Artigianato e agricoltura vogliono rialzare la testa
PIOMBINO 15 novembre 2013 - La possibilità di rialzare la testa dalla grave crisi della siderurgia spesso richiama lo sviluppo o almeno una più puntuale attenzione all’artigiano e all’agricoltura. In passato questi settori hanno avuto un ruolo nell’economia della Vallata. Il forte richiamo di un posto sicuro in fabbrica ha, in molti casi, penalizzato sia le piccole attività negli opifici e nelle botteghe e sia il lavoro nei campi. La situazione per gli artigiani e per le imprese agricole oggi non è rosea; ne parliamo con i rappresentanti di settore. Riccardo Gucci ci racconta degli artigiani, Marino Geri parla dell’agricoltura. Il microfono per primo a Gucci (nella foto) che risponde alla nostre domande.
Perché l’artigianato da noi si è sviluppato meno che in altre province? Colpa delle grandi industrie che hanno drenato manodopera? Meno intraprendenza perché qui ci sono state maggiori occasione per ottenere un posto sicuro e non male retribuito come lavoratori dipendenti? Che altro?
Nella provincia di Livorno ed in particolare nel nostro comprensorio la presenza della grande impresa e delle partecipazioni statali hanno condizionato per anni l’economia: le piccole e medie imprese hanno vissuto in funzione dei grossi complessi industriali, in un rapporto di quasi sudditanza e l’aspirazione dei giovani e dei meno giovani era quella del posto sicuro all’interno dei complessi industriali presenti. Il tutto naturalmente a scapito del tessuto imprenditoriale minore. Soltanto con le dismissioni delle partecipazioni statali è nato un nuovo modello di sviluppo, che, comunque, ha continuato a vedere nell’industria privatizzata l’asse portante dell’economia, e ha favorito la crescita delle PMI, purtroppo in misura minore rispetto ad altri territori anche della nostra regione. Oggi che le imprese si devono misurare con una crisi che non ha precedenti, e che mette a dura prova il settore manifatturiero, vivono il presente con estrema drammaticità e sicuramente in termini più pesanti rispetto ad altre realtà.
Come avvertite la crisi? Dati e percentuali rispetto ai fatturati degli anni scorsi in Val di Cornia: chiusure e inizio delle attività artigiane.
Come dicevo la situazione è veramente difficile. Sono pochi i settori non colpiti: l’edilizia è quasi alla paralisi, le attività dell’indotto industriale hanno visto ridurre i loro fatturati in misura elevata, le attività di servizio alla persona ed alle imprese a cascata, stanno accusando drastici ridimensionamenti del loro volume di affari. Basta guardarsi intorno per vedere quante micro attività stiano cessando, lasciando vuoti i locali che non vengono più occupati. La maggior parte delle PMI stanno cercando di resistere, mantenendo in vita l’attività con ogni sforzo e drenando anche le risorse personali degli stessi imprenditori, e delle loro famiglie.
Qual è la domanda che più frequentemente gli artigiani rivolgono oggi alla loro associazione?
In una fase economica così complessa, l’associazione può essere il soggetto di riferimento, che rappresenta le loro istanze, che può farsi portavoce delle loro esigenze a tutti i livelli, dal nazionale al locale. Può essere il luogo nel quale confrontare esperienze, condividere problematiche, costruire rapporti di rete per cercare di reagire alla crisi in corso. L’impresa associata, oltre a tutto questo, nell’associazione può trovare risposte alla sua necessità di servizi. Le richieste delle aziende spaziano da quelli tradizionali agli innovativi, ma il servizio di assistenza in materia di credito bancario e l’intervento in garanzia del consorzio Artigiancreditotoscano è il più gettonato, in questo momento.
Quanto incide sui vostri associati la crisi della siderurgia anche facendo riferimento alla possibile riduzione dell’attività in Lucchini?
Come sottolineavo prima la situazione è fortemente pesante; sta diventando insostenibile, anche perché ad oggi l’incertezza più assoluta continua a caratterizzare gli scenari futuri. Secondo me l’espressione che meglio rappresenta il momento è: le imprese vivono alla giornata. La speranza è quella di vedere un soggetto industriale che riconverta ecologicamente lo stabilimento siderurgico con la tecnologia Corex e realizzi il forno elettrico. Le risposte dell’incontro europeo del presidente Rossi, del sindaco Anselmi e del commissario Guerrieri, confermano la validità del percorso individuato, i possibili finanziamenti da fondi comunitari e dalla BEI possono rappresentare un valido strumento nella ricerca di un investitore.
Un drastico ridimensionamento della produzione dell’acciaio avrebbe ripercussioni drammatiche senza precedenti per questo territorio, che pur avendo avviato un percorso di diversificazione economica non è ancora sicuramente pronto a fare meno della siderurgia.
Che proposte avete per il futuro dell’artigianato nella zona?
Il futuro delle imprese artigiane è direttamente proporzionale al futuro della Val di Cornia. Nonostante le pesanti problematiche presenti, il territorio ha delle potenzialità, che sviluppate in maniera adeguata possano rappresentare delle valide opportunità. Mi riferisco all’economia del mare. I traffici che si potranno sviluppare con gli interventi programmati sul porto di Piombino, le attività legate allo scalo, come le riparazioni navali e la demolizioni dei grandi natanti, possono rappresentare quel volano a cui le imprese artigiane possono agganciarsi. Altro motore di sviluppo potrà essere la nautica da diporto con la realizzazione dei nuovi porti turistici. In ultimo, ma non per questo meno importanti sono le tecnologie per le energie rinnovabili. In tutto questo le imprese artigiane possono svolgere il loro ruolo, dare il loro apporto mettendo a disposizione la loro forza costituita dal “saper fare” acquisita nel tempo e che rappresenta il vero valore aggiunto sul quale puntare.
Sinceramente come pensa possa finire?
Dire come finirà è molto difficile. L’imprenditore è abituato a rischiare, a mettersi in gioco giorno dopo giorno e non può permettersi di abbandonarsi al più assoluto pessimismo. L’imprenditore continuerà a lottare; ma anche gli altri player, siano istituzioni che forze sociali, devono fare la loro parte e soltanto attraverso un rapporto sinergico tra loro è possibile ricercare le vie di uscita da questa difficile crisi.
Marino Geri, (nella foto) responsabile comunicazione CIA Livorno e redazione di Dimensione Agricoltura Livorno , descrive così la situazione dell’ agricoltura nella Val di Cornia con le sue potenzialità, le sue problematiche e il rapporto con l’accierie di Piombino.
La situazione in campagna? Ci sono nuove possibilità o si assiste alla graduale scomparsa dell’agricoltore che fa davvero l’agricoltore? Dati e situazioni oggi rispetto al passato.
La situazione in agricoltura penso sia stazionaria . Si assiste ad un lento ricambio generazionale, La domanda è presente , ma frenata dagli alti costi dei terreni e dalla mancanza di una politica fiscale di supporto per i giovani che si vogliono spendere nel settore . Gli agricoltori “veri” ci sono sempre anche se sempre più anziani.
Ci può dare qualche dato sulle imprese e sulla manodopera del settore agricolo in Val di Cornia?
Le imprese in Val di Cornia dai dati INPS 2012 risultano essere 504 . Dato stabile negli ultimi anni. Per quanto riguarda gli occupati circa 1800 tra OTD ( operai a tempo determinato ) e OTI ( operai tempo indeterminato ), la maggior parte della manodopera è di origine extracomunitaria ( prevalenza senegalesi ) . Pochissimi giovani italiani.
Quale sono i problemi di cui più si lamentano gli agricoltori?
I principali problemi lamentati dagli agricoltori sono : eccessiva burocrazia , elevati costi del lavoro , elevati costi dei carburanti che incidono anche su altri materiali usati in agricoltura come nylon e pacciamature ecc.
Qual’è il settore agricolo più sviluppato?
Si potrebbe dire il settore vitivinicolo , ma in realtà ci sono produzioni di eccellenza anche nel settore ortofrutticolo ( meloni ‚carciofi ‚spinaci ) nella zootecnia ( allevamenti di razza chianina certificata DOP ), pomodoro da industria .
Quale sono i margini di accrescimento del settore agricolo in Val di Cornia, quale aspetti andrebbero migliorati?
I margini di miglioramento sono legati non tanto agli aspetti tecnici quanto alle volontà politiche di mettere al centro dello sviluppo economico del territorio il settore agricolo. Gli aspetti legati alla trasformazione dei prodotti , a parte il pomodoro da industria , sono gli aspetti più deboli su cui lavorare
Qual è il valore aggiunto su cui si deve puntare per il rilancio dell’agricoltura in Val di Cornia?
Il valore aggiunto dell’agricoltura sta nella caratteristica di essere settore multifunzionale in grado di produrre alimenti ‚ma anche valorizzazione e tutela del territorio , ambiente , capacità di relazione e sinergie con altri settori produttivi primo fra tutti il turismo .Cultura ‚valore del paesaggio ‚mare ‚ambiente rappresentano aspetti su cui il settore potrebbe fare da cerniera economica e sociale in funzione di uno sviluppo complessivo del territorio della Val di Cornia .
Un cenno all’Italian Food?
Italian Food è una risorsa importante per il territorio della Val di Cornia ‚sia per gli aspetti occupazionali che produttivi . Da questo punto di vista rappresenta un polo importante di trasformazione di un prodotto come il pomodoro che è una delle poche colture che negli ultimi anni ‚con alti e bassi, ha comunque garantito margini economici agli agricoltori.
Quanto pesa in agricoltura la crisi della siderurgia piombinese?
Il rapporto tra agricoltura e industria è molto profondo in questo territorio . Questo legame si riscontra a partire dalla composizione sociale delle famiglie . E un legame generazionale fondato sul lavoro in cui occupati nell’industria e nei campi hanno convissuto e ancora in parte convivono negli stessi nuclei familiari . La vicinanza dell’industria ha evitato la diaspora agricola che a partire dagli anni 50, in altre zone d’Italia , ha spopolato le campagne togliendo forza lavoro al settore verso le industrie metalmeccaniche del nord. La crisi della siderurgia locale pesa quindi molto anche sul settore agricolo.
Quanto pesa per lo sviluppo dell’agricoltura il proliferare di distese di pannelli fotovoltaici anche in luoghi nei quali in passato sono state ospitate buone coltivazioni? Quale è la vostra posizione al riguardo?
La vicenda dello sviluppo delle agrienergie legate al fotovoltaico rappresenta una ferita dolorosa per l’agricoltura . Da questo punto di vista ha fatto bene la Regione Toscana a normare e limitare la diffusione dei mega impianti sul territorio che avrebbero stravolto l’immagine del paesaggio agrario della Toscana che è il principale veicolo di promozione nella nostra regione nel mondo . Il consumo di suolo fertile agricolo è un fenomeno che va contrastato con forza perché toglie prospettive al settore e lo marginalizza. La nostra posizione è da sempre quella della diffusione di piccoli impianti non impattanti destinati al consumo familiare ‚privilegiando l’utilizzo di strutture esistenti come le coperture dei capannoni rispetto ai terreni.
In un momento difficile si possono chiedere poche cose alle istituzioni notoriamente con le casse vuote. Fate una scelta e provate a chiedere l’essenziale. Cosa?
Sburocratizzazione del settore ‚vessato da mille orpelli che ne rallentano lo sviluppo e sono causa della crescita dei costi di produzione.
Sinceramente come pensa possa finire?
Sono per carattere portato all’ ottimismo e quindi dico bene , sempre se riusciremo a capire e valorizzare il ruolo dell’agricoltura nell’economia e nella società. Oggi è un momento difficile, ma la crisi non durerà per sempre e quindi guardo con speranza al prossimo futuro.