Anche per le concessioni portuali situazione buia
PIOMBINO 1 marzo 2017 — La lettera del 6 febbraio consegnata da Said Benikene ceo del Gruppo Cevital al Ministro Calenda, che ha come oggetto l’aggiornamento sul progetto Piombino, affronta tra gli altri argomenti anche quello delle concessioni portuali. Dalla lettura, e poi sopratutto dalle dichiarazioni pubbliche rese dal Presidente dell’Autorità portuale, Luciano Guerrieri, e dal Sindaco di Piombino, Massimo Giuliani, nell’occasione della proroga delle concessioni fino al 30 giugno, non si capisce proprio bene come stanno le cose. Sembra addirittura che si riproponga una modalità che a Piombino si sta ripetendo da oltre dieci anni, caratterizzati per molti versi da impegni dati per firmati ma inesistenti, da dichiarazioni scambiate per impegni formali, da finanziamenti dati per certi ma in realtà inesistenti.
Ed invece l’esatta descrizione delle vicende dovrebbe essere, sopratutto in una situazione così difficile come quella che sta attraversando Piombino, la condizione fondamentale se non altro per permettere alle persone di rendersi conto di ciò che sta succedendo.
Nella lettera consegnata, conosciuta anche dalle organizzazioni sindacali nazionali e territoriali, dal Presidente della Regione Toscana, dal Sindaco di Piombino e dal Presidente dell’ Autorità Portuale di Piombino, si affronta anche il problema degli investimenti nella logistica e nell’agroindustriale.
Si dice
- che sta iniziando l’esecuzione del piano che riguarda questi due settori, che sono stati intraprese discussioni con partners nella logistica (BCUBE, DP World, Coop…) e nell’agroindustriale e che i primi feedbacks sono molto positivi perché c’è una evidente opportunità di mercato per il porto,
- che sono stati già finanziati gli studi tecnici per lo sviluppo del piani che servono come base per la discussione con i partner e che questi piani sono già stati discussi con l’autorità portuale per una loro validazione,
- che per portare avanti ulteriormente queste discussioni occorre l’estensione della concessione per le le attrezzature del porto.
Un’ ultima frase, andando avanti con la lettura, Cevital riserva ulteriormente alla logistica là dove chiede il supporto del Ministro per estendere la concessione del porto dopo il 15 febbraio 2017.
Ma di quali concessioni demaniali si parla?
Di quella provvisoria di cui era titolare la Lucchini con decorrenza 25 settembre 2011 e scadenza il 24 settembre 2015 e passata ad Aferpi al netto della zona dei carbonili?
Oppure anche quelle ben più ampie per le quali è stato avviato dall’ Autorità portuale fin dal 29 aprile 2015 il procedimento finalizzato al rilascio dell’accordo sostitutivo della concessione demaniale, quelle aree sulle quali è stato riconosciuto ad Aferpi la facoltà di esercitare un diritto di opzione qualora le stesse fossero ad oggetto di istanze provenienti da soggetti terzi?
Si tratta delle aree comprese nell’ampliamento del porto in corso, in viola nella cartina sottostante:
Come si vede si tratta di aree importantissime nell’ambito dello sviluppo portuale. Dalla loro utilizzazione dipendono attività economiche, occupazione, valorizzazione, insomma, degli investimenti pubblici fatti. È immaginabile che più operatori ne siano interessati ma Aferpi, con quel diritto di opzione è ovviamente e tranquillamente avvantaggiato.
Non aiuta molto la dichiarazione rilasciata dal Presidente dell’ Autorità portuale a Il Tirreno Magazine: «Avevamo preso l’impegno a rilasciare le concessioni e l’abbiamo fatto. Le abbiamo anche prorogate una prima volta. Adesso attendiamo di capire da Cevital e dal Governo cosa accadrà. In ogni caso siamo intenzionati ad andare avanti, non auspicabilmente anche senza di loro, ma nel caso andrà fatto un punto con le istituzioni, per reperire nuove risorse pubbliche e trovare altri interlocutori privati. Ma noi siamo pronti a tutto».
Quell’inciso «reperire nuove risorse pubbliche» indurrebbe una discussione ben più ampia e forse più interessante sull’effettivo stato di avanzamento dei lavori per rendere le nuove zone portuali agibili, ma lasciamo perdere.
Ammettiamo che fino al 30 giugno siano state prorogate le concessioni provvisorie, che erano già di Lucchini e poi passate ad Aferp, e ammettiamo che l’Autorità portuale aspetti il piano industriale per estendere le concessioni.
Le domande sono:
«In cosa consistono i piani che sono già stati discussi con l’autorità portuale per una loro validazione di cui parla Cevital nella lettera?»,
«Quale piano industriale ritiene sufficiente per assumere una decisione sulle concessioni demaniali l’Autorità portuale, quello riguardante solo la logistica o anche le altre parti, quella siderurgica e quella agroindustriale, visto che tutte le parti sono correlate e inserite in ben due accordi di programma?».
In altre parole e da un un punto di vista più generale: «Gli accordi firmati tra le istituzioni pubbliche e Cevital a fondamento e giustificazione della vendita della Lucchini sono un fiore che può perdere qualche petalo o un fiore che deve rimanere integro?».
Sono domande di non poca entità per cominciare a capire che cosa davvero si vuole fare del porto di Piombino, e non solo, e se si vuole essere dipendenti o meno dalle intenzioni di un imprenditore che ad oggi ha dimostrato di non avere né le idee chiare né tantomeno i finanziamenti necessari al di là della declamazione “Farò di Piombino la stella del Mediterraneo” vecchia ormai di oltre due anni.
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