Un insediamento di cui non si sente il bisogno
PIOMBINO 20 settembre 2014 — È utile creare a Piombino un’altra area per insediamenti produttivi quando la crisi della siderurgia ne ha liberate così tante? Secondo gli amministratori del Comune di Piombino sembra proprio di sì.
Vicesindaco ed assessore alle attività produttive ne sembrano proprio convinti: “È prioritario — essi affermano — infrastrutturare le aree di Colmata per poter consentire l’insediamento di nuove imprese”. Per questo sono andati a verificare se è possibile utilizzare, come cofinanziamento, parte dei fondi regionali dell’ Accordo di programma per la reindustrializzazione che prevede una dotazione finanziaria di 32,2 milioni di euro. Sono tornati con la notizia che è possibile e con l’avvertenza che quelle risorse in ogni caso entro il 2015 dovranno essere impegnate ed entro il 2016 spese e terminati i relativi lavori.
Quei 32 milioni sembrano molti ma in realtà non lo sono dato che potrebbero essere utilizzati per una serie lunga di azioni:
a) interventi di ingegneria finanziaria (garanzia e finanziamenti agevolati);
b) riduzione per l’anno 2014 dell’aliquota ordinaria IRAP di 1,50% punti percentuali per le piccole e medie imprese che si insediano ex novo nell’area di Piombino;
c) protocolli di insediamento;
d) aiuti agli investimenti per il risanamento di siti contaminati,
e) interventi pubblici per la realizzazione ed infrastrutturazione di aree da destinarsi a investimenti produttivi, con esclusione delle opere di bonifica.
Rimane comunque la volontà di investire (si tratterà di vedere quanto) su questi terreni di Colmata.
Già il fatto che si voglia realizzare un’altra area per insediamenti produttivi quando sono centinaia gli ettari di territorio industriale non più utilizzato per la crisi che ha investito la Lucchini e quando si stanno utilizzando un po’ di soldi per bonificarne una parte proprio per destinarla ad attività produttive sconcerta un poco dato che in situazioni simili si dovrebbero concentrare gli interventi, non disperderli.
Ma c’è di più. Come si intendono utilizzare quei terreni? Per quale progetto che crei attività imprenditoriali ed occupazione?
Anche leggendo attentamente le parole degli assessori non pare che gli intenti siano chiarissimi anche se una storia di atti e decisioni alle spalle c’é.
La zona di Colmata di cui si sta parlando è parte prevalente di circa 60 ettari acquistati nel 2010 dal Comune di Piombino per un prezzo di poco meno di 8 milioni di euro per circa la metà finanziato dalla Regione.
L’Autorità portuale a sua volta ne ha acquistata dal Comune nel 2011 una porzione di circa 20 ettari per 2,7 milioni di euro prezzo comprensivo anche del costo della bonifica calcolato in 972.229 euro. Da allora niente è successo né dal punto di vista della bonifica né dal punto di vista dell’urbanizzazione dell’area. Ma non è di questi che parlano gli amministratori.
Ciò di cui parlano gli amministratori comunali sono i rimanenti 40 ettari la cui destinazione è già stata determinata dato che il Comune ha deciso di realizzarci una APEA (Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata). APEA per la Regione significa “aree produttive industriali, artigianali, o miste, anche inserite in contesti ispirati alla multifunzionalità, dotate di un sistema di controllo delle emissioni di inquinanti e di riduzione dei gas climalteranti; le APEA sono caratterizzate dalla presenza e dalla gestione unitaria ed integrata di infrastrutture e servizi idonei a garantire il rispetto dell’ambiente in un’ottica di sviluppo sostenibile, in conformità ai principi di prevenzione e controllo integrati dell’inquinamento, con la finalità di conseguire, unitamente alla competitività del sistema produttivo, la salvaguardia dell’ambiente, della salute e della sicurezza”.
Alla fine del 2013, dopo aver lanciato un’indagine di mercato finalizzata alla verifica della sussistenza di operatori interessati a presentare proposte alternative all’iniziativa denominata “Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata (APEA) in Colmata” proposta dalla società cooperativa denominata “La Contadina Toscana” Soc. Coop. Sociale – ONLUS e dopo aver appurato che non erano pervenute proposte, il Comune ne ha affidato la realizzazione e la gestione alla stessa Cooperativa con questa tempistica:
Fase prima, durata 18 mesi
In questa fase la cooperativa
1. predispone il piano attuativo;
2. verifica la fattibilità economico-finanziaria della proposta di attuazione di una APEA pubblica;
3. ricerca ed individua le risorse economiche e finanziarie per la realizzazione delle opere e definisce le modalità di applicazione della Tariffa omnicomprensiva risultante dal piano economico finanziario;
4. ricerca ed individua le imprese che aderiranno al piano insediativo predisposto, e, in collaborazione con il Comune, si attiva per promuovere l’APEA presso le associazioni di categoria e ogni altro soggetto potenzialmente interessato ad insediarvisi;
5. avvia corsi di formazione professionale per gli operatori da occupare in APEA ed per i lavoratori da impiegare nelle nuove produzioni.
Fase seconda, durata 36 mesi
A partire dalla conclusione della prima fase; in questa fase la cooperativa
1. progetta e gestisce la realizzazione dell’infrastrutturazione e dell’edificazione dell’insediamento produttivo e predispone i bandi per la selezione dei soggetti idonei alla esecuzione delle opere previste;
2. predispone, raccordandosi con il Comune, i bandi per l’ assegnazione delle aree e degli immobili alle imprese interessate ad insediarsi nell’APEA;
3. predispone gli atti di assegnazione e consegna il lotto e/o lo spazio produttivo alle aziende che hanno partecipato alla selezione.
È evidente che i tempi non corrispondono con quelli invocati dagli amministratori.
Ma c’è anche un altro elemento che induce dubbi.
Le funzioni che si richiedono alla cooperativa sono le tipiche funzioni di chi urbanizza e vende terreni e certo stona che questa sia la funzione propria di una coop sociale di tipo B (le cooperative sociali di tipo B possono svolgere attività diverse — agricole, industriali, commerciali o di servizi — finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate) nata il 16 ottobre 2012 che al settembre 2014 risultava INATTIVA (per leggere clicca qui).
In conclusione a dubbi si sommano dubbi ed il rischio che come per tanti altri progetti ci si trovi alla fine con soldi impegnati e progetti non realizzati è più che reale.