Asiu: produzione di debiti a mezzo di debiti
PIOMBINO 26 gennaio 2019 – La descrizione più chiara della situazione finanziaria ereditata da RIMateria l’ha offerta l’ex presidente Valerio Caramassi nel corso di un forum con la redazione di Stile libero Idee dalla Val di Cornia pubblicata il 27 novembre 2017 (Avanti malgrado Aferpi e le opere pubbliche ferme ). Alla domanda sul debito derivato da Asiu Caramassi rispose: “20,8 milioni più 9 post mortem da pagare al momento dell’esaurimento della discarica. Ma, guardate, non c’è solo il debito, c’è anche altro. Il debito lo abbiamo ridotto di circa un terzo appena siamo riusciti ad incassare qualcosa. I 9 milioni del post mortem sono stati superati con la Variante 4 (si tratta della quarta variante alle opere di chiusura della discarica di Ischia di Crociano con la quale è stato chiesto alla Regione Toscana l’autorizzazione a elevare di sei metri la quota di colmo ottenendo una ulteriore capacità di accogliere materiali per 280mila metri cubi, ndr) ma anche altro abbiamo dovuto sostenere. Perché con i primi incassi abbiamo dovuto far fronte alle spese per ripristinare impianti trascurati da dieci anni”.
Lo stesso Caramassi successivamente nel corso di un simile forum il 10 agosto 2018 (Quale sarà il futuro e quale ruolo avrà RiMateria?) precisava: “Per quel che mi riguarda in più sedi ho sempre cercato di distinguere tra debito e buco. Fin dal primo momento fu chiaro che il debito ammontava a 20,8 milioni, oltre i 9 milioni del “post mortem” della discarica. Poi c’è la situazione dello stato impiantistico, inteso in senso generale, per il quale, fin da luglio 2015, ho ritenuto necessario impostare una procedura per la quale i primi introiti sarebbero immediatamente andati a sanare lo stato impiantistico che versava in uno stato di abbandono. Grosso modo questa parte vale una decina di milioni. Poi esiste quella parte di impianti che hanno avuto un peso contabile (Piattaforma, impianto del Cdr ecc.) dal momento che a bilancio abbiamo dovuto concepire una svalutazione con il conseguente pagamento anche delle relative tasse. Più o meno dobbiamo contare un’altra decina di milioni. Ne consegue che complessivamente, alla data del 2015, quello che io chiamo “buco” si aggirava, grosso modo, intorno a 50 milioni di euro”.
Mai, in questi termini, la realtà era stata prospettata dai sindaci dei Comuni proprietari di Asiu che anzi avevano sempre parlato di “un’azienda modello”. Poi anch’essi hanno dovuto ammettere che sì c’erano problemi finanziari ma che erano la risultante di tariffe tenute basse, additando questa scelta come un merito politico e sociale.
La realtà, invece, è che l’inefficienza ha regnato sovrana in Asiu, originata anche dall’ intreccio tra gestione dei rifiuti urbani e gestione dei rifiuti speciali e da una politica del personale che ha trascurato completamente il nesso produzione/occupazione.
Questi i numeri dai quali si vede la progressione dell’occupazione anche quando i servizi diminuivano, si accerta il numero sproporzionato degli impiegati rispetto agli operai ed infine si rileva il numero di impiegati, anch’esso sproporzionato, rimasti a Asiu/RIMateria dopo il passaggio a Sei dei servizi di igiene urbana e dei dipendenti ad essi addetti (1 novembre 2015):
Alla fine del 2017 RIMateria, che ha sostituito Asiu nella gestione dei rifiuti speciali dal settembre 2016, aveva in organico 46 persone di cui 1 dirigente, 3 quadri, 17 impiegati e 25 operai.
Ciò che però è rimasto nell’ombra è il debito di Asiu dopo la sua messa in liquidazione l’1 gennaio 2017. Di esso gli amministratori comunali hanno parlato poco o nulla e ancor meno hanno riferito della situazione debitoria nei confronti di RIMateria e di Sei Toscana e degli intrecci che essa ha generato. Si tratta di debiti e situazioni recenti dato che il passaggio dei servizi di igiene urbana a Sei Toscana è iniziato l’1 novembre 2015 e Asiu è stata messa in liquidazione l’1 gennaio 2017.
Ci aiuta una relazione del liquidatore di Asiu Barbara Del Seppia illustrata il 3 dicembre 2018 all’assemblea degli azionisti, cioè ai rappresentanti dei Comuni di Piombino, Campiglia, San Vincenzo, Suvereto e Sassetta (assente il rappresentante del Comune di Castagneto Carducci).
La situazione debitoria di Asiu al 30 novembre 2018 ammonta a 6.640.914, così suddivisa:
I “debiti verso SEI Toscana, continua la relazione, saranno compensati con il valore di cessione dei beni che costituiscono il ramo d’azienda attualmente in locazione a SEI per il quale si dovrebbe procedere alla cessione definitiva e con il credito vantato verso SEI per i canoni di locazione non pagati (da novembre 2016)”.
Si capisce che sono debiti generati da anticipazioni fatte da Sei a favore di Asiu e di pagamenti dovuti a Sei da parte di Asiu, anche se una spiegazione più puntuale sarebbe stata doverosa.
Ma ancor più interessante è la domanda inevitabile che riguarda il motivo per cui la cessione definitiva a Sei Toscana del ramo d’azienda riguardante i rifiuti urbani (il servizio relativo è in mano a Sei dall’ 1 novembre 2015) non è ancora avvenuta dopo più di tre anni.
Ci aiuta la stessa relazione che ricorda che “al termine di un’attività di due diligence sulla situazione finanziaria di ASIU commissionata da SEI a RIA Torthon è emerso che la detta situazione risulterà in equilibrio dal momento che ASIU procederà alla cessione dei due pacchetti azionari di RIMateria del 30% cadauno. Quindi per SEI Toscana la cessione di detti pacchetti azionari risulta conditio sine qua non per la conclusione della locazione del ramo di azienda in un atto di cessione definitivo dello stesso”.
Il che significa da parte di Sei: “Compro quando non avrete più debiti” e da parte di Asiu: “Perché Sei compri devo vendere il 60% delle azioni di RIMateria”.
Come si vede tutto ciò che è stato detto circa la necessità di vendere le azione e far entrare dei partner per avere il know how necessarioper lo sviluppo di RIMateria e del suo progetto viene molto molto ridimensionato.
Ma c’è di più.
Ovviamente Sei Toscana non poteva non cautelarsi. Il modo ce lo racconta la stessa relazione del liquidatore Barbara Del Seppia: “L’ulteriore ritardo nella conclusione di tali cessioni espone ad un recupero dei debiti vantati da SEI di cui ai precedenti punti 1 e 2 (si tratta sia dei debiti verso RIMateria per 2.420.824 euro sia quelli verso SEI per 2.755.135 euro, ndr) tramite l’escussione delle garanzie in possesso di SEI e rappresentate, oltre che dall’ipoteca sull’immobile di Via Isonzo, ex sede ASIU e attualmente in uso a SEI, da pegno a favore di SEI sul 20% delle azioni di RIMateria di proprietà ASIU e non facenti parte dei pacchetti oggetto di cessione a terzi”.
Insomma Sei Toscana rientra e Asiu non si sa che fine fa. A meno che, naturalmente, ai Comuni non venga la voglia di studiare e trovare altre soluzioni e soprattutto di gestire politicamente tutta la problematica. Sarebbe il loro mestiere ma finora pare esserselo dimenticato. E stante così le cose si capisce bene la fretta di vendere le azioni a Navarra, manifestata nella riunione dell’assemblea ordinaria degli azionisti di Asiu del 3 dicembre 2018 in particolare dal liquidatore e dal presidente del collegio sindacale di Asiu Franco Gargani, ma si capisce soprattutto la mole di chiacchiere in cui i sindaci hanno annegato la reale situazione.
Certo che l’economia circolare c’entrava e c’entra ben poco.
Questa è la situazione chiara di un’azienda venduta ai cittadini come MODELLO. Io credo che tale definizione sia una delle poche cose intelligenti dette al riguardo. Molti cittadini intendono come me modello da non seguire, mentre i sindaci, dipendenti dal partito, nascondono, non dicono, ma anzi la vendono come i grandi maghi illusionisti. Ed ora cosa ci diranno gli emeriti primi cittadini????