Bonificata l’area/discarica fanghi della Dalmine

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PIOMBINO 20 aprile 2018 — Si chia­ma “area/discarica fanghi”, è ubi­ca­ta a Ischia di Cro­ciano nel Comune di Piom­bi­no all’interno dell’area di pro­pri­età dema­niale in con­ces­sione alla soci­età Dalmine, è este­sa per 271.000 metri qua­drati di super­fi­cie, nel pas­sato vi si sono svolte attiv­ità di zin­catu­ra, rives­ti­men­to e fini­tu­ra di tubi in acciaio e rel­a­tivi servizi logis­ti­ci.
Gli inter­ven­ti di bonifi­ca o meglio di mes­sa in sicurez­za per­ma­nente sono sta­ti ese­gui­ti cor­ret­ta­mente e e com­ple­tati dal­la Dalmine e così la Regione Toscana l’ha cer­ti­fi­ca­to.
Il piano di carat­ter­iz­zazione dell’area era sta­to approva­to con pre­scrizioni dal Min­is­tero dell’ambiente e tutela del ter­ri­to­rio il 28 luglio 2005.
Il prog­et­to di mes­sa in sicurez­za per­ma­nente era sta­to inizial­mente approva­to dal­lo stes­so min­is­tero con decre­to n. 318 dell’ 8 novem­bre 2013 e suc­ces­si­va­mente, in segui­to alla pre­sen­tazione da parte del­la Dalmine del “prog­et­to oper­a­ti­vo di bonifi­ca e mes­sa in sicurez­za per­ma­nente delle dis­cariche LI015F e LI15I, con decre­to min­is­te­ri­ale n. 138 dell’ 11 aprile 2017.
L’”area/discarica fanghi”, ubi­ca­ta nel­la porzione occi­den­tale del­lo sta­bil­i­men­to, era cos­ti­tui­ta da un baci­no di for­ma irre­go­lare che pre­sen­ta­va una dimen­sione mas­si­ma pari a cir­ca 340 metri, in direzione ovest-est, e di cir­ca 250 metri in direzione nord-sud ed é sta­ta adibi­ta a depos­i­to di mate­ri­ali orig­i­nati durante i pro­ces­si indus­tri­ali (fanghi di deca­pag­gio). La zona di accu­mu­lo dei fanghi (rifi­u­to) non occu­pa­va questo intero baci­no (80.000 metri qua­drati) ed ave­va una esten­sione pri­ma dell’intervento di cir­ca 68.000 metri qua­drati. Dopo aver val­u­ta­to la pos­si­bil­ità del­la com­ple­ta asportazione del rifi­u­to, data l’elevata vol­ume­tria e le carat­ter­is­tiche mec­ca­niche dei fanghi (e il loro sta­to di sat­u­razione), che avreb­bero reso molto com­p­lesse le attiv­ità di sca­vo, e con­sideran­do l’esigenza di ridurre gli impat­ti ambi­en­tali generati dal trasporto in siti esterni all’area da bonifi­care, in accor­do con gli enti com­pe­ten­ti, si é opta­to per una soluzione più idonea, eco­nomi­ca­mente sosteni­bile ed ambi­en­tal­mente riso­lu­ti­va, di “mes­sa in sicurez­za per­ma­nente”. Al fine di ren­dere più effi­ciente pos­si­bile il sis­tema di mes­sa in sicurez­za e per diminuire l’area sot­to­pos­ta a lim­i­tazione d’uso, il prog­et­to di inter­ven­to ha pre­vis­to l’asportazione dei fanghi dal­la porzione ori­en­tale dell’area (cir­ca il 30% del­la total­ità dell’”area fanghi”) e la loro ricol­lo­cazione all’interno dell’area da sot­to­porre a mes­sa in sicurez­za per­ma­nente. Dunque l’area inter­es­sa­ta dal­lo stoccag­gio dei fanghi, ridot­ta a cir­ca il 70% dell’originaria esten­sione medi­ante la sud­det­ta risis­temazione, è sta­ta ogget­to di mes­sa in sicurez­za per­manete con­sis­tente nel­la  real­iz­zazione di una cop­er­tu­ra imper­me­abile e di una cin­tu­razione perime­trale medi­ante diafram­ma plas­ti­co. I 2.000 metri cubi di iner­ti ammas­sati sul­la porzione sud-ovest del baci­no in ques­tione (4.000 metri qua­drati) sono sta­ti invece ogget­to di rimozione e smal­ti­men­to a nor­ma di legge.

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