Apea e Creo secondo Legambiente
PIOMBINO 21 giugno 2018 — In primo luogo, avvertiamo il bisogno di veder “governato” il processo di reindustrializzazione che si preannuncia per la Val di Cornia e, in particolare, per Piombino. Possibilmente entro uno scenario complessivo chiaro e coerente con gli atti di programmazione e pianificazione già vigenti sul territorio. Questa condizione peraltro può determinarsi solo coinvolgendo e, anzi, rendendo protagoniste le aziende del luogo. L’esperienza dell’APEA e dell’ex petrolchimico di Ferrara c’insegna infatti come la volontà di percorrere strade consortili, per aver successo, debba avere origini endogene al management del territorio. In altri termini, soggetto gestore unico diventa chi, sul campo, dimostra di poter meritare e sopportare oneri e onori del coordinatore della rete.
Se ci rendiamo conto che siamo ad un “nuovo inizio” per la storia della comunità piombinese, capiamo pure che è necessario andare oltre i destini dell’area APEA ed aprire una discussione partecipata, coi cittadini e con tutti gli attori economici e sociali, sul futuro del circondario, nella sua interezza. Una discussione, auspicabilmente, a regia pubblica.
Da questo punto di vista, non possiamo ritenere accettabile il fatto che un amministratore comunale, oggi, si arrenda a uno scenario di bonifica del SIN di Piombino non più breve di un ventennio.
Quanto alla proposta progettuale specifica che promette d’insediarsi nell’APEA di Colmata, la società veicolo CREO Srl (del gruppo Ingelia) deve dimostrarci di essere in grado di trovare sul mercato rifiuti organici con solo il 4% di frazione estranea, esibendo accordi con aziende del settore che garantiscano espressamente questo grado di purezza. Una FORSU con valori qualitativi così eccelsi, in Toscana meridionale non l’abbiamo proprio mai vista!
Non solo. CREO, al di là della vulgata comunicativa dell’impatto zero, deve garantire la solidità e la costanza dei flussi in input dell’ordine delle dichiarate 60mila tonnellate annue, quando il PRB della Regione Toscana stima il flusso complessivo della frazione organica in 600mila t/a. Senza questa documentazione integrativa, è difficile avallare la bontà di un progetto che peraltro va a collocarsi in un luogo assai delicato per la città. Porta urbana, con amplissimi spazi aperti, caratterizzato da altre notevoli attività economiche, quali enoteche e ristoranti all’aperto, difficili da accostare francamente al via vai di FORSU su TIR.
Legambiente, in ogni caso, è disponibile come sempre a fornire un contributo originale alla discussione pubblica che, non dubitiamo, sui temi qui accennati si aprirà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Consapevole che la ricerca del consenso sociale sia un requisito essenziale e ineludibile di ogni processo decisionale.
Legambiente