Bonifiche e discarica: perché e per che cosa?
PIOMBINO 24 maggio 2016 — Minoranza Sindacale – Camping CIG aderisce al pubblico dibattito che si terrà il 28 maggio (alle 15, presso Centro Giovani ) sul tema “Bonifiche e discarica: perché e per che cosa? Parliamo di amianto, rifiuti pericolosi, lavoro, economia, salute”, promosso da quattro associazioni ( Lavoro Salute dignità; Legambiente; Restiamo Umani; Ruggero Toffolutti) e da un gruppo di cittadini di Colmata.
I lavoratori e la popolazione di Piombino e della Val di Cornia stanno affrontando una dura crisi locale (economica e sociale) acccelerata da una altrettanto dura crisi generale deflagrata nel 2008. Le conseguenze di questa situazione sono scolpite nella vita quotidiana, faticosa e talora drammatica, di gran parte della popolazione. Le strade che la collettività imboccherà in questi frangenti sono decisive per la sopravvivenza immediata di un tessuto socio-economico coeso e dignitoso e per le prospettive di lavoro e di vita delle giovani generazioni.
È allora chiaro quanto sia importante la partecipazione attiva della collettività alla discussione sul come si debba “uscire dall’ angolo”; discussione che a tutt’oggi riteniamo che sia stata relegata nei “tavoli” istituzionali, eludendo il confronto collettivo aperto con la popolazione e impedendo mobilitazioni incisive della città a difesa del suo futuro. I frutti di queste scelte non son affatto brillanti: a due anni dalla chiusura dell’ area a caldo della acciaieria permane un clima di forte incertezze sull’ avvenire di quel che resta dello stabilimento ex Lucchini e sulla rinascita industriale ed economica di Piombino e della Val di Cornia.
Abbiamo di fronte un compito arduo ma ineludibile: trovare e praticare senza ritardi soluzioni che tengano insieme il rilancio di un settore siderurgico ridefinito, con una diversificazione produttiva indispensabile per la tenuta a lungo termine del tessuto economico di fronte ai prevedibili contraccolpi delle tempeste finanziarie e valutarie che caratterizzano la crisi generale del capitalismo globalizzato. Per far questo, è indispensabile anche avviare un tempestivo e sostanziale miglioramento della situazione ambientale.
La presenza sul territorio di enormi quantità di rifiuti non solo speciali, ma anche tossici e nocivi, accumulati in un lungo arco di tempo di attività siderurgica integrale, è un pericolo attuale e concreto per la salute dei cittadini e dei lavoratori. Inoltre, la diversificazione produttiva da tempo auspicata troverebbe, per alcuni settori economici (turismo balneare e culturale, agricoltura di qualità, nautica, croceristica etc.) un forte ostacolo nel degrado ambientale. Una cattiva gestione complessiva dei rifiuti industriali (pregressi e futuri) sarebbe di ostacolo anche per un settore siderurgico ammodernato che, per avere prospettive di durata, deve rispondere non solo al mercato ma anche alle norme nazionali ed europee sulle emissioni inquinanti, sul ciclo dei rifiuti industriali e sull’ impatto verso l’ ambiente circostante.
Oggi esistono tecnologie che, adeguatamente gestite, permettono produzioni molto più pulite che in passato e tecnologie di trattamento dei rifiuti industriali che ne consentono l’ inertizzazione e il riuso. Pertanto vanno pretese tecnologie pulite e va massimizzato il potenziale positivo, in termini di occasione di lavoro e di riutilizzo di materiali, costituito dagli enormi cumuli già esistenti che vanno rimossi (in sicurezza) e bonificati o trasformati e riutilizzati.
Il lavoro di caratterizzazione delle aree inquinate (carotaggi e determinazione delle sostanze presenti nel terreno) in gran parte già svolto in passato può consentire di procedere razionalmente secondo le varie opzioni della “Messa in Sicurezza Operativa”, della “ Messa in Sicurezza Permanente” o della bonifica radicale dei punti maggiormente inquinati, secondo un atteggiamento di tipo “chirurgico”, guidato dalle conoscenze disponibili sui materiali e dalla destinazione d’uso delle aree, evitando interventi generalizzati alla cieca (vuoi di tombatura che di bonifica), in un corretto equilibrio tra costi, tempi di realizzazione ed efficacia degli interventi.
Il problema principale dei ritardi nel programma di riassunzione del personale ex Lucchini e dell’ indotto non sta certo nella necessità delle bonifiche, ma nelle continue dilazioni di Aferpi e nei ritardi delle procedure autorizzative per la costruzione dei nuovi impianti ( che contemplano necessariamente quanto meno la messa in sicurezza delle aree).
Non c’è contrapposizione tra occupazione e bonifiche, ma solo tra occupazione e inaffidabilità del “piano Aferpi” e tra occupazione e ritardi negli iter autorizzativi; e certamente più inquinati resteremo alla fine dei lavori e meno occupazione complessiva avremo in futuro.
Minoranza sindacale-Camping CIG