Anche per l’Asiu Babbo Natale viene dall’Algeria
PIOMBINO 4 aprile 2015 — L’ Asiu chiude il bilancio 2014 con un deficit che si aggira intorno al milione di euro. Il piano industriale elaborato il 31 marzo quantifica infatti in ‑778.496 euro il risultato ante imposte. Il 2013 si era chiuso con un deficit complessivo di 521.374 euro.
Nessuno da un po’ di tempo ha più il coraggio di affermare che quella dell’Asiu non sia una crisi ma ciò che stupisce è il fatto che si continui a definirla congiunturale e legata mani e piedi solo e soltanto al fallimento della Lucchini e all’impossibilità in questo modo di avere introiti dall’impianto di produzione del conglomix. Che quell’impianto costi non c’è nessun dubbio ma la crisi di Asiu non è riconducibile solo e soltanto a questo, a parte il fatto che la situazione della Lucchini viene da lontano e non era davvero imprevedibile. In realtà in Asiu non se ne è mai tenuto conto basti ricordare che nell’agosto 2013 fu pubblicato un avviso per l’assunzione di quattro operai specializzati per l’area impianti, e dunque per l’impianto produttore del conglomix, quando l’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria della Lucchini è del 21 dicembre 2012, e che l’amministratore unico di Asiu, Fulvio Murzi, il 15 aprile 2013 scriveva a Stile libero affermando: «Lucchini risparmia denaro, Asiu copre integralmente i costi dell’azienda, permettendoci una libera scelta fra offrire il prodotto gratuito per gli interventi pubblici oppure portando guadagno nelle altre ipotesi.…Asiu si sentirà un po’ sola, visto che qualcuno dice che Tap è la prima e, fino ad ora unica, esperienza operante in Europa. Da lunedì 22: venghino, signori, venghino che qui si vende Conglomix!».
In realtà che non si tratti di crisi congiunturale ma strutturale è lo stesso piano industriale che lo dice esplicitamente scrivendo che «Asiu si trova a dover fronteggiare una fase di forte contrazione economico-finanziaria principalmente causata da:
* scelte strategiche intraprese in esercizi precedenti;
* sensibile riduzione dei ricavi storicamente derivati dallo smaltimento di rifiuti speciali;
* squilibrio economico-finanziario del ciclo conglomix».
Ma non si tratta solo, e sarebbe già molto, di un problema economico- finanziario. Si tratta di un insieme di questioni irrisolte che attengono alle strategie, alle capacità progettuali, ai passaggi amministrativi, alle relazioni con altri soggetti pubblici e privati, all’impiantistica, all’insieme, in altre parole, della tematica rifiuti nella Val di Cornia e dell’azienda a ciò deputata.
È lo stesso piano infatti che così elenca quelle che definisce le principali criticità strutturali :
* ritardo nell’acquisizione dell’area destinata all’ampliamento del sito di smaltimento;
* necessità di contingentamento degli scarsi spazi di discarica residui;
* necessità di revamping dell’impianto per il trattamento dei rifiuti urbani (la procedura di finanza di progetto è a tutt’oggi sospesa a causa di un ricorso pendente a Consiglio di Stato, nel frattempo l’approvazione del nuovo piano regionale ha mutato il quadro normativo di riferimento);
* necessità di dare avvio alle opere di chiusura della discarica esistente;
* necessità di adeguare l’impiantistica ed il processo conglomix in conseguenza della crisi dello stabilimento siderurgico locale;
* la possibilità di predisporre un iter finalizzato alla cessione del ramo servizi a Sei Toscana Srl che garantisca equilibri idonei ad assicurare i livelli occupazionali esistenti (da valutare se necessari eventuali cambi di mansione) è pertanto direttamente legata alla possibilità di reperire nuove risorse per finanziare gli investimenti necessari a risolvere le criticità esposte programmando nel breve e medio termine tutti gli interventi necessari».
Una crisi dunque strutturale e complessiva.
Le risposte che dà il piano industriale sono ben poco chiare dato il suo esser basato su ipotesi e non molto di più. Ad esempio:
* è un’ipotesi che il passaggio del servizio di igiene urbana a Sei Toscana avvenga a gennaio 2016 dato che nessun accordo è stato ancora stipulato con quella società e non si sa ancora ciò che andrà in Asiu e ciò che andrà in Sei;
* non è definibile ancora l’entità delle tariffe che i cittadini pagheranno e la quantità di personale che passerà al nuovo gestore;
* è un’ipotesi che Cevital sia interessata a una qualche forma di collaborazione sul tema dei rifiuti industriali dato che è definitivamente caduta l’ipotesi di riaccensione dell’altoforno e gli eventuali e non sono certi investimenti nella produzione siderurgica che sono ormai stati spostati di anni;
* è solo un’idea, dati i precedenti, che la futura Asiu possa operare nel campo delle bonifiche come ente strumentale del Comune di Piombino.
Per non parlare degli ingenti finanziamenti necessari di cui non è dato capire l’origine. In questa situazione emerge quello che è la maggiore e fondamentale incertezza: quella che stanno dimostrando i Comuni proprietari dell’azienda. Quei Comuni che non sembrano avere il coraggio dell’assunzione di responsabilità primaria che loro compete. E l’azienda rimane persino senza un direttore generale.
I dettagli del piano
Nello specifico il piano consta di due parti. La prima è sostanzialmente una fotografia della situazione economico finanziaria partendo dalle quattro divisioni funzionali dell’azienda: “Servizi imprese e privati”, “Rifiuti urbani”, “Rifiuti industriali”, “Bonifiche”.
In questa parte vengono proposte alcune tabelle. Quella che presentiamo qui sotto si riferisce, per esempio, al “conto economico divisionale per il 2014”.
Altre attengono ai costi generali per i quali è indicata una spesa di 1.665,698 euro, ai costi per beni e servizi (totale 1.1638.540) e alla composizione dei costi per salari erogati al personale dipendente (vedi tabella sotto).
Come cause principali della tensione finanziaria vengono di seguito indicate:
* La riduzione del fatturato relativo allo smaltimento dei rifiuti speciali per la mancanza di spazi in discarica. Il passaggio è dai 6,5 milioni del 2008 agli 0,9 del 2014;
* I forti ritardi nei ritorni degli investimenti causati dalla crisi della Lucchini e dalle complicazioni burocratiche per arrivare all’ampliamento del sito di smaltimento;
* Il ricorso alla cassa corrente per finanziare gli investimenti dovuto alla limitata capitalizzazione aziendale;
* Il mancato supporto di alcuni Comuni che, nel passaggio da Tia a Tares non hanno corrisposto le concordate anticipazioni bimestrali per i contratti di servizio;
* Gli effetti combinati della contrazione del credito e del peggioramento del rating che hanno originato una contrazione degli affidamenti per oltre 2,8 milioni dai 7 che l’Asiu ha percepito fino al 2012.
La seconda parte del piano è concepita per fronteggiare la pesante situazione economico finanziaria e per tentare un rilancio.
Elementi di partenza per le indicazioni riguardano tutte le quattro divisione dell’azienda e sono conformati alla preparazione nel 2015 per subentro di Sei Toscana come gestore dell’Ato sud.
Gli interventi indicati passano dall’obbligatorietà di contemplare la chiusura la discarica di Ischia, ormai in esaurimento, in previsione della realizzazione di una nuova discarica, dalla manutenzione e dall’adeguamento alle prescrizioni Aia (autorizzazione integrata ambientale) dell’area impiantistica, dal conferimento del ramo servizi a Sei Toscana, dal trasferimento a Tap della gestione dell’impianto conglomix.
In particolare per quanto riguarda questo passaggio a Tap si ipotizzano due possibili scenari. La prima ipotesi contempla un aumento del capitale sociale con il conferimento da parte di Asiu del valore dei piazzali e delle opere che finora sono state eseguite.
La seconda ipotesi su cui i vertici Asiu sembrano puntare riguarda un diretto coinvolgimento dei nuovi proprietari algerini della fabbrica. Passando per la risoluzione del contratto di locazione tra Asiu e Tap, la stessa Tap dovrebbe sottoscrivere, per il conglomix, una nuova locazione con Cevital. Di fatto si proseguirebbe a soggetti mutati, in una condizione simile all’attuale.
Si prevederebbe comunque di passare alla nuova gestione soltanto dopo il trattamento della scorie stoccate sull’area LI53, futuro sito della nuova discarica. Un problemino mica da poco. In quell’area sono infatti presenti ad oggi rifiuti stoccati dalla Lucchini e più precisamente 165 mila tonnellate di scorie cosiddette “Ld” (sono i rifiuti del convertitore ad ossigeno prodotti nella produzione dell’acciaio usando ghisa col metodo Linz-Donawitz) e circa 85 mila tonnellate di Paf (cioè il polverino uscito dall’altoforno). Tutta roba che dovrà essere rimossa prima di poter dare il via ai lavori per la nuova discarica e che non sarà eliminata per intervento della struttura commissariale di Lucchini che si è già dichiarata indisponibile (le scorie c’erano già prima dell’arrivo di Nardi).
Per semplificare, attraverso una serie di passaggi successivi l’Asiu intenderebbe rilevare i diritti della discarica della Lucchini da portare a chiusura estendendo così temporaneamente la volumetria della discarica di Ischia per poi, attraverso un coinvolgimento di Cevital, smaltire le scorie ex Lucchini facendo funzionare l’impianto conglomix la cui produzione iniziale verrebbe utilizzata dalla stessa Cevital per la pavimentazione dell’area interna per circa trenta ettari.
Come si capisce l’intervento degli algerini nel piano diventa essenziale; anche il revamping, cioè la revisione e l’ammodernamento dell’impianto conglomix, viene concepito ipotizzando un coinvolgimento essenziale di Cevital nelle varie fasi del processo produttivo.
Una parte del piano viene dedicato infine alle bonifiche (vedi in merito l’altro nostro articolo dal titolo: “Asiu e bonifiche: un matrimonio che non s’ha da fare”) per le quali si sottolinea come “gli interventi pubblici attualmente finanziati, di cui il Comune di Piombino è soggetto attuatore (Città futura, ex discarica di Poggio ai venti di servizio) ma anche gli altri interventi previsti nel Sin (sito di interesse nazionale) di Piombino rappresentano un potenziale mercato di riferimento per la piattaforma conglomix nella eventuale conformazione evoluta (ndr: revisione sulla base del riassetto dello stabilimento e sulla valutazione di nuove opportunità produttive) e anche per la discarica di Ischia di Crociano a seguito degli ampliamenti previsti”.
Alla fine dei salmi con un modello organizzativo nel quale Asiu e Tap risultano divisi e distinti, si annuncia un conto economico previsionale per gli anni 2015, 2016 e 2017–2018. Ovviamente i dati del 2015 risentono del mancato arrivo del nuovo gestore Sei Toscana il cui ingresso è previsto a far data dal primo gennaio 2016.