Un accanimento paesaggistico mai visto
PIOMBINO 9 febbraio 2019 — Iniziamo col dire che installare un impianto fotovoltaico in zone coltivabili significa fare un passo indietro verso la politica ecosostenibile, in quanto limiterebbe le zone fruibili per la produzione di prodotti alimentari. Aggiungiamo che non è un problema di tipo di impianto, ma dell’equilibrio dell’area dove potrebbe essere istallato, un ambito, anche agricolo, che sarà comunque investito da numerose attività impattanti come la mega discarica, la nuova siderurgia, sei pale eoliche enormi. A tutto questo, come se non bastasse, vogliamo riempire i campi in Bocca di Cornia, per ben ottanta ettari, di pannelli solari ? Piombino sembra diventato territorio di conquista. Il fatto che l’assessore Carla Maestrini liquidi la questione come prematura non ci rassicura affatto, così come la corretta opposizione della Cia al riguardo. L’art.12, settimo comma, del decreto legislativo n.387 del 29/12/2003 consente la deroga alla costruzione in zona agricola di impianti da fonti rinnovabili che per loro natura sarebbero incompatibili con questa; inoltre esistono impegni precisi presi dall’Italia nei confronti dell’Unione Europea, riguardanti lo sviluppo di suddette energie, che ritengono possibile installare impianti a energie rinnovabili per la produzione di energia elettrica, nel rispetto della normativa dettata da quest’ultima, con la richiamata direttiva 2001/77/CE. Quindi, dopo il danno, rischiamo la beffa: è possibile che tutti gli impianti di rinnovabili, dall’eolico fino al solare, cui si aggiungono, il trattamento dei rifiuti e gli eventuali forni, si debbano inserire tutti in un fazzoletto di terra? Per giunta, all’ingresso di Piombino. Sono tutte attività pesantemente impattanti sotto tutti i punti di vista, soprattutto quello visivo. Invece di pensare a bonificare l’esistente e dargli una destinazione d’uso congrua, assistiamo ad un accanimento paesaggistico mai visto. Ma che immagine vogliamo dare di Piombino? E soprattutto, per cosa ?