Bene Villamarina e Cecina ma senza improvvisazione
PIOMBINO 15 maggio 2015 — In quest’ultimo periodo a Piombino si è discusso in sede istituzionale e politica di sanità.
Si è parlato della nuova legge sanitaria regionale, dello stato dell’arte dei servizi sanitari in Val di Cornia e del futuro del nostro ospedale. Era ora. È vero che non è mai troppo tardi ma qui di acqua sotto i ponti ne è passata tanta dall’ultima volta che si è parlato di salute. E il bisogno di salute nel frattempo non è diminuito bensì è cresciuto e anche in maniera consistente.
La discussione che vi è stata in consiglio comunale a molti è sembrata una vetrina per illustrare la bontà della nuova legge regionale sanitaria che prevede una riorganizzazione dei servizi in tre macrozone per consentire un risparmio dopo i debiti accumulati (vedi Carrara e Siena ). In più ha permesso all’assessore regionale di sottolineare come i soldi a disposizione per i prossimi anni saranno decisamente meno degli attuali. Successivamente sono comparsi sulla stampa degli interventi tesi ad illustrare il futuro sanitario della nostra zona tra i quali merita, come è naturale, un’attenzione particolare quello del sindaco Giuliani. Vediamo cosa dice o non dice il primo cittadino. Una novità che salta subito agli occhi è il fatto che non si parla più dell’ospedale di Riotorto, un cavallo di battaglia cavalcato per anni fino a pochi mesi fa (per leggere clicca qui).
Un’altra è che si indica la soluzione dei problemi della sanità nella collaborazione stretta tra Cecina e Piombino. Facciamo un esempio per chiarire bene quale è il progetto tenendo presente le ovvie correzioni dovute alla distanza che separa le due cittadine. Vi ricordate quando erano operanti Villamarina e l’Ospedale Vecchio ? A Villamarina c’era la chirurgia, la ginecologia, l’oculistica e la pediatria, mentre all’Ospedale vecchio oltre il pronto soccorso erano presenti la medicina, l’ortopedia, la cardiologia, il laboratorio analisi. Tale assetto si dovrebbe ripetere ora tra Cecina e Piombino. Come se Piombino fosse l’Ospedale vecchio e Cecina Villamarina.
Attuare questa cosa non sarà così facile, anzi, le difficoltà saranno inimmaginabili ma il pensare a questa soluzione non è certamente sbagliato. Stile Libero ha sostenuto questa tesi ormai da lungo tempo ed è compiaciuta che anche i nostri governanti discutano per mettere in pratica questa possibilità.
Ma riuscire in questa impresa non vuol certo dire ridurre il personale all’osso o, come dice il sindaco di Piombino, pensare ad un numero imprecisato di equipe di medici che si spostano da un ospedale all’altro secondo il bisogno. Tentare di rispondere alla richiesta di professionalità proveniente dai territori con una tale programmazione vuol dire andare verso un disastro sanitario e per di più molto costoso.
Se non costrette dalle norme queste compagnie itineranti di medici vorranno essere lautamente ricompensate perchè è chiaro che a spostarsi dovrebbero essere principalmente i primari e non coloro che collaborano semplicemente con i responsabili.
Ora soltanto chi non conosce il mondo delle professioni sanitarie può pensare di ridurle a conformarsi ad una rappresentazione teatrale che un giorno viene fatta conoscere a Piombino e il giorno dopo a Cecina. Pensiamo per un attimo a quanto segue: superato l’intervento chirurgico il paziente ha il diritto di essere seguito nei giorni successivi da coloro che hanno preso in carico il suo caso e ne hanno diretta responsabilità. Infatti la fiducia accordata ad un chirurgo non si limita al tempo trascorso in sala operatoria ma si estende per tutto il periodo di degenza. Avete mai sentito dire che il giorno successivo all’intervento il paziente è stato riportato in sala operatoria per una complicazione avvenuta? Che si fa, si chiama un taxi per andare a prendere il primario che dista 50 km e che nel frattempo è occupato in altri casi magari anche urgenti? Oppure sarà il medico di guardia che lo sostituisce ? Non parliamo poi dell’Elba perchè la cosa meriterebbe un capitolo a parte.
La questione è che per riorganizzare la sanità di queste zone occorrono investimenti in personale, strutture e strumenti e dunque una programmazione regionale delle risorse finanziarie che sono quelle che sono. Rossi, il presidente della Regione, non può pensare di potenziare la medicina di città ( Firenze, Siena, Pisa ) e svuotare quella di campagna come ad esempio Piombino, Cecina, Elba, senza procurare danno alle popolazioni amministrate.
Non esistono progetti talmente miracolosi da tenere insieme risparmio e efficacia oppure riduzione del personale infermieristico e crescita dell’efficienza.
Ci vuole serietà e sincerità, niente promesse alla luna o frasi fatte senza concretezza.
Chi patrocina l’interesse della sua comunità deve farsi carico per il bene comune di un confronto anche duro con i livelli regionali.
Se questo avverrà forse si riuscirà ad ottenere qualcosa di utile altrimenti non si farà altro che lasciare spazio al privato presso il quale occorre presentarsi con il portafoglio in mano. Piombino è ben avviato su questa strada, basta guardarsi in giro.