Ancora sull’unità operativa urologia di Livorno
PIOMBINO 13 aprile 2017 — Abbiamo avuto l’impressione che le questioni sollevate sull’unità operativa di urologia di Livorno non abbiano interessato più di tanto gli organi di informazione regionali e tanto meno gli enti competenti.
Forse non siamo stati adeguatamente chiari. Interveniamo dunque nuovamente ponendo precise domande all’assessore regionale al diritto alla salute Stefania Saccardi ed al direttore generale dell’”Azienda Usl Toscana Nord Ovest” Maria Teresa De Lauretis (nella foto in alto a sinistra).
Sarebbe opportuno capire i motivi per cui alcuni pazienti della provincia di Livorno (elbani, piombinesi, venturinesi, cecinesi, livornesi etc.) siano stati operati con intervento open “a cielo aperto” presso l’unità operativa di urologia dell’ospedale territoriale di Pontedera e non in laparoscopia (metodologia idonea per quel tipo di esigenze, come confermato da esperti qualificati) presso la qualificata struttura ospedaliera provinciale di Livorno con un numero superiore di medici urologi disponibili.
Non si comprende perchè alcuni pazienti della provincia di Livorno debbano passare da Pontedera per interventi con robotica a Cisanello, invece di andarvi direttamente tramite gli ospedali territoriali di competenza. Peraltro ciò avviene anche per interventi in laparoscopia che potrebbero essere al contrario effettuati a Livorno, evitando un doppio passaggio da Pontedera (dove non viene fatta la laparoscopia) a Pisa.
È lecito domandarsi se tale organizzazione, con al centro l’unità operativa di urologia di Pontedera, sia ininfluente in termini di costi sanitari per l’area livornese, oppure assuma un onere maggiore, che nel caso andrebbe giustificato.
Bisognerebbe capire se da parte dei sanitari, che mandano i pazienti livornesi a Pontedera, vi è una sensibile presa di coscienza in termini di impatto economico sulle famiglie dei ricoverati. Infatti, oltre alla maggiore distanza, l’operazione “a cielo aperto” a Pondera prevede una degenza più lunga rispetto ad alcuni interventi in laparoscopia, che sarebbero potuti essere effettuati a Livorno (come affermato da alcuni esperti e ben informati sanitari del settore), costringendo i familiari a prolungare l’assistenza ai loro cari con un inevitabile ulteriore aumento dei costi. Addirittura ci è giunta notizia che un paziente elbano è stato mandato a Pontedera per una semplice e non altamente specializzata circoncisione.
L’ultima domanda è forse la più importante; riguarda la sopravvivenza dell’unità operativa urologica Livorno, che comprende i reparti di urologia di Portoferraio, Piombino, Cecina e Livorno. Il fatto che l’ex direttore della medesima unità di Livorno, oggi direttore a Pontedera e con incarico “a scavalco”, si occupi ancora di Livorno, non ci fa comprendere quali siano le prospettive future per l’urologia livornese. Una serie di dubbi ai quali urgono risposte precisi ed ineludibili, nel pieno rispetto dei cittadini dell’Isola d’Elba, dell’Alta Maremma, della Val di Cornia, della Val di Cecina e del capoluogo labronico.
Luigi Coppola
Segr, Prov. UDC Livorno