Ancora un rinvio: questa volta al 1° marzo

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PIOMBINO 10 feb­braio 2016 — Anco­ra rin­vii su rin­vii ovvero la strate­gia è di riman­dare. Lo slit­ta­men­to dell’ incon­tro di oggi al 1° mar­zo al MISE dimostra che l’azien­da, per l’en­nes­i­ma vol­ta, non è in gra­do di fornire nes­suna garanzia seria rispet­to alla pos­si­bil­ità di reperire le risorse finanziarie nec­es­sarie per com­in­cia­re a real­iz­zare il tan­to promes­so piano indus­tri­ale, in par­ti­co­lare l’acquisto chi­avi in mano del­la nuo­va acciaieria e del nuo­vo treno di lam­i­nazione per le rotaie, con un inves­ti­men­to che si aggi­ra intorno ai 700 (set­te­cen­to ) mil­ioni di euro. In aggiun­ta nul­la si sa anco­ra per il prog­et­to Piom­bi­no Agroin­dus­tria ( altri 200 mil­ioni di euro di inves­ti­men­ti ). Fra l’al­tro un rin­vio di qua­si un mese fa pen­sare che le soluzioni non solo non sono vicine, ma non si intrave­dono nep­pure all’oriz­zonte.
A questo pun­to i ten­ten­na­men­ti e le attese devono ces­sare, una vol­ta per tutte. I sin­da­cati han­no il com­pi­to di decidere, subito, con i lavo­ra­tori una serie di inizia­tive ecla­tan­ti per far emerg­ere final­mente la ver­ità: il mod­el­lo Piom­bi­no è anco­ra perseguibile o si è trat­ta­ta di una chimera, da super­are imme­di­ata­mente. Le inizia­tive sud­dette devono cul­minare (come richiesto anche da 1200 cit­ta­di­ni) nel­la man­i­fes­tazione, di tut­ti i lavo­ra­tori e i cit­ta­di­ni del ter­ri­to­rio, da real­iz­zarsi, a Roma, nel giorno del­l’in­con­tro tra azien­da, sin­da­cati e gov­er­no e non è cer­to suf­fi­ciente un’ora mez­zo di sciopero proclam­a­to per domani che sa di pre­sa in giro per i lavo­ra­tori oltre alle assem­blee sep­a­rate per i lavo­ra­tori assun­ti in AFERPI e quel­li in CIG, meto­do che rite­ni­amo pro­fon­da­mente sbaglia­to per­chè divide sem­pre più i lavo­ra­tori. Per di più si con­tin­ua a negare il dirit­to ai lavo­ra­tori del­l’in­dot­to di parte­ci­pare alle assem­blee, come se fos­sero lavo­ra­tori di serie B.
Se i sin­da­cati non sceglier­an­no la stra­da del­la mobil­i­tazione deci­si­va dovre­mo dedurne che stiano difend­en­do non cer­to gli inter­es­si dei lavo­ra­tori e quin­di chiedere che si trag­ga le nat­u­rali con­clu­sioni.
Il rien­tro al lavoro (che sem­bra prospet­tar­si) di alcu­ni lavo­ra­tori non può essere, in nes­sun modo, accetta­ta come mon­e­ta di scam­bio per com­prare il silen­zio del sin­da­ca­to e la sua inerzia, di fronte ad una situ­azione che pre­cipi­ta sem­pre più ver­so il pun­to di non ritorno.
Stanchi di essere pre­si in giro, chiedi­amo solo la sem­plice ver­ità sul­la realtà dei fat­ti, i lavo­ra­tori non pos­sono più aspettare, per soprav­vi­vere chiedi­amo ci ven­ga eroga­to il nos­tro suda­to TFR .

Grup­po Mino­ran­za Sin­da­cale — Camp­ing CIG

(Foto di Pino Bertel­li)

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