Una tesi sulla politica educativa a Piombino
PIOMBINO 15 novembre 2014 — Piombino è da sempre stata una realtà complessa e la crisi mondiale che l’ha travolta non ha fatto altro che accentuarne le contraddizioni. Da decenni infatti viene considerata dai più sotto il profilo strettamente industriale, quando per esaltarne il ruolo di pilastro della siderurgia nazionale e fonte del benessere di tutta la Val di Cornia, quando per denunciarne l’incapacità di diversificare l’economia e potenziare tutte le risorse che il suo bel territorio offre. Eppure, la nostra città ha una storia antichissima che risale alla civiltà etrusca per dipanarsi, nel corso dei secoli, in un susseguirsi di eventi che la portarono ad essere, sotto gli Appiani tra il Quattro e il Cinquecento e i Boncompagni-Ludovisi dal Seicento fino all’epoca napoleonica, centro nevralgico della politica nazionale ed internazionale. Oggi però sembra rimanerne solo un’ombra: le preoccupazioni per la sorte di migliaia di famiglie legate allo stabilimento, la difficoltà a riconsiderare le politiche territoriali in una prospettiva diversa, la generale e diffusa sfiducia che lentamente sta soppiantando la speranza di salvare la produzione dell’acciaio sono ormai preminenti. Tuttavia, al di là di questo, c’è una nuova generazione consapevole delle sue potenzialità, una generazione che è vissuta e si è formata qui e che ha lasciato un piccolo ma fondamentale contributo: questa rubrica apre a partire da oggi una finestra su questa generazione, consentendo a chi ha scritto la tesi di laurea sulla nostra città di parlarne e rivelarci, attraverso gli elaborati universitari, la propria visione del territorio, un’opinione sugli elementi di criticità, le prospettive di crescita e di innovazione e gli approfondimenti su aspetti che, altrimenti, rischiano di essere dimenticati cancellando dalla memoria collettiva spaccati di società, politica e cultura che hanno contribuito a costruire la nostra identità. Cominciamo dalla tesi di Maria Concetta Mondello su “Dalla famiglia alla gestione integrata dei servizi per l’infanzia: nascita ed evoluzione degli asili nido nel Comune di Piombino”
Giada Lo Cascio
Le istituzioni italiane hanno sempre avuto scarsa attenzione nei confronti del mondo dell’infanzia e delle sue esigenze ed è altrettanto vero che sono state scritte tante storie sulle vicende sindacali del territorio piombinese ma non altrettanto è stato fatto in merito a studi di carattere storico-educativo, escludendo così spesso interi spaccati della realtà sociale, aggregativa di questo territorio. Nel settore infanzia Piombino segue un percorso dalle sfaccettature ambigue come lo è stata spesso la storia politica del nostro Paese. In questo contesto storico dobbiamo collocare le strutture pubbliche dedicate alla prima infanzia. La costruzione di servizi all’infanzia sul nostro territorio è iniziata in ritardo. Al momento della nomina dell’Assessore alla Pubblica Istruzione Paolo Benesperi (1972) non esisteva né l’ufficio Pubblica Istruzione, né Scuole Materne pubbliche. Benesperi ascoltò ed accolse le rivendicazioni delle donne dell’UDI, recuperò anni di immobilismo nel settore della formazione scolastica pubblica, anticipando tematiche e problematiche psico-pedagogiche inserite in un quadro avanzato per il periodo. Dal 1972 al 1984 le spese del settore Pubblica Istruzione del Comune sono sempre state in crescita esponenziale. Il Comune di Piombino si occupava di diritto allo studio e cominciava a parlare di “tempo pieno” quando ancora la legge non lo prevedeva. Piombino è partito in ritardo perché il lavoro femminile era poco diffuso ed un solo reddito era più che sufficiente a mantenere una famiglia. Vengono aperte Scuole Materne a Preselle, a Ponte di Ferro, a Calamoresca, una in Via Medaglie d’Oro, due Scuole Elementari (Via XXV Aprile e Loc. Diaccioni), una Scuola in Loc. Picciardo a Salivoli, un Asilo Nido ai Diaccioni; erano stati appaltati i lavori per l’ampliamento della scuola materna in località Torraccia, per una ai Diaccioni e per un nuovo Asilo Nido in via Forlanini. Sono stati compiuti gli ultimi atti amministrativi per la nuova Scuola Elementare in Località Perticale e per la ristrutturazione ed ampliamento di quella di via Modigliani, mentre era stata attivata la collaborazione con la Provincia di Livorno per una nuova sede del Liceo Scientifico. Il concetto che insieme ad altri si evidenzia dalle discussioni tenute in questi anni verte sulla gratuità del servizio pubblico all’infanzia auspicato per la fascia tre-sedici anni. Il Comune si occupava anche di “doposcuola”, introducendo attività integrative come il teatro o la seconda lingua, attività di sostegno, lavorando in accordo con le Direzioni Didattiche: un lavoro collegiale permise l’inserimento di bambini portatori di handicap per i quali lo Stato si era poco impegnato in seguito alla chiusura delle Scuole Speciali; la Legge n. 104 sarà emanata soltanto nel 1992. La partecipazione collettiva è sempre stata considerata un concetto basilare. Nel corso degli anni ’80 molte cose cambiarono in seguito all’approvazione del DPR 616/77. Benesperi viene eletto Sindaco nel 1983 e lo rimarrà fino al 1990, mentre l’Assessore alla Pubblica Istruzione era Renato Della Schiava. Viene riorganizzata la rete degli edifici scolastici, si punta all’ottimizzazione delle spese riducendo l’impegno comunale nel tempo prolungato delle Scuole Elementari, fino ad arrivare alla cessione delle Scuole Materne allo Stato. Questo passaggio non è stato indolore ma ha permesso agli amministratori di concentrare le forze sugli Asili nido. Nel dicembre 1980 verrà aperto il primo, il Girasole alla cui realizzazione contribuirono vari attori: la Ceca, l’ILVA, la Regione ed il Consorzio Etruria. La qualità del servizio del Nido era notevole: si organizzavano corsi di qualificazione professionali e la partecipazione a Convegni Nazionali. Il Comune scelse di assumere il personale che avrebbe lavorato all’interno del suo primo Asilo Comunale ancora prima che il Nido fosse funzionante al solo scopo di formarlo. L’organico del personale inizia subito ad aprirsi alla città mediante iniziative promosse dal suo Collettivo degli Operatori e dal Comitato di Gestione. Sarà questo a garantire la presenza di un gruppo di lavoro aperto al confronto, capace di fornire elementi preziosi per la conoscenza dell’ambiente di vita dei bambini. Il Nido era considerato un modello di comunità educante. Il secondo Asilo nido sorgerà nel Quartiere Salivoli con due sezioni e sarà inaugurato nel gennaio 1986, mentre il terzo Asilo Nido “Panda” aprirà due anni dopo. L’apertura di un Centro di cottura dei pasti ricavato all’interno del costruendo “Panda” permetterà al Comune di occuparsi della dieta dei bambini, creando una serie di attività collaterali allo scopo diffondere le crescenti problematiche dell’alimentazione. In questi anni l’Ufficio scuola ipotizzò anche la possibilità di aprire un Asilo nido nell’area dell’Ex-Asilo Pro Patria accanto alle antiche mura del Castello per rispondere all’assenza di servizi all’infanzia nella zona del centro città, ma non accadde. L’obiettivo dichiarato nel 1987 da Della Schiava era di creare un collegamento dei servizi per la prima e seconda infanzia con il territorio, formando dei gruppi di lavoro su argomenti di specifico interesse per le famiglie in cui erano presenti figli in età 0–6 anni aprendolo anche a coloro che non riuscivano ad accedere ai servizi per l’infanzia per mancanza di posti. L’Amministrazione crede e continua ad investire a favore della scuola, le richieste aumentano soprattutto nel settore dei piccoli. Il cambiamento di tendenza arriverà qualche anno dopo con un brusco calo delle nascite che si registrerà a partire dal 2002. La crisi economica attanaglia le famiglie e le richieste dei servizi si modificano. Si pensa alla diversificazione dei servizi all’infanzia nel tentativo di carpire le nuove tendenze. Gli investimenti a favore di nuove strutture vengono fermati, alcuni amministratori si limitano ad un’impostazione più gestionale che programmatica. Per l’anno scolastico 2001/2002 l’assessore Polverini decide un’apertura ridotta al mattino del Nido Girasole, prevendendone un’apertura pomeridiana come Centro Giochi Educativo e si fanno strada gli Educatori Domiciliari. In questo periodo le richieste ai Nidi sono ancora in aumento ma la crescente consapevolezza del ruolo educativo dei Nidi si scontra con le crescenti difficoltà finanziarie del Comune in cerca di esternalizzazioni. L’apertura del nuovo Centro Giochi Educativo prevista per l’anno scolastico 2006/07 ne vedrà l’affidamento ad una cooperativa. Nel 2011 una Relazione Tecnica dell’ufficio Pubblica Istruzione del Comune richiama ancora l’attenzione ai costi. L’Assessore Tempestini predispone misure a sostegno delle madri lavoratrici. Malgrado ogni possibile ricerca di incontro fra esigenze economiche delle famiglie e necessità di copertura dei costi, si registra nell’anno scolastico 2012/2013 un calo delle iscrizioni che porta alla chiusura di una delle due sezioni del Nido Arcobaleno. Il periodo di protagonismo nel settore viene a chiudersi con la creazione di una Carta dei Servizi Educativi della Prima Infanzia che ha coinvolto i Comuni della Val di Cornia nell’intento di coordinare, qualificandoli, i servizi all’infanzia. Più recentemente, quando ormai le righe di questa tesi erano state scritte, un altro epilogo: la chiusura del Nido Girasole. Da anni ormai Piombino, come numerosi altri Comuni, si è dimenticato di quel periodo denominato “il periodo d’oro” degli Asili nido. Il tasso occupazionale delle donne che è sempre stato sotto la media nazionale è calato drammaticamente, il rapporto reddito-costo del nido è diventato per molte famiglie insostenibile.
Riflettendo sui dati emersi dal lavoro sulla tesi alcuni elementi sono emersi spontaneamente sopra altri: occorre nuovo vigore e più coraggio ed occorre coinvolgere una platea diversificata di attori. Il percorso da affrontare si presenta pieno di ostacoli aggravati da un quadro economico nazionale ancora nebuloso ma le amministrazioni locali non potranno che proseguire il percorso iniziato negli anni ottanta, con una rinnovata capacità di essere “collettivo”, coinvolgendo e coordinando tutte le risorse positive ed il lavoro di vari soggetti che si uniscono a favore della crescita della cultura dell’infanzia.