti della Lucchini. Apparentemente, abbiamo ricevuto rassicurazioni e consensi, da tutti. Ma erano evidentemente chiacchiere di circostanza. I fatti sono quelli appena descritti. Non ci rimane che deprecare questa situazione di stallo, in cui a distanza di anni nessuna istituzione ha voluto affrontare il problema degli enormi cumuli di materia di scarto dentro la Lucchini, mentre si aprono dei vuoti da riempire a mare.
Ci permettiamo d’insistere, nonostante il capitolato d’appalto e la prossima assegnazione dei lavori delle opere portuali. Lo stesso Piano Regionale dei rifiuti, da poco varato, contiene infatti un intero articolo dedicato ai rifiuti della Lucchini prevedendo: “un’opportunità di sbocco per i materiali così recuperati (che) può essere individuata nelle opere di ristrutturazione del Porto di Piombino e nella realizzazione delle infrastrutture connesse che avranno avvio a seguito del riconoscimento dell’area di Piombino come Area di crisi industriale” (cit.). Un Piano, peraltro, che dispone meritoriamente sussidi ed esenzioni fiscali per promuovere il mercato dei prodotti provenienti dalla riduzione o dal recupero dei rifiuti.
Occorre pertanto programmare le verifiche più opportune sui trattamenti da somministrare a questo materiale di scarto siderurgico, esaminando in modo serio e rigoroso tutte le implicazioni tecniche e giuridiche del caso. Ma avendo ben chiaro che la R del riciclo (tanto auspicata e sbandierata, a parole, da tutti) non potrà mai decollare nella realtà, se sarà ancora facile preda delle pastoie della burocrazia e dell’industria delle cave, che è la meno innovativa del nostro Paese.
Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana Adriano Bruschi, Presidente di Legambiente Val di Cornia