Anche dai profughi occorre pretendere doveri

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pervenuta in redazione

PIOMBINO 11 mag­gio 2015 — E’ di questi giorni la notizia di alcu­ni immi­grati che si sono rifi­u­tati di allog­gia­re in un alber­go pres­so la stazione di Campiglia Marit­ti­ma. La nos­tra posizione è sem­pr quel­la lega­ta all’assistenza e al sosteg­no ai profughi ma comunque vin­co­la­ta alla volon­tà di inte­grar­si e vol­er­si ren­dere parte del­la nos­tra soci­età. Non si pos­sono solo offrire dirit­ti, è il tem­po di chiedere indi­etro alcu­ni doveri. La mia lista chiede in gen­erale che chi vive sul suo­lo ital­iano si fac­cia anche cari­co di aiutare l’Italia nell’individuazione di quelle per­sone che non sono in realtà profughi ma mag­a­ri scafisti o peg­gio. In par­ti­co­lare a mio giudizio è insosteni­bile, anche solo moral­mente, l’idea che questi ospi­ti si pos­sano rifi­utare di accettare un alber­go per­ché di ran­go infe­ri­ore a quel­lo in cui era­no ospi­tati da oltre un anno. L’idea che deve pas­sare è che noi siamo sem­pre disponi­bili ad accettare la loro cul­tura ma loro devono accettare la nos­tra e ren­der­si con­to che nel­la nos­tra cul­tura non si può essere ospi­ti e rifi­utare l’ospitalità per­ché ritenu­ta insuf­fi­ciente. Non mi sognerei mai di venire ospi­ta­to a casa di uno qualunque di voi che legge e rifi­u­tar­mi di man­gia­re il cibo che mi offrite per­ché ritenu­to non buono o peg­giore di quel­lo che mi han­no offer­to la sera pri­ma. Con­clu­den­do: ospi­tale nel sen­so frances­cano del ter­mine si; servile asso­lu­ta­mente no.

MARCO MOSCI

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