Aree assegnate impraticabili e senza collegamenti
PIOMBINO 4 ottobre 2018 – C’è solo l’imbarazzo della scelta. Ma ad imbarazzo si aggiunge imbarazzo perché sono davvero più che imbarazzanti gli annunci che, nel corso del tempo, hanno dato per scontato ed imminente l’inizio delle attività del polo per la rottamazione delle navi nel porto di Piombino. La realtà ha smentito tutto: a conferma offriamo una fotografia e tre dichiarazioni, queste sì veritiere.
La fotografia è quella sottostante. Si vedono i cassoni già utilizzati per il trasporto della Concordia dall’Isola del Giglio a Genova e successivamente trasportati a Piombino dove progressivamente si arrugginiscono. Eppure quel 23 febbraio 2017, ancora una volta, gli inni alla gioia si sprecarono. Il Tirreno puntualmente titolava «Inaugurate le banchine est del porto. Un’inaugurazione di fatto, senza tagli del nastro, con l’ormeggio dei cassoni di galleggiamento della Concordia arrivati nella mattinata di giovedì 23 da Genova. Dove sarà smaltita la nave della Costa”. E l’allora commissario straordinario dell’Autorità portuale di Piombino Luciano Guerrieri ringraziava: «Un fatto preliminare e allo stesso tempo un segnale sostanziale che Pim ha voluto dare».
Sì la Pim, Piombino industrie marittime, costituita da San Giorgio del Porto S.p.A . e Fratelli Neri S.p.A., nei confronti della quale il 9 settembre 2016 il commissario straordinario dell’ Autorità portuale di Piombino aveva provveduto al rilascio dell’atto di sottomissione ex art. 38 del Codice della Navigazione “al fine di consentire alla Società di avviare senza ulteriori ritardi l’iter per l’ottenimento delle certificazioni, delle autorizzazioni e dei nulla osta necessari per lo svolgimento delle attività di demolizione, manutenzione e refitting navale sulle aree di che trattasi, nonché la realizzazione delle infrastrutture ed impianti di cantiere ed ogni attività propedeutica”. La stessa che il 12 settembre 2018 dichiarava al Telegrafo: «I ritardi registrati nell’avvio delle attività presso il sito di Piombino non sono imputabili ad un disimpegno da parte di Pim, bensì al prolungarsi dell’iter autorizzativo del cantiere…Va segnalato che l’Autorità portuale è tuttora impegnata a collegare l’area alle reti di erogazione dei servizi, quali l’alimentazione elettrica e la fornitura idrica, mentre alcune aree del cantiere non sono ancora state consegnate all’Azienda a causa del ritardo nel completamento dei lavori previsti».
Lo stesso Alberto Ricci, presidente di Confindustria Livorno-Massa Carrara, il 2 ottobre 2018 all’assemblea annuale di Confindustria affermava: «restano strategici l’insediamento del polo di smantellamento navi della Pim, della base logistica della Baker Hughes, società General Electric — Nuovo Pignone. Ma purtroppo, a oggi non abbiamo certezze sul completamento delle opere per assicurare la fornitura delle utilities, il che non permette la concretizzazione degli investimenti. Non vorremmo doverci accorgere che, a causa di queste carenze, le aziende interessate decidessero di localizzare le attività in territori più attrattivi». Aggiungeva poi preoccupazione anche per «i ritardi nel completamento della 398 e nella realizzazione della bretella di collegamento al porto, che hanno una valenza strategica».
Al coro si è aggiunto, dimentico delle opposte esternazioni fatte precedentemente, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che, come svegliatosi da un sonno profondo, si è rivolto all’‘Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale col solito tono perentorio fondato sul nulla: «occorre che l’Autorità portuale dia risposte sulla viabilità alternativa che é necessario realizzare. Altrimenti né Pim né General Electric avranno un accesso e collegamenti agevoli con le banchine», e poi, rivolto al Comune di Piombino, lo ha invitato «a organizzare uno specifico incontro su questi aspetti finalizzato a redigere un documento che metta tutti d’accordo circa i rispettivi compiti e che sia firmato congiuntamente. Nel frattempo saranno firmati a breve proprio a Piombino due protocolli di intesa per definire le ultime fasi dell’insediamento nel porto di BHGE e di PIM che contengano cronoprogrammi definiti e la cui attuazione sia sorvegliata da un comitato di coordinamento e monitoraggio tra enti pubblici».
Altri protocolli di cui è disseminata la storia di Piombino degli ultimi quindici anni.
La situazione comunque è chiara. Le opere pubbliche, oggetto delle concessioni demaniali marittime e necessarie per il collegamento delle aziende alle reti nazionali non sono state ancora realizzate ed alcune, ad esempio la bretella di cui parla Ricci, nemmeno iniziate. Non che si possa attribuire la colpa al destino cinico e baro perché, se fossero stati fatti bene i conti dei tempi necessari alla loro realizzazione tanti annunci non sarebbero stati esclamati e tante sicurezze proclamate. Ma non è che non si sapesse. Si sapeva, eccome. Si è preferito la strada delle dichiarazioni e degli impegni vuoti:
3 dicembre 2016, il ministro alla difesa Roberta Pinotti, affermava che era stato firmato un protocollo per 38 navi che la Marina aveva già dismesso e che sarebbero andate a Piombino per essere smantellate, che si stavano concludendo a Piombino i lavori necessari per fare lo smantellamento delle navi e che sarebbe stato mantenuto l’impegno a farle smantellare nel porto toscano;
13 aprile 2016, il consulente del presidente della Regione Toscana, Gianfranco Simoncini addirittura preannunciava che entro giugno sarebbero dovuti essere avviati i lavori di completamento del polo di Piombino per lo smantellamento navi, che sarebbe entrato in funzione a dicembre;
6 giugno 2016, il commissario straordinario Luciano Guerrieri confermava che le imprese avevano già chiesto l’Aia (autorizzazione integrata ambientale, ndr) e che l’avrebbero dovuta avere entro settembre, quindi sarebbero iniziati i lavori sulla banchina, da terminare entro l’anno. E il polo della rottamazione sarebbe dovuto essere attivo già all’inizio del 2017.
Parole al vento chiaramente e prevedibilmente inattendibili. E comunque tutte ampiamente smentite dai fatti.
Il 10 settembre 2016 poi il commissario straordinario dell’Autorità portuale di Piombino, Luciano Guerrieri, e il presidente di Pim, Piero Neri, alla presenza del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, coordinatore degli accordi di programma per l’area di crisi complessa di Piombino e commissario per i lavori di ammodernamento del porto, presenti l’amministratore delegato di Pim Ferdinando Garrè, il sindaco di Piombino Massimo Giuliani, il consigliere regionale Gianni Anselmi e il rappresentante di Logistica Toscana, Giovanni Bonadio, tutti insieme ad annunciare che “la Pim (composta dal cantiere genovese San Giorgio del Porto e dalla livornese Fratelli Neri) potrà iniziare a lavorare nel porto di Piombino per costruire capannoni e strutture, avviando investimenti per circa 14 milioni di euro. L’obiettivo è entrare nel vivo dei cantieri nei primi mesi del 2017 e far partire le attività del porto alla fine del prossimo anno. Intanto si partirà con lo smantellamento di navi militari, in base all’accordo con il Ministero della difesa e la Marina militare”.
Come non bastasse il 10 marzo 2017 l’assessore alle attività produttive del Comune di Piombino Stefano Ferrini confermava: «Se la Due Emme è il simbolo di un’impresa già esistente che cresce (la società DUE EMME è in stato di concordato preventivo ed i dipendenti in cassa integrazione, ndr) , la presenza dei cassoni della Concordia è invece la dimostrazione della capacità di attrazione che il nuovo porto ha nei confronti delle imprese. La Pim infatti inizierà parte della sua attività di smantellamento refitting e costruzioni navali già entro il 2017 e questo sarà un altro passo concreto del processo di diversificazione avviato».
Parole al vento chiaramente e prevedibilmente inattendibili, come Stile libero Idee dalla Val di Cornia ha dimostrato più e più volte. E comunque ampiamente smentite dai fatti
Riepiloghiamo che cosa è davvero successo.
Il 22 luglio 2015, autorizzato dal Comitato portuale il 20 marzo 2015, il Commissario straordinario dell’Autorità portuale di Piombino, Luciano Guerrieri, avviò il procedimento amministrativo finalizzato alla sottoscrizione dell’accordo sostituivo del provvedimento relativo “all’attività di smantellamento delle navi, di manutenzione e refitting navale” dato che le imprese SAIPEM S.p.A., San Giorgio del Porto S.p.A. e Piero Neri per Fratelli neri S.p.A. avevano richiesto l’avvio del procedimento amministrativo finalizzato alla concessione pluriennale delle aree individuate “ai fini della gestione di un impianto industriale per la demolizione navale e per le sue possibili, se condivise, evoluzioni e diversificazioni…al fine di esercitarvi le attività di “Ship recycling” o demolizione navale controllata, nell’ambito del frame normativo tracciato dalla Convenzione Internazionale di Hong Kong del 2009”.
Il punto interessante è che fin da allora si sapeva perfettamente che le aree che si sarebbero date in concessione (sia pure con una procedura che non è quella della strada maestra costituita da una gara pubblica di totale iniziativa pubblica ma una subordinata, quella dell’accordo sostitutivo, prevista dalla legge per le iniziative di maggior rilevanza che nascono da una iniziativa privata) non erano ancora pronte dato che nello stesso atto si affermava che “sarà oggetto di un appalto separato e di imminente pubblicazione la realizzazione della banchina interna darsena Nord della quale sarà possibile disporre, per le finalità in oggetto, fino alla lunghezza di 100 metri”.
Il 24 novembre 2015 lo stesso commissario straordinario approvò un verbale di esame della documentazione presentata da diversi soggetti nel quale “si dà atto che un solo candidato, il costituendo Raggruppamento composto da Consorzio Saipem S.p.A. / S. Giorgio del Porto S.p.A. / Fratelli Neri S.p.A., risulta già in possesso di tutti i requisiti richiesti ai fini della qualificazione”.
Il 17 febbraio 2016 venne approvato il relativo piano industriale. L’atto era quello conclusivo del procedimento ad evidenza pubblica volto all’individuazione dell’operatore economico con il quale sottoscrivere l’accordo sostitutivo per la realizzazione e gestione di un’attività di smantellamento delle navi, di manutenzione e refitting navale. Cosa ci sia scritto nel piano industriale non è dato sapere perché l’Autorità portuale è un esempio di non trasparenza. Possiamo però fare riferimento alla documentazione presentata alla Regione Toscana in sede di richiesta di autorizzazione integrata mbientale formulata dalla Pim.
La Società Piombino Industrie Marittime S.r.l., si diceva nella documentazione proposta, “intende esercire le seguenti attività presso la nuova banchina, attualmente in fase di realizzazione da parte dell’Autorità Portuale locale, ubicata nel Porto di Piombino (LI):
- demolizione di navi e piattaforme petrolifere a fine vita;
- gestione e trattamento anche di rifiuti non rientranti nella definizione di “nave”;
- costruzione, riparazione, manutenzione e trasformazione navi.
Le aree (117.345 metri quadrati) sono quelle in giallo nella cartina sottostante.
Il 19 aprile 2016 veniva approvato il Contratto preliminare dell’atto di sottomissione con il quale L’Autorità Portuale si impegnava a
- consegnare per singoli lotti, di cui il primo entro la data del 1° agosto 2016, le aree relative alle attività oggetto di istanza per l’effettuazione dei lavori e delle installazioni di impianti di cui al piano d’impresa industriale.
La Società si obbligava:
- a presentare all’ Autorità entro e non oltre il 1° luglio 2016 una relazione tecnico-descrittiva ed un progetto completo in ordine alle strutture definitive; a dotarsi delle certificazioni, delle autorizzazioni e dei nulla osta necessari per lo svolgimento delle attività di demolizione, manutenzione e refittfug navale e di trasmetterne copia ali’ Autorità Portuale prima dell’avvio dell’attività industriale;
- ad avviare fin da subito le trattative con la Marina Militare per verificare la sussistenza delle condizioni per la predisposizione di un piano di demolizione delle navi militari secondo gli impegni assunti dal Ministero della Difesa in sede di sottoscrizione dell’Accordo di Programma del 24 aprile 2014.
Il 9 settembre 2016 venne firmato l’atto di sottomissione ex art. 38 del Codice della Navigazione a favore della Società da cui si capisce che l’area complessiva venne divisa in due lotti, così come si vede nella cartina sottostante
Il il primo lotto venne consegnato lo stesso giorno il 9 settembre 2016, mentre la consegna del secondo del secondo era prevista alla fine del 2017.
Siamo alla fine del 2018: le navi militari, come era facilmente prevedibile non verranno, i lavori a carico dell’‘Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionalenon sono finiti.
Di quali lavori si tratta?
Sono quelli che l’ Autorità definisce come “Interventi infrastrutturali anche a carattere ambientale in attuazione del nuovo Piano regolatore del porto per la realizzazione della banchina interna darsena Nord e relativo piazzale” e soprattutto lo svincolo di accesso al porto di Piombino.
Conclusioni
Giuste le preoccupazioni di tutti, ma per favore non si venga a dire che non si sapeva. Si sapeva fin da quando si decise, con decisione del tutto politica, di non concentrare i finanziamenti pubblici disponibili su lotti di lavoro funzionali, ma si preferì la dispersione in molteplici interventi che non sarebbero stati finiti, o quando, con decisione anch’essa del tutto politica, si decise che opere portuali e opere infrastrutturali di connessione del porto alla rete ferroviari e viaria non erano parti integrate dello stesso progetto, come se un porto potesse funzionare senza strade e ferrovie di collegamento, o quando si decise di affidare le concessioni demaniali nel modo che abbiamo visto prima che le opere (banchine, piazzali e reti) fossero finite.
Un problema politico, sì un problema fondamentalmente politico.