Area di crisi complessa è solo un modo di dire
PIOMBINO 16 aprile 2018 — Come Ugl terziario e metalmeccanici provinciali riteniamo sia arrivato il momento di ridiscutere la situazione delle aziende presenti nella così tanto decantata “area di crisi complessa”, quale appunto è Piombino. Soprattutto quale senso abbia avere una denominazione che alla fine non porta a differenze sostanziali rispetto alle altre aree. Come sindacato abbiamo sempre evidenziato la necessità di approfondire e modificare gli strumenti da utilizzare in realtà come la nostra, fortemente colpita da una crisi di lunga durata. Nella realtà dei fatti nel nostro territorio abbiamo una fascia di lavoratori — dai 55 ai 65 anni- che hanno perso il lavoro o che , fortunatamente loro malgrado, usufruiscono di ammortizzatori sociali. Dall’altro canto abbiamo giovani ed altri meno giovani ancora in cerca di prima occupazione. Ecco che allora è evidente che occorre trovare soluzioni per creare le condizioni di un “turn over” . Da qui l’esigenza di rivedere immediatamente, in quanto area di crisi complessa, l’età pensionabile per tutte le categorie e trovare metodi nuovi di armonizzazione. Resta anche da affrontare, in maniera definitiva, la questione degli attuali ammortizzatori sociali e la loro corretta applicazione. In maniera specifica anche quelli riguardanti committenti ed aziende con servizi in appalti. Insostenibile ignorare che decreti approvati siano stati tolti a ditte che continuano a lavorare e che sono fortemente penalizzate perché solo a loro le deroghe alla normativa non sono estese. Il fatto stesso che ci siano continue deroghe alla normativa denota lacune. In questo scenario, ancora una volta, chiediamo alla Regione Toscana di avere un ruolo da protagonista. Di non tamponare situazioni risolvibili in maniera semplice seguendo un iter specifico e al contempo che sia data possibilità di utilizzare gli ammortizzatori finanziati per le aree di crisi complessa in situazioni di emergenza. Ci viene in mente la problematica, di non poco conto, dei lavoratori di RiMateria, ma anche di altre realtà che alla fine sono terminate, purtroppo, con ulteriori disoccupati. Si continua ad assistere al “disavanzo di risorse economiche ” destinate alle aree di crisi complessa perché i requisiti per accedere a queste tipologie di ammortizzatori non sono più calzanti alle reali esigenze. Altra tematica, come da anni denunciamo, inaccettabile: che l’indotto di grandi aziende in crisi abbia un trattamento disparitario rispetto ai lavorarori diretti quando è la stessa normativa a prevedere il loro legame sugli ammortizzatori sociali. Ci sovvengono molte situazioni legate alla realtà industriale ma non solo. Notizia di questi giorni il licenziamento di lavoratori della società Maremma servizi di Piombino dove altre 6 persone, per la maggior parte donne, hanno perso il loro posto di lavoro in quanto ci risulta che Unicoop non se ne sia fatta carico nonostante si tratti di una azienda affidataria di un suo servizio da oltre 10 anni.
In definitiva: nuova disoccupazione nella così tanto proclamata “area di crisi complessa” e mancanza di strumenti adeguati per evitarla!!