Assistenza sanitaria, presentare il conto ai malati
PIOMBINO 9 agosto 2016 — La vita dei cittadini che lavorano è costellata da tante cose: la prima in assoluto è il pagamento delle tasse per poter contribuire al mantenimento dei servizi necessari ad una vita dignitosa per sé e per gli altri. Credo sia chiaro che di persone oneste che lavorano e pagano le tasse ce ne sono tante e vorremmo vedere i “furbetti” sempre più all’angolo e colpiti con decisione, perché siamo stanchi di sopportare quelli che ci rubano ogni giorno qualcosa di nostro, gli evasori che dovrebbero essere colpiti e scoperti sempre di più per dare giustizia effettiva al governo del paese.
Prendiamo un cittadino regolare, quello che ha sempre pagato le tasse sulla base del proprio guadagno. Si aspetta che il suo governo faccia tutto il possibile affinché gli sia mantenuta una vita sana; per farlo abbiamo i medici che, con le loro attenzioni, dovrebbero indicare quali esami diagnostici fare per poter prevenire una qualunque malattia. Forti della convinzione che prevenire costa meno che curare, sempre. Purtroppo non sempre è così e quando una malattia colpisce, si giunge fino al ricovero ospedaliero per le cure necessarie. Bene la grande idea dell’assessora Saccardi è quella che al momento della dimissione del malato, gli venga consegnato il conto della spesa fatta per sostenere la sua cura. Bella idea, vero? Così, speriamo, l’ex-malato dovrebbe anche sentirsi in colpa per aver causato tanta spesa, di soldi che sono anche suoi. E per quelli che troveranno la morte in ospedale, ci sono sempre gli eredi ai quali consegnare la lista della spesa. E questo cosa sarebbe? Un atto che vorrebbe portare a responsabilizzare le persone contro gli sprechi. Cosa tanto più sciocca non è mai stata pensata. Caro cittadino perché ti sei ammalato, così fai spendere un sacco di soldi. Smettiamo di scherzare e facciamo cose serie, ad esempio usiamo il lavoro di chi dovrebbe fare questi conti per produrre risparmio anche nelle pieghe della burocrazia e negli sprechi dell’amministrazione.
I medici di famiglia fanno sapere che sono disponibili a diminuire le richieste di diagnostica se però queste limitazioni saranno estese anche ai pronto soccorso e agli specialisti. Forse sarebbe meglio che qualcuno ci dica come si può fare la prevenzione, perché questa rimane l’unica strategia per diminuire i costi della sanità. Non ho certezze in questo campo, ma l’unica che non si è mai offuscata è proprio il riconoscere il bisogno assoluto della prevenzione e questa la si ottiene solo con la diagnostica. Il problema vero mi sembra che derivi dalla cultura sanitaria del medico, che non sempre risponde alle necessità oggettive. Esiste troppo distacco tra il territorio e l’ospedale, che dovrebbe vedere i nosocomi, tutti, al servizio della medicina territoriale e da questi dare risposte concrete in termini di prevenzione. E non mi riferisco ovviamente alle eccellenze toscane che sono evidenti e attive, penso agli ospedali di periferia che dovrebbero dare servizio effettivo escludendo mire di livelli avanzati di concorrenza con gli altri. E non si venga a dire che mettendoli in rete abbiamo risolto, perché mettere insieme due debolezze ci porta solo a fare una debolezza più grande.
Non voglio affiancarmi al coro della negazione di tutto quello che produce il pubblico, tutt’altro. Non mi interessano le sciocche cassandre di turno, sempre le solite e sempre con la solita solfa, del tutto sbagliato, del tutto da rifare. Sono convinto invece che debba essere chiamato il cittadino ad una maggiore responsabilità ma con una ricercata partecipazione attiva, che chiede contributi per costruire una programmazione socio-sanitaria e non si limita alla presentazione di scelte già fatte. Siamo ancora di fronte a molti sprechi nella gestione della sanità ma questo non può essere attribuito al cittadino e non può essere chiamato solo lui a pagare la differenza di conto.
Così facendo si scarica la prevenzione sulle tasche del cittadino che, come ci dicono indagini esemplificative, spesso rinuncia a controlli e cure per mancanza di soldi. Non voglio esami sbagliati o di troppo, vorrei una sanità nel suo complesso che abbia una adeguata cultura sanitaria, che le strutture debbono fare e diffondere, rendendo chiaro che la pubblica sanità non possa essere una mucca da mungere per nessuno, ma si tenga il diritto alla salute come elemento imprescindibile della vita quotidiana e solo la prevenzione potrà garantirla nelle migliori condizioni.
Questa piccola funzionaria di partito, che non ha mai lavorato, la Saccardi, degna emula di Kim Il Sung, tira fuori l’idea peregrina di presentare il conto ai degenti ospedalieri, che già pagano il contributo al SSN, l’addizionale irpef regionale e i tickets sanitari, facendoli sentire colpevoli di essersi ammalati! La Saccardi è la stessa che difende la vergognosa libera professione intramoenia e i faraonici stipendi dei dirigenti delle ASL.
Il signor Ragazzini sceglie questo modo di contestare le scelte degli amministratori che è lontano dal mio modo di essere e di vedere le cose. Si può e si deve esprimere dissenso ma sempre nel rispetto delle persone; ogni accenno anche lontano ad offese verso qualcuno non è degno di essere preso in considerazione.